Quest’anno cresceremo al 6,1%, decimale più o decimale meno, un risultato straordinario che non vedevamo da due decenni. Se il 30 novembre l’Istat confermerà il progresso del 2,6% nel 3° trimestre, potremmo raggiungere il 6,1% annuo anche con un 4° trimestre compreso tra -0,1% e +0,1%. Se invece il 3° trimestre fosse pari al 2,8% in seconda lettura si raggiungerebbe il 6,2% annuo anche con una variazione nulla del 4° trimestre.
Da questo punto di vista, l’andamento è senz’altro positivo, ma non possiamo dimenticare alcune criticità che potrebbero intaccare parzialmente questo scenario.
La prima, e più importante, è legata all’evoluzione della pandemia che, anche in presenza di un green pass rafforzato, potrebbe costringere a delle limitazioni di movimento a livello locale (coprifuoco oltre una certa ora, spostamenti solo per casi di necessità quali cure mediche e spesa alimentare).
La seconda riguarda l’indebolimento della fiducia dei consumatori a causa del continuo aumento dei prezzi che, in una condizione di salari stabili, potrebbe far diminuire gli acquisti, in particolar modo durante le festività natalizie.
Su queste basi, nel 44° Osservatorio sui conti italiani appena pubblicato, abbiamo indicato la possibilità di una revisione al ribasso di qualche decimale delle stime del PIL annuo che potrebbe scendere al 6,0% o a un meno probabile 5,9%.
Visti nella giusta prospettiva questi risultati restano comunque di tutto rispetto, soprattutto se confrontati alle crescite del nostro Paese nell’ultimo decennio.
Inoltre, se pensiamo che prima della pandemia il valore assoluto del PIL reale trimestrale era poco sopra i 430 miliardi, mentre ora siamo intorno ai 425 miliardi, possiamo ben comprendere che qualora tutte le attività riprendessero a pieno ritmo ci sarebbe ancora spazio per un’ulteriore crescita a cui poi si sommerebbero tutte le attività di sviluppo legate al PNRR.
Se allarghiamo la nostra finestra di osservazione all’ambito europeo, possiamo trovare un’Italia (linea blu nel grafico) molto ben posizionata: quasi al medesimo livello della Germania, che ha visto un calo minore nella fase acuta, poco sotto la Francia, appena sopra il Regno Unito e ben al di sopra della Spagna.
Questo ci fa pensare che riusciremo a recuperare i valori pre-pandemici già nel 1° semestre del 2022 senza grandi difficoltà. Il quadro di insieme è senz’altro favorevole, non mancano le criticità ovviamente, ma godiamoci questo momento: c’è ancora spazio per crescere.
Maurizio Mazziero, 28 novembre 2021
Nel sito Mazziero Research è liberamente scaricabile il 44° Osservatorio sui conti italiani, pubblicato il 26 novembre.