Economia

Italiani sospesi nel mondo di mezzo

Chiuso per fallimento della politica

Italiani sospesi nel mondo di mezzo

Intanto che il Capo dello Stato ha abbassato le saracinesche del negozio della politica italiana, affiggendo il cartello “chiuso per fallimento della politica”, la vita degli stessi italiani, cittadini, “comuni mortali”, deve comunque continuare tra mille difficoltà, lontana chilometri da quel negozio rottamato che non offre più prodotti di tendenza e utilità.

Il popolo italiano è decisamente arrabbiato, i tanti flash mob delle categorie produttive che vediamo sempre più spesso nelle piazze d’Italia, ne sono la palese dimostrazione, imprenditori costretti a gestire le proprie attività, continuamente nell’incertezza e nella precarietà del quotidiano, nel bel mezzo di una epocale pandemia in attesa di un “colore” che possa far loro rivedere un po’ di luce in fondo al tunnel.

Siamo veramente al paradosso, il destino dell’economia italiana legata ad un colore

Intanto che la politica ha smesso di fare il proprio mestiere, la disoccupazione è però aumentata, il PIL è continuato a scendere, molte aziende hanno gettato la spugna, e i giovani, coloro che pagano più di chiunque altro sono stati lasciati proprio soli, senza istruzione e senza futuro.

La vita sociale degli italiani è stata praticamente azzerata da mesi, cinema, teatri, musei, mostre, ristoranti, tutto chiuso, movida intesa come svago mentale, rigorosamente vietata.

Rigore è la parola d’ordine a cui sono costretti da troppo tempo gli italiani, è decisamente il periodo peggiore che il popolo vive dalla seconda guerra mondiale in poi, sospeso tra più fuochi, quello del virus, quello del disagio psicologico e  quello dei problemi economici.

 

Niente è più come prima e lo sport preferito della politica sino ad oggi è stato il tutto contro tutti.

Se si vuole osservare questa società come con un drone che la sorvola dall’alto, emerge come in questo paese vi sia davvero la necessità di una figura come quella dello psicologo o dello psichiatra e questo che non è decisamente un dettaglio sta sfuggendo a molti, è un vuoto che la nostra società pagherà in un futuro poi cosi non molto lontano, e, nota dolente, del malessere psicologico degli italiani il comitato tecnico scientifico sembra proprio non essersene occupato; tanto la dice lunga sulle “distanze”  tra chi è stato chiamato a fare e chi realmente vive questo stato di precarietà: gli italiani.

I segnali di insofferenza tra la gente è palpabile ed aumenta di giorno in giorno, sino ad oggi le abitazioni è il caso di  dire che erano state “occupate”, ma  non veramente cosi tanto  “vissute”, le famiglie ma gli italiani tutti, non erano mai stati cosi costretti tra quattro mura domestiche, divenute pluriuso: casa, ufficio, scuola, palestra. La frustrazione poi certamente prende il sopravvento trasformandosi inevitabilmente in rabbia che ha quelle tante facce che leggiamo e vediamo nelle storie poco felici di cronaca nera che ci vengono raccontate dai talk show e dai quotidiani.

La rabbia dei baristi che chiusi in casa non sanno quando potranno riaprire la loro attività, la rabbia dei ristoratori che aprono a giorni alterni e ad ore improvvisate tra approvvigionamenti che se ne vanno in rifiuti e aumentano il mancato guadagno. I titolari delle palestre oramai considerati esseri inutili che secondo alcuni nulla hanno da offrire alla società, evidentemente il benessere psico-fisico sempre per alcuni non è più pervenuto in questo mondo impazzito e in questa società di repressi, e tanti, troppi altri esempi si potrebbero ancora fare di un’economia “eccellenza italiana” che si è smarrita e persa.

E la rabbia è divenuta la costante del presente, dilagata tra gli italiani che non riesce più a vivere del sostentamento elargito a macchia di leopardo e a fasi alterne, poco efficace e  che non solo non ha sortito l’effetto di aiuto ma ha provocato il ripresentarsi dell’”invidia  sociale” nell’epoca del terzo millennio, e si ha la presunzione di trovare vita su Marte…

 

Quali le conseguenze?

Le conseguenze che quel negozio in stato di fallimento ha provocato nella società perché non ha saputo fare buoni ordini e non ha saputo scegliere buoni prodotti  per i suoi clienti (italiani) sono tante, troppe, la scuola ne è il primo esempio, il luogo di socializzazione per eccellenza delle giovani generazioni è venuto meno ed è stato sostituito dai social che aggrega certo, ma aggrega giovani repressi che si danno appuntamento nelle piazze per scatenare guerriglie senza senso, o aggrega altri giovani che cercando visibilità mettono fine alla loro giovane vita;  episodi che si stanno incrementando.

Si salva da questa società lacerata, chi continua con sano ottimismo a pensare e progettare un futuro migliore, chi riesce a mantenere vivo il proprio intelletto e pensare che si tornerà a viaggiare e si tornerà a vivere all’aria aperta senza più diffidenza.

Prima di tutto siamo cittadini di questo paese e le cose le dobbiamo raccontare e denunciare, che siano scomode o che possano essere di aiuto per chi amministra ma è giunta l’ora di comprendere che i danni sono tanti e non solo economici e l’emulazione sta diventando pericolosa.

 

Lorena Polidori