Ho ritrovato questa immagine nella memoria del Mac, ricordavo la frase che mi aveva già colpito in precedenza e trovo che si adatti perfettamente alla situazione di oggi.
Frase che suona sinistra essendo stata pronunciata da un politico russo; in effetti però è proprio quello che sta accadendo: in pochi giorni l’Europa – che viveva in pace dalla fine della seconda guerra mondiale – si trova a dover fronteggiare una situazione che ricorda da vicino quella vissuta alla fine degli anni Trenta.
Come ho scritto solo poche settimane fa pubblico questa newsletter da quattro anni discettando di mercati finanziari, investimenti, gestione del denaro; argomenti importanti certamente ma nulla in confronto ai valori messi sotto attacco in Ucraina in questi giorni: pace, libertà, democrazia, cultura, principio di autodeterminazione, salute; valori non negoziabili e patrimonio di tutti.
Però dopo questi, per noi che viviamo fortunatamente nella nostra preziosa democrazia italiana ed europea viene anche la tutela del risparmio, peraltro sancita addirittura dall’articolo 47 della Costituzione.
E oggi vediamo, a causa della guerra, oscillare i valori dei nostri soldi e abbiamo paura, quella paura – sentimento irrazionale e primitivo – che ci porta poi ad avere reazioni emotive, istintive e primordiali che sì ci hanno permesso, decine di migliaia di anni fa, di sopravvivere in ambienti spesso ostili ma che rischiano di essere controproducenti in un ambito come quello finanziario in cui serve di solito un comportamento razionale e a volte controintuitivo per ottenere i risultati che volevamo ottenere quando abbiamo iniziato il nostro investimento.
Ricordate l’immagine qui sopra? La prima volta che l’ho vista fu in occasione dello scoppio della pandemia, due anni fa proprio in questi giorni: è il grafico che esprime il sentimento vigente sui mercati in un certo momento; e come due anni fa l’indice Fear & Greed (Paura e Avidità) ha virato tutto a sinistra, sul profondo rosso della paura (Extreme Fear indica la tabella).
Le notizie degli ultimi giorni, con l’intensificarsi dei bombardamenti, le vittime civili, l’assedio della capitale Kiiv (lo scrivo in ucraino in onore di quel Paese) e soprattutto il cannoneggiamento nelle immediate vicinanze della centrale nucleare ha spaventato ulteriormente gli investitori, soprattutto europei.
Ma come dicevo prima la paura, pur giustificata, non è la miglior consigliera: mi porta a compiere mosse istintive, a disinvestire tutto e subito per poi – quasi sempre – pentirmi amaramente. E’ evidente che aprire il telegiornale della sera e vedere che le quotazioni continuano a scendere giorno dopo giorno mette a dura prova la resistenza di ognuno e anche se sappiamo che, storicamente, le crisi dovute a eventi geopolitici sono intense e violente ma di solito brevi abbiamo difficoltà a mantenere il sangue freddo.
Però, essendo i nostri portafogli validamente diversificati (azioni internazionali e di settori diversi, obbligazioni governative, di paesi sviluppati e non, di aziende, in valuta europea ed estera), l’impatto è sicuramente importante ma decisamente recuperabile.
In questi momenti dobbiamo poi ricordare che il vero alleato degli investitori è il tempo, unico baluardo contro le oscillazioni – anche forti – del breve termine; Il tempo mitiga tali oscillazioni rendendo meno volatile l’investimento mano a mano che il tempo passa.
In questi giorni diverse persone mi hanno chiesto: ma non è meglio uscire dal mercato adesso e poi rientrare nel momento in cui tutto è passato comprando a prezzi più bassi?
Sì, tecnicamente è possibile, ma è difficilissimo azzeccare il famoso timing.
Difficilissimo ai limiti dell’impossibile se è vero che nemmeno i gestori professionisti vi si cimentano, tanto più che spesso i giorni migliori per recuperare arrivano immediatamente dopo i picchi minimi del mercato e che basta perderne pochi per vedere pregiudicato sensibilmente il risultato finale.
Chiudo recuperando una preziosissima immagine: la lettera che un investitore, vecchio cliente Fideuram, scrisse al Sole 24 Ore nel giugno del 1988.
Il cliente scrive che all’inizio del 1973 (in concomitanza con una di quelle crisi geopolitche di cui dicevo prima: lo shock petrolifero susseguente alla guerra dello Yom Kippur) il mercato stava andando malissimo, la perdita era sensibile (-27%) e a lui “bruciava” molto; il consulente propose allora di fare un versamento aggiuntivo (addirittura!) per mediare il costo ma lui si oppose, lo prese quasi per matto.
Dopo diversi anni però quello stesso cliente ammise di aver sbagliato, addirittura colpevolizzando anche il consulente, reo di non aver insistito su quel consiglio.
La lettera si chiude con una esortazione alle migliaia di altri risparmiatori ma soprattutto ai “consulenti finanziari che dovrebbero far capire e motivare i loro clienti che è solo nei momenti di grande ribasso e perdita che si possono cogliere delle enormi opportunità”.
Massimiliano Maccari, 7 marzo 2022