L’unico proprietario di più unità immobiliari, il grande escluso dal Superbonus, ha bussato alle porte del Legislatore nella speranza di poter essere accolto in quel mare magnum delle agevolazioni rafforzate. Ma, come sempre del resto, è l’Agenzia delle Entrate a diventare l’ago della bilancia in un contesto in cui la chiarezza sembra essere una virtù solo per pochi.
L’art. 119, emblema di quel che deve essere la ripresa economica di tutto il settore e comparto edile, è stato emanato nel tempo più caotico, frenetico e pandemico di sempre. Il dettato normativo dell’art. 119 è anch’esso caotico, frenetico e pandemico.
I “rintocchi di mezzanotte”
Il 30/06/2022 che sembra essere sempre più vicino che mai, rende ogni committente sfrenato, in preda ad uno stato misto di paura, incertezza, presunzione, orgoglio ed eccitazione.
Mi domando se negli ultimi anni è possibile annoverare una trovata pubblicitaria migliore della “casa gratis”. Una strategia di marketing che ha bombardato milioni di committenti, tanto da rendere superata l’oramai celebre citazione di David Ogilvy “consumers don’t think how they feel. They don’t say what they think and they don’t do what they say”.
In realtà la “casa gratis” sembra essere un sogno che diventa realtà, un desiderio a cui qualcuno ha dato finalmente un volto. E tutti, proprio tutti, sanno benissimo ciò che vogliono, tanto che c’è chi distorce la normativa a proprio uso e consumo pur di ottenere il vantaggio fiscale.
È necessario che tale sentimento non sia solo una fugace passione ma una costruzione fisica e psichica che possa tendere a scopi molto più elevati: basti pensare al possibile risanamento di tutto il patrimonio immobiliare italiano da anni duramente colpito dagli eventi sismici.
Il Superbonus potrebbe metter fine a quelli che sono stati gli scempi umani e culturali di L’Aquila, Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto e di tutti i comuni inseriti nel cratere, se non fosse per le distorsioni normative e i giochi lessicali propri della legislazione italiana, che fanno di una cosa “buona” una materia molto complicata.
Da un lato il Governo ha inserito la cumulabilità delle agevolazioni fiscali con il contributo della regione, nonchè il Superbonus 165% per chi rifiuta il contributo statale; dall’altro ha sferrato una serie di colpi bassi, tanto da far intimorire il più abile tra i professionisti.
Gli albori del Superbonus sancivano l’esclusione dell’unico proprietario di più unità immobiliari distintamente accatastate. Come a dire: “dopo la sconfitta anche la beffa”.
Del resto, un contribuente con una casa crollata composta da due appartamenti, una cantina ed un garage, perché dovrebbe desiderare di accedere al Superbonus, quando può (convenientemente) attendere i centenari tempi dell’Ufficio Ricostruzione?
Per tuziorismo espositivo, è una domanda retorica.
Nella celebre Circolare 24/E/2020, l’Agenzia delle Entrate spiegava come tale soggetto non potesse accedere al Superbonus né come proprietario di singola unità immobiliare – posta la proprietà di più immobili – né come condòmino – posto che per potersi configurare il condominio, è necessario la presenza di più soggetti. Ebbene, ai sensi della disciplina previgente, mancando le caratteristiche soggettive per poter accedere nell’una o nell’altra fattispecie, la norma veniva interpretata in maniera restrittiva, facendo fuoriuscire definitivamente il contribuente.
Una favola dal gusto amaro a cui lo stesso legislatore ha messo fine con la Finanziaria 2021.
L’art. 1, comma 6, lett. n), Legge n. 178/2020, ha difatti stabilito che gli interventi agevolati con aliquota al 110% possono essere effettuati anche dalle persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arte o professione, con riferimento agli interventi su edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate, anche se posseduti da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche.