Un elemento che ha maggiormente caratterizzato l’ultimo ventennio, unitamente al famigerato spread, è la sempre costante attenzione all’andamento dei prezzi al fine di adottare decisioni in materia di politica monetaria per salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie e la produzione di beni e servizi, ovvero il controllo dell’inflazione.
Tecnicamente l’inflazione è quell’indice che indica una crescita continuativa e costante dei prezzi nel tempo, o in una determinata unità temporale presa a riferimento, e che, se troppo elevata, depaupera il potere d’acquisto della moneta e di conseguenza genera rallentamento delle vendite ma se vicina allo zero o negativa potrebbe bloccare la produzione in quanto i costi potrebbero non essere coperti dai ricavi delle vendite.
Gli enti istituzionali preposti a salvaguardia del potere d’acquisto delle famiglie, nel nostro caso la Banca Centrale Europea, adottano specifiche strategie per mantenere l’inflazione ad un livello ottimale al fine di garantire equilibrio tra produzione e vendite ed allo stesso tempo tutelare il potere d’acquisto della moneta; ciò avviene attraverso interventi sui tassi d’interesse, iniezioni di liquidità nel sistema ed altri interventi di minore impatto, quali sono invece le armi a portata delle famiglie ed i risparmiatori ?
La notizia positiva è che, ovviamente, esistono strategie di pianificazione finanziaria per tutelarsi dall’inflazione, quella negativa è che le variabili di cui tener conto sono molteplici prima di mettere in atto un piano di protezione del citato potere d’acquisto della nostra moneta, in pratica se prevedo che un caffè oggi costa 1 euro e domani 1,50 devo far in modo o che il mio euro “diventi 1,50” al fine di mantenere il mio tenore di vita invariato e contribuire alla crescita dell’economia: creare ricchezza.
Analizziamo qualche soluzione allo scopo.
Un primo punto fondamentale, a mia personale opinione, è evitare d’indebitarsi, per quanto possibile, soprattutto in periodi caratterizzati da inflazione elevata o in crescita; se proprio si deve lo si faccia a tassi fissi nonostante più alti, o variabili con protezione (ma ha un costo); in ultima analisi si scelgano prodotti finanziari che consentono il passaggio dal tasso fisso al variabile e viceversa, naturalmente stiamo analizzando la posizione delle famiglie e non delle imprese che hanno esigenze totalmente diverse.
Secondo step sarebbe tenere il minimo indispensabile sui conti correnti, meno di 5.000 euro per evitare imposta di bollo etc., o massimo 100.000 euro che rappresenta la quota tutelata in caso di default, e soprattutto perché i conti ormai sono più un servizio che uno strumento di risparmio.
Veniamo invece alla strategia attiva che consiste nel muovere capitale ed immetterlo sui mercati attraverso una miriade strumenti a scopo d’investimento offerti da banche e società di gestione.
Diversificazione
Una delle prime regole d’investimento (sempre) è la diversificazione, investire in strumenti e settori diversi per mantenere in equilibrio la crescita del nostro capitale, pertanto parliamone con il nostro personal banker, a meno che non ci vengano offerti prodotti mono-settore a capitale o cedole minime garantite.
Il nostro orizzonte temporale dovrà essere medio-lungo se vogliamo ottenere risultati abbassando il livello di rischio, in alternativa dei fondi d’investimento long-short così denominati in quanto a gestione sia rialzista che ribassista.
Fondi D’investimento
I fondi d’investimento sono un validissimo strumento in quanto, grazie all’infinita offerta sia in termini di brand, settori, aree geografiche e valute offrono una ottima e rapida soluzione facilmente modulabile e configurabile a seconda degli scopi per i quali si investe; considerando che sono a gestione attiva, ovvero che sono i cosiddetti Gestori a governarne le performances, abbiamo la possibilità di trovare il più confacente alle nostre esigenze del momento, inoltre nella maggior parte dei casi, se necessario, possiamo riavere la nostra liquidità, o parte di essa, in pochi giorni.
ETF
Altra soluzione da considerare in un asset ideale sarebbero gli ETF (Exchanged Traded Fund) che non sono altro se non fondi a gestione passiva i cui rendimenti sono determinati da algoritmi che replicano le performances degli strumenti sottostanti, ad esempio indici, materie prime, settori e quant’altro.
Un vantaggio degli ETF rispetto ai Fondi classici è costituito dal dato di fatto che, di solito, nelle gestioni attive si cerca sempre di superare i benchmarks di riferimento e nell’80% dei casi ciò non accade, sebbene con performances positive, mentre gli ETF, proprio perché a gestione passiva “replicano” il loro sottostante seguendone l’andamento e sono privi del fattore psicologico in quanto non a gestione direttamente umana, alcuni di essi hanno anche una leva, di fatto replicano di x volte l’andamento di un sottostante.
In fine merita discorso a parte l’azionario puro e non attraverso fondi ed è, per coloro che non sono a digiuno di finanza, una valida soluzione da considerare quale componente mobile del nostro asset.
Avrete notato che non ho citato le obbligazioni in quanto a relazione inversa con il tasso d’interesse e ritengo sia più opportuno acquistarle tramite fondi obbligazionari per evitare, ad esempio, di dover smobilizzare capitale molto al di sotto del prezzo di emissione, il ché non accade di rado in determinate circostanze di mercato ed inflazione crescente.
La priorità nel mondo di oggi è la protezione del capitale e del suo potere d’acquisto, la crescita è una naturale conseguenza di una corretta strategia.
Antonino Papa, 7 febbraio 2022