La Norvegia ha il petrolio?
L’ Italia ha turismo, belle arti, architettura, cultura millenaria, vestigia storiche, musica, teatro, agroalimentare, gastronomia, imprese fantastiche, ricercatori straordinari. E poi il mare, il verde delle colline, il profilo delle vette imbiancate, i laghi, i borghi marinari ed i paesini di montagna.
Eppure…
La Norvegia ha uno dei fondi sovrani più grandi al mondo? L’Italia ha 2.500mld di debito pubblico.
Il futuro previdenziale degli italiani passa per investimenti che, per lo più sono a reddito fisso, se non negativi? La maggior parte dei capitali privati, nel nostro Paese, è a marcire sui conti correnti?
Il Fondo Norvegese investe nel lungo periodo per il 70% in azioni di tutto il mondo, disinteressandosi delle oscillazioni nel breve.
Ne volete altri di paragoni?
Qualcuno ora salterà dalla sedia, affermando che non si può paragonare capra con cavoli, che il Fondo Sovrano norvegese è una cosa e i risparmi e la gestione italiana interna ne sono un’ altra. Ma ne siamo proprio sicuri? Io trovo che una delle differenze maggiori tra noi e loro stia in questa frase che potete trovare sul sito del fondo sovrano norvegese:
“L’obiettivo dello Stato attraverso il fondo è garantire che questi soldi vengano usati in modo responsabile, pensando a lungo termine e salvaguardando così il futuro dell’economia norvegese e dei cittadini”.
Forse, però, la strada migliore per comprendere di cosa io stia parlando è proprio rileggere la storia di ciò che è successo in Norvegia.
La storia
E’ il 1969. Al largo della Norvegia viene scoperto uno dei più grandi giacimenti petroliferi del mondo. L’ economia del paese ha un’accelerazione improvvisa. Lo Stato decide che le entrate derivanti da petrolio e gas avrebbero dovuto essere utilizzate con cautela al fine di evitare squilibri nell’economia. Nel 1990, il parlamento norvegese crea il Government Pension Fund Global. L’obiettivo del fondo è garantire che questi soldi vengano usati in modo responsabile, pensando a lungo termine e salvaguardando così il futuro dell’economia nazionale. Serve anche come riserva finanziaria e come piano di risparmio a lungo termine in modo che sia le generazioni attuali sia quelle future possano beneficiare della ricchezza prodotta dal petrolio e dagli investimenti.
La strategia d’investimento
Sebbene i proventi della produzione di petrolio e gas siano trasferiti al fondo, questi depositi rappresentano meno della metà dell’attuale valore del fondo. La maggior parte è stata guadagnata investendo in azioni, reddito fisso e immobili. Quello Norvegese è diventato uno dei più grandi fondi d’investimento al Mondo e possiede quasi 9000 titoli azionari che rappresentano l’1,5% di tutte le azioni delle società quotate mondiali. Inoltre, il fondo possiede centinaia di edifici in alcune delle città più importanti del mondo, che generano reddito da locazione. Il fondo riceve inoltre un flusso costante di entrate dai prestiti a paesi e società.
“Diversificando ampiamente i nostri investimenti, riduciamo il rischio che il fondo perda denaro”, spiegano dalla gestione.
Per questo gli investimenti sono distribuiti nella maggior parte dei mercati, dei paesi e delle valute: per ottenere un’ampia esposizione alla crescita globale e alla creazione di valore.
“Il fondo ha un orizzonte di investimento a lungo termine e esigenze di liquidità limitate”.
La strategia di investimento mira a sfruttare l’orizzonte a lungo termine del fondo e le dimensioni considerevoli per generare rendimenti elevati e salvaguardare la ricchezza per le generazioni future. L’obiettivo è disporre di investimenti diversificati che comportino una buona diffusione del rischio e il massimo rendimento possibile.
Questa modalità di gestione ha permesso al Fondo Sovrano Norvegese di ottenere un rendimento annuo del 6,1% tra il 1° gennaio ed 31 dicembre del 1998 e la fine del 2019. Il rendimento annuo netto sul fondo è del 4,2%. Ogni anno il governo norvegese può spendere solo una piccola parte del fondo, ma ciò equivale ancora a quasi il 20% del bilancio del governo.
Vi è un ampio consenso politico su come gestire il fondo. “Meno spendiamo oggi, migliore sarà la posizione in cui ci troveremo in caso di crisi future”.
Le autorità norvegesi possono spendere di più in periodi difficili e meno in periodi positivi. Affinché il fondo avvantaggi anche il maggior numero possibile di persone in futuro, viene speso solo il rendimento del fondo e non il capitale del fondo.
“Il ruolo del fondo è garantire che la nostra ricchezza nazionale duri il più a lungo possibile. I suoi investimenti hanno una prospettiva estremamente a lungo termine, che gli consente di far fronte a grandi oscillazioni di valore a breve termine.
