Viviamo in un momento in cui le nostre libertà non sono più le stesse. Non abbiamo la libertà di decidere dove andare e quando farlo, non abbiamo la libertà di decidere chi incontrare e chi abbracciare, non abbiamo la libertà di vivere come il “libero arbitrio” ci indurrebbe a fare, non abbiamo la libertà di sentirci liberi.
Non abbiamo la libertà di lavorare come vorremmo e dove vorremmo, non abbiamo la libertà di festeggiare i momenti importanti delle nostre vite e delle nostre famiglie, non abbiamo la libertà di lasciare che i nostri figli vivano la loro freschezza così come abbiamo fatto noi, non abbiamo la libertà di sognare come vorremmo, non abbiamo la libertà di immaginare il nostro futuro con la stessa intensità con cui lo facevamo prima.
Tutto questo è avvenuto in un momento. Lo scoppio della Pandemia ha generato tutto questo. Le limitazioni di contatto fisico – non sociale quello sociale non dovrebbe mai mancare – e tutte le limitazioni di cui ho scritto prima, le abbiamo accettate per combattere un nemico invisibile che prima o poi sarà sconfitto.
Ma non dobbiamo dimenticare.
Non dobbiamo dimenticare il prezzo che tanti, prima di noi, hanno pagato anche al costo di milioni di vite, per regalarci le libertà che avevamo fino al 20 febbraio del 2020.
Non dobbiamo dimenticare.
Perché se oggi abbiamo derogato per combattere la Pandemia, domani a Pandemia svanita, tutte le nostre libertà, non so voi, ma io le rivoglio. Tutte.