I dieci rialzi ai tassi di interesse decisi in soli 14 mesi dalla Bce presieduta da Christine Lagarde rischia di mandare al tappeto le aziende del made in Italy, perché ne “castra” la voglia di investire. La prova dei numeri è nell’ultimo studio di Unimpresa, secondo cui in un anno (per la precisione da agosto 2022 ad agosto 2023) sono crollati di oltre 57 miliardi i prestiti concessi dalle banche, di cui 53 miliardi solo per le imprese. La più classica delle avvisaglie di un possibile credit crunch, provocato però non tanto dal fatto che gli istituti di credito abbiano chiuso i cordoni della borsa, ma da aziende costrette a essere sempre più guardinghe nelle loro strategie di sviluppo.
Nel periodo preso in esame, lo stock di crediti erogati al settore privato, incluse quindi le famiglie, è sceso da 1.355 miliardi a 1.297 miliardi, per un calo del 4,2%. Il calcolo è al netto delle cartolarizzazioni. Nel dettaglio, i prestiti destinati alle aziende sono passati dai 678 miliardi di agosto 2022 ai 625 miliardi dell’agosto scorso. Tirano il freno sia i finanziamenti fino a un anno di durata, scesi da 153 miliardi a 139 miliardi sia quelli con scadenze superiori a cinque anni, crollati da 362 miliardi a 332 miliardi. E non va molto meglio ai prestiti fino a cinque anni, calati del 5,8% a poco più di 152 miliardi.
Ma quello che preoccupa di più è l’effetto detonante che l’incessante rialzo dei tassi da parte della Bce ha avuto sui crediti in sofferenza, cioè sui prestiti che le imprese e famiglie non riescono più a rimborsare. Dopo un periodo di flessione, il totale è risalito a 18 miliardi, in aumento di 1,6 miliardi su base annua e nei primi otto mesi di quest’anno di quasi quattro miliardi. Le continue strette monetarie della Banca centrale europea e le condizioni di accesso ai prestiti sono diventate di fatto proibitive, avverte Unimpresa. Soprattutto per chi aveva contratto prestiti o leasing a tasso variabile, i cui oneri finanziari sono peggiorati anche fino a punte dell’80%. Un macigno sul futuro delle imprese, soprattutto quelle piccole e medie che rappresentano la spina dorsale del made in Italy.
Anche per questo abbiamo deciso di aprire la sezione Economia alla voce dei tanti imprenditori italiani, negozianti e artigiani compresi, che ogni giorno lottano contro la burocrazia, l’inflazione e investono per crescere: scriveteci a Inchiostro e Affari i vostri successi e le vostre difficoltà come ha già fatto il titolare di questo boutique hotel del Lago di Garda alle prese con il caro bollette e una minore presenza della clientela tedesca.
La mail dove scriverci: redazione@nicolaporro.it