Investimenti sostenibili
“Le attività delle aziende hanno un grande impatto sulle comunità circostanti e sull’ambiente e la società ha aspettative sempre maggiori su come le aziende dovrebbero comportarsi. Nel tempo, ciò può influire sulla loro redditività e sul rendimento del fondo. In qualità di investitore a lungo termine in circa 9000 società in 74 paesi, siamo interessati a che le richieste degli investitori in termini di redditività siano allineate con le più ampie aspettative della società nei confronti delle società. Consideriamo le questioni ambientali e sociali e pubblichiamo chiare aspettative sulle società in cui investiamo. Il fondo stesso può anche decidere di disinvestire da società che impongono costi sostanziali ad altre società e società nel loro complesso, e quindi non sono considerate sostenibili a lungo termine.
La lezione norvegese
Sin qui ciò che accade in Norvegia. Quello che abbiamo appena letto e che ciascun lettore può approfondire andando a cercare informazioni direttamente sul sito del Fondo Scandinavo, ci fornisce una serie importante di lezioni di cui dovremmo tener presente sia come singoli cittadini, come risparmiatori, in qualità di investitori che come Paese.
Il Fondo Norvegese è un Fondo di utilità nazionale. In Italia dove le risorse potrebbero essere altrettanto importanti nessuno ha mai pensato di investire coerentemente con ciò che indicano i mercati e sfruttarne le leve di crescita. La crescita è data dai mercati più produttivi, che sono quelli azionari. Questi da noi sono sempre stati demonizzati e vessati tanto che non si è creata la cultura per seguirli. Eppure, gestiti con le dovute accortezze e fondati sulle basi essenziali di cui vedremo i dettagli ai prossimi punti, hanno prodotto ricchezze molto più grandi di quanto non sia stato fatto in Italia sfruttando la leva del debito, utilizzando i titoli di stato.
Basterebbe guardare alle leve gestionali del Fondo Norvegese per comprendere quali dovrebbero essere le strade da seguire.
Il Fondo dichiara di voler tutelare il patrimonio senza correre rischi e per farlo investe ben il 70% in azioni. Come a dire che a certe condizioni gli investimenti azionari sono i più produttivi.
- La prima condizione dichiarata è la diversificazione: permette di eliminare moltissimi rischi mantenendo alta la potenzialità d’investimento.
- Il Fondo guarda al lungo periodo per la crescita e non si cura delle oscillazioni nel breve periodo.
- Il Fondo mantiene scorte contenute di liquidità.
Ci rendiamo conto della differenza enorme di approccio tra il Mondo Italia ed il Mondo Norvegia? Un approccio che si traduce in risultati molto differenti.
Pensate a come sono investiti in Italia gli oltre 600mld di euro di Cassa Depositi e Prestiti? Pensate ai 1600mld tenuti a tasso zero o negativo sui conti correnti dagli italiani a come sono investiti i soldi degli Italiani, a come lo sono stati in tutti questi anni?
In italia si è sempre investito sul DEBITO (anche oggi si sceglie il BTPItalia) mai sulla CRESCITA, ma sulle imprese che tra l’altro in questo Paese generano molto valore, e questo ha fatto tutta la differenza del Mondo. Basta poco per far evidenziare quanto è grande la differenza.
Nella prima colonna della Tabella vediamo (Total Asset) come sono cresciuti negli anni i risparmi monetari (esclusi gli immobili quindi) degli italiani.
Nel 2000 erano 3.057 mld di euro. A questi tra quelli aggiunti e quelli cresciuti per la quota interessi, siamo arrivati a fine del 2019 con 4.436 mld di ricchezza.
Con un aumento delle masse di 1.393 mld di euro e sono passati 20 anni. Vediamo in questo stesso periodo cos’è accaduto al Fondo Norvegese in funzione della gestione che ha deciso di seguire:
Nel 2000 come vediamo dagli istogrammi c’erano 386 mld di Corone Norvegesi che, a fine 2019 erano diventate ben 10.088 mld di Corone Norvegesi. In questo caso sappiamo qualcosa in più e cioè che dal 1996 gli interessi maturati sono pari a circa 5.358 mld di Corone.
Cosa aggiungere di più.
C’è ancora speranza? Forse per noi ma per i nostri figli, per quelli più giovani, sì. Ma ci vorrebbe un cambio radicale di cultura, un cambio veloce, immediato, repentino. Ma l’unica cosa di cui ci preoccupiamo, invece che investire, è di contrarre altri debiti: con gli italiani e le banche italiane, avvitandoci sempre di più in una spirale da cui si vedono davvero pochissime vie di uscita. Con le risorse a nostra disposizione non dovremmo minimamente preoccuparci di MES, Recovery Fund, Troika… Non dovremmo preoccuparci affatto.