Il Salone del Mobile ogni anno accresce la sua forza: da giorni sono infatti lunghe le code per entrare nei padiglioni della Fiera che ospitano la manifestazione o per ammirare le installazioni che punteggiano Milano.
Per la precisione, sono 1.950 gli espositori provenienti da 35 paesi accorsi nella capitale lombarda per esporre i loro 185 brand. Un appuntamento quindi ormai mondiale, come conferma anche lo spaccato dei visitatori, di cui sette su dieci sono stranieri.
Come è però davvero lo stato di salute della nostra industria dell’arredo e dell’illuminazione? Come vanno gli affari a chi si occupa di rendere più accoglienti e, si spera, funzionali le nostre case con mobili e lampadari magari di design?
Primo bagno di realtà: il settore si è lasciato alle spalle lo scorso anno con un fatturato totale in calo del 2,8%. Sull’export, che a avuto una battuta d’arresto del 3,5% hanno pesato le tensioni geopolitiche, ma sono calate anche le vendite nazionali (-1,7%).
Di certo non hanno aiutato nè la corsa dell’inflazione nè la crisi del Canale di Suez ostaggio degli attacchi dei ribelli Houthi o la battuta d’arresto dell’economia tedesca.
Sono, tuttavia, altri due gli aspetti che fanno riflettere scorrendo il ponderoso studio realizzato da Mediobanca scandagliando conti e umori di 330 imprese attive nel comparto, con un fatturato superiore ai 10 milioni. E questa è la seconda doccia fredda:
- oltre la metà del panel (57,8% delle imprese) denuncia la riduzione dei margini industriali;
- quasi la metà del totale (46,7%) è in difficoltà ad assumere perché fatica a reperire profili professionali adeguati;
- e quasi la metà (44,4%) segnala di non aver potuto utilizzare pienamente la propria capacità produttiva a causa del ridotto potere d’acquisto della clientela e a una domanda debole.
Problemi evidentemente diffusi per il Made in Italy, visto che le aziende interpellate dagli analisti di Piazzetta Cuccia rappresentano il 60% dell’intero sistema arredo e illuminazione nazionale in termini di vendite.
Sempre poco meno della metà del campione lamenta una notevole competizione sui prezzi, e qui c’è da giurarci che ci sia lo zampino delle aziende ubicate nell’Est Europa o in Cina e Stati limitrofi.
Detto questo, il settore guarda però con ottimismo all’esercizio in corso: oltre la metà delle aziende prevede ricavi in crescita. Il progresso medio atteso è prossimo al 5%. A patto però che non ci sia un’escalation della crisi in Medio Oriente e che l’economia mondiale non resti schiacciata dal macigno dei tassi di interesse di Fed e Bce, risolvendosi in una recessione globale.
Molto più solide le realtà dell’arredo e dell’illuminazione dell’alto di gamma, cioè i brand che fanno il made in Italy nel mondo. In lusso ha infatti macinato vendite in aumento del 3,4% nel 2023 e oltre la metà del comparto prevede un business in aumento quest’anno.
Non per nulla, ha calcolato Fondazione Altagamma, sono 13 i marchi associati presenti al Salone del Mobile e 65 quelli che stanno animando la città nella design week.
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Ancora bassa invece la delocalizzazione del settore: solo il 10% delle imprese possiede infatti un sito produttivo all’estero. E si tratta, in prevalenza, di operatori del segmento di alta fascia che vanno alla ricerca di una manodopera a costo inferiore e di un più agevole approvvigionamento di materie prime.