Economia

Il nuovo Titolo di Stato che sta arrivando, un bond italiano vero

Il nuovo titolo di Stato che sta arrivando, un bond italiano vero Il nuovo titolo di Stato che sta arrivando, un bond italiano vero

Lo Stato italiano sta chiedendo nuovi prestiti a investitori istituzionali e famiglie. I primi sanno cavarsela da soli. I secondi potrebbero trovarsi in difficoltà, anche emotivamente, nel valutare se aderire o meno a nuove emissioni che richiamano esplicitamente l’emergenza di oggi e il rilancio di domani.

Gli italiani tengono ben 1370 miliardi sui conti correnti, troppi e inefficienti per rendimento. Sono – dicono nei sondaggi –  una sorta di personale assicurazione psicologica “in caso accadesse qualcosa”. Qualcosa di molto grave è accaduto e le entrate da attività autonoma e dipendente sono in forse. Le emergenze ora sono altre e non è scontato che tanta capienza sia a disposizione per sottoscrivere maxiemissioni di titoli del Tesoro.

E’ arrivato a scadenza un Btp Italia emesso nel 2014 e sottoscritto per 20 miliardi, metà istituzionali e metà retail . Dopo riacquisti parziali, lo Stato restituisce 15 miliardi di obbligazioni indicizzate. Non sono pochi. Il Tesoro, nell’emissione del 18 maggio, vorrebbe riaverli tutti e anche di più. E, sulla scia dell’orgoglio per il rilancio nazionale,  aggiungerà presto un nuovo  titolo di Stato pensato per incrociare l’interesse del risparmiatore. Per ora si sa che sarà “particolarmente semplice e privo di meccanismi di indicizzazione, specificatamente dedicato agli investitori retail, che potrà essere proposto in più occasioni durante l’anno”. Le indiscrezioni indicano possibile una durata decennale, un premio fedeltà oltre il 4per1000 utilizzato nei Btp Italia, zero costi di negoziazione e forse esentasse anche se il vantaggio fiscale introdurrebbe concorrenza fra prodotti di Stato.

Tanta offerta indurrà un effetto “Oro alla Patria” che farà presa sulla grande voglia di rilancio? C’è spazio per il debutto di un bond interno – come sostiene la Lega – sottoscritto da soli italiani per non dover subire pressioni da sottoscrittori esteri.? E’ possibile. Con qualche rischio.

Forse è scontato, meglio comunque ricordare che donare generosamente denaro ( e ore di lavoro o cibo) al volontariato, a istituzioni laiche e religiose, alla Protezione civile, è cosa diversa dal sottoscrivere un’obbligazione tricolore. Se la cifra non è simbolica ( le pezzature minime di solito sono da 1000 euro), quel RilancioBond (o come si chiamerà) entrerà a far parte del portafoglio di investimenti di una famiglia. Quindi da valutare in termini di diversificazione, scadenze, cedole, liquidità e altro.

Come direbbe un buon consulente finanziario (che però ha altro da offrire nei prodotti gestiti) deve rispondere alla pianificazione del nucleo familiare. Il discreto successo dei Btp Italia (lanciati dopo la crisi dello spread)  è legato al tricolore e altrettanto alla protezione dall’inflazione nazionale, al premio fedeltà per chi ha mantenuto il titolo fino alla scadenza, alla praticità dell’home banking con commissioni azzerate. Anche per chi ha venduto prima della scadenza, il Titolo di Stato è rimasto liquido e quindi vendibile rapidamente in caso di necessità (rispondendo a  quella paura psicologica assicurativa che tiene alte le giacenze di c/c).

L’adesione al nuovo titolo dovrebbe avere, pur con una mano sul cuore, la logica della convenienza. E’ forte la pressione in queste ore per ridurre l’eccesso di liquidità degli italiani con un’emissione tutta giocata in casa, Lo Stato che chiede soldi ai soli risparmiatori italiani suona apparentemente bene. Nell’eventualità il titolo rischia di essere poco movimentato e quindi con prezzi di compravendita meno significativi. Forse avere anche un po’ di sottoscrittori esteri, come accade per le emissioni di gran parte del mondo, alla fine è una garanzia aggiuntiva che quel debito verrà onorato.