Imprese strangolate dal costo dei prestiti, a causa dei tassi di interesse spinti dalla Bce al picco storico del 4,5% per spegnere l’inflazione. Il costo medio dei finanziamenti alle aziende italiane sono quadruplicati negli ultimi due anni, passando dall’1,28% di gennaio 2022 al 5,48% raggiunto nel gennaio scorso.
A differenza di quanto sta accadendo sul fronte dei mutui non si registra inoltre alcuna inversione di tendenza. Se, pur nel contesto di un mercato immobiliare in grande difficoltà, i prestiti contratti dalle famiglie per comprare casa da dicembre a gennaio hanno visto scendere i tassi dal 4,82% al 4,38%, quelli delle imprese si sono infatti appesantiti di altri 5 punti base.
A fare i conti, sulla base dei dati della Banca d’Italia, è stato il Centro studi di Unimpresa, secondo cui il cappio del costo del denaro ha fermato le erogazioni con lo stock dei finanziamenti delle banche alle aziende che sono crollati di quasi 45 miliardi in due anni.
In particolare, l’ammontare complessivo dei prestiti bancari alle imprese si è attestato a gennaio scorso a 614 miliardi circa, in calo di 45,9 miliardi rispetto a un anno prima, quando il valore si aggirava a quota 660 miliardi.
Non solo, il totale dei finanziamenti delle banche alle aziende è sistematicamente calato nel corso dell’ultimo biennio: a giugno 2022 era pari 669 miliardi, alla fine dello stesso anno era a 647 miliardi: dunque una diminuzione, in 12 mesi, di 30 miliardi e di 20 miliardi in appena sei mesi. Nel corso del 2023, la discesa è proseguita: 635 miliardi a giugno e 617 miliardi a dicembre. A gennaio di quest’anno altri 3,2 miliardi in meno.
Un bel problema per la tenuta della produzione industriale, quindi per l’andamento dell’occupazione e in definitiva anche per la crescita del Pil. Non va, infatti, dimenticato che lo spettro del credit crunch bancario si intreccia con la atavica resistenza delle imprese italiane a quotarsi in Borsa per trovare le risorse necessarie a svilupparsi.
Il risultato è che alle imprese del made in Italy manca spesso la liquidità necessaria per investire sul futuro, nei casi più gravi probabilmente anche per affrontare con serenità anche l’ordinaria amministrazione.
Il tutto nella speranza che non si riveli solo una bomba bucrocratica la nuova Patente a punti con cui il governo vuole misurare la sicurezza sul lavoro per ora nei cantieri e in prospettiva in tutte le aziende.
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Insomma se appare quasi scontato che ad aprile la Bce non toccherà i tassi alla riunione di aprile, speriamo che almeno a giugno Christine Lagarde, già bollata come “inadatta” a guidare l’Eurotower anche dai suoi dipendenti, abbia il coraggio di legare gli artigli ai falchi del rigore.
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