Economia

Italia Paese dell’anno, del resto se non ora, quando?

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Alessio è un metalmeccanico, di mezz’età. Lavora nella Motor Valley emiliana, quella dei marchi di automobili e moto che hanno reso il suo paese famoso nel mondo: Ferrari, Lamborghini, Ducati, Maserati, Dallara. Legge, s’informa ed è impegnato in politica. Vorrebbe lasciare al figlio, che il venerdì manifesta imitando l’insegnamento di Greta Thunberg un mondo migliore, più sostenibile, Eppure ha paura che la transizione energetica gli possa togliere il lavoro, cambiargli la vita. La decisione del Comitato interministeriale per la transizione ecologica di impedire la produzione di motori termici dal 2035 lo ha destabilizzato. E come lui tanti suoi compagni di fabbrica sentono la stessa incertezza per il futuro. Il sindacato difende il suo lavoro, ma non sa se il suo posto è sostenibile. Venerdì, nonostante i dubbi, ha partecipato allo sciopero generale.

Eleonora è una giovane, per gli standard italiani, disoccupata. Da anni cerca un lavoro stabile che le possa consentire di mettere a servizio della comunità che l’ha accolta, Roma, la sua laurea in Filosofia. Negli anni ’80 sua madre, maestra elementare, ha messo al mondo lei e suoi due fratelli. Vorrebbe imitarla e sente forte il desiderio di maternità, ma la precarietà l’ha sempre bloccata e al suo compagno, fra mille non detti, sembra andar bene così. Poi è arrivata la pandemia e anche l’ultimo sussulto di coraggio per metter su famiglia è stato assorbito dal senso di impotenza nell’affrontare il futuro. Quando si confronta con tante sue amiche coetanee comprende di non essere la sola in questa condizione e si sente un po’ meno sconfitta dalla vita. L’altro giorno su un sito online ha letto che nel 2020 nel suo paese ci sono state 15 mila nascite in meno. E ha pensato che fra quelli c’era anche suo figlio. Neanche sapeva che venerdì ci sarebbe stato lo sciopero generale.

Alfredo è un pensionato. Vive in una provincia del sud. Da quando ha sentito alla Tv il direttore dell’INPS dire che ci sarà un aumento delle pensioni aspetta con ansia di andare alle Poste a ritirare la propria e verificare con il cedolino di gennaio alla mano se è poi vera la notizia. Qualche decina d’euro in più gli farebbe comodo per pagare le bollette del gas, che negli ultimi mesi sono davvero impazzite. Alfredo ha tutti i soldi sul conto corrente cointestato con la moglie casalinga, quello per il quale il CT della Nazionale fa la pubblicità, perché non si fida degli investimenti finanziari. Come del resto tanti suoi connazionali che hanno oltre 1.500 miliardi di euro non vincolati appoggiati in banca. Anche se sempre alla Tv ha sentito un professore della Bocconi dire che l’inflazione è in forte aumento e gli mangerà un po’ dei suoi risparmi, se non si affida ai PIR, ai BTP e ad altre sigle astruse di cui non conosce il significato. Le affermazioni del professore lo hanno agitato un po’. Poi al bar con gli amici davanti al solito bicchiere di vino rosso non ci ha pensato più. Venerdì era in piazza a scioperare, del resto non ne ha mai perso uno.

Alessandro è un imprenditore turistico. Vive e lavora sulle Alpi. Sono due anni di traversie e di montagne russe. Prima chiusure e poi incassi da record. Di nuovo chiusure e di nuovo entusiasmo nella ripresa grazie al successo della campagna vaccinale di quel generale, che come dice lui “è un alpino, non come quello di prima, e si vede”. Ora però la variante Omicron non lo fa dormire la notte. Da quanto è arrivata sui giornali, via Sudafrica, è solo un susseguirsi di disdette per le vacanze di Natale. Anche la scelta del ministro della salute di richiedere i tamponi per tutti i turisti chi arrivano dall’estero ha contribuito a smorzare le prenotazioni. Anche le sue opinioni sull’operato del governo, fanno su e giù. Proprio come sulle montagne russe. Venerdì nessuno dei suoi ragazzi, li chiama così, ha partecipato allo sciopero.

Mario è uno statista. Una prestigiosa rivista economica inglese ha appena designato la nazione che governa come la migliore al mondo nel 2021. C’è da dire che conosce bene gli editori del settimanale, suoi connazionali, e che la concorrenza delle altre nazioni in gara quest’anno non era proibitiva. Ma non va dimenticato che il suo è davvero il paese con la crescita del PIL più alta. Da quando c’è lui al governo l’esecutivo non deve tenere troppo in considerazione le pretese dei partiti e il parlamento vota e zitto. E questo gli consente di rispettare la tabella di marcia delle riforme che si è dato. Del resto disattenderla significherebbe dover ridare indietro ai suoi partner i soldi donati e prestati. Sulla pandemia tutti gli altri leader riconoscono che ha fatto bene: è quello che meglio ha reagito in Europa alle nuove ondate del virus, grazie ad una campagna vaccinale efficace e sostenuta dagli “incentivi dolci” dei green-pass. In giro per il mondo del resto lo conoscono tutti e si fidano di lui per quello che ha fatto nella sua carriera di banchiere centrale e non vorrebbero proprio che lasci il suo posto, neanche se ci fosse in ballo una promozione. Il premio lo avrà di certo inorgoglito, ma sa bene che in un anno non si può davvero cambiare un paese, né che può essere un uomo solo a farlo, tra l’altro senza il supporto di un movimento di massa che lo sostenga.

Visti da dentro sappiamo bene di essere lo stesso paese di prima, con i suoi tanti difetti e qualche pregio. Osservati da fuori però possiamo apparire diversi, soprattutto se diverso è colui che ci rappresenta in questo particolare momento della Storia. Mario non conosce Alessio ed Eleonora, né Alfredo, né Alessandro. Non ha mai chiesto loro il voto. Non conosce né le centinaia di migliaia di persone che venerdì hanno scioperato contro di lui, contro il suo governo di unità nazionale e le sue scelte ritenute inique e ingiuste, né conosce i milioni di altre persone che hanno scelto di lavorare regolarmente, per mille altri motivi. Forse anche quello di avere finalmente al vertice del paese una persona rispettata nel mondo, capace di rappresentarci con serietà e di fare scelte di buon senso.

Eppure il vero premio di paese migliore del mondo questa nazione lo meriterà davvero solo e quando sarà in grado di selezionare come opzione politica e sceglierlo e non chiamarlo come extrema ratio, un leader così. Il vero premio sarebbe far tesoro di questa esperienza eccezionale e renderla democraticamente strutturale. Offerta politica e scelta elettorale.

Allora sì l’Italia sarebbe, non il miglior paese del mondo, ma almeno un normale paese democratico occidentale. 

Antonello Barone, 18 dicembre 2021