Economia

La Bce taglia i tassi dello 0,25%, ecco cosa accade a mutui e prestiti

Il costo del denaro cala al 4,25% ma è un pannicello caldo per il Pil

Bce. mini taglio dei tassi © rcphotostock, f11photo e Channa Collins tramite Canva.com

Mini taglio dei tassi di interesse da parte della Bce: il costo del denaro nella zona euro scende dello 0,25%. Con questa decisione del board, l’Eurotower segna una inversione di tendenza dopo i 10 rialzi consecutivi della crociata anti-inflazione che ha spinto i tassi al massimo storico, fino a piegare la crescita del vecchio continente e a sbattere in recessione la Germania.

La mossa di Christine Lagarde è però un pannicello caldo per le famiglie e le imprese italiane che cercavano sollievo da mutui casa, credito al consumo, prestiti persomali e finanziamenti alle aziende divenuti pesanti come macigni a causa dei falchi del rigore che tengono in scacco Francoforte.

Dopo la sforbiciata, i tassi di interesse Bce dal 12 giugno scenderanno al 4,25%. La decisione ha registrato il dissenso di un solo componente del board ma il consiglio è  stato “unanime” sul atto che continuerà a decidere in base alla corsa dei prezzi. Inflazione che è già stata rivista al rialzo sia per l’anno in corso (2,5%) sia per il prossimo (2,4%).

In sostanza il costo della vita rientrerà entro i paraocchi della Bce (cioè entro il 2%) solo nel 2026, quando si attesterà all’1,9%. E la stessa Lagarde ha messo le mani avanti, affermando che sarà un “percorso lungo” perché l’inflazione è ancora elevata. Un modo anche per tenere gli occhi puntati sulla Fed americana, altrettanto bloccata nelle sue decisioni.

Tradotto dal burocratese di Francoforte, significa che non è detto quest’anno i tassi scendano ancora: cittadini europei, imprese europee e Borse sono avvertiti. Non fa niente, per Bruxelles, se nel frattempo imprese e famiglie sono strozzate dal cappio di mutui e prestiti.

Ma che cosa accadrà ora in banca per tutti noi?  Si può stimare che il costo dei prestiti alle imprese scenda di una frazione, attestandosi attorno al 5% contro il 5,3% rilevato dall’Abi ad aprile come livello medio.

Ad avere i vantaggi maggiori saranno i mutui a tasso variabile indicizzati all’Euribor, ma anche in questo caso si tratta di un benefico base.  Il costo medio dei mutui in Italia infatti è già rientrato attorno al 3,7% contro il 5% del 2023, anticipando il taglio della Bce.

A questo punto potrebbe ridursi fino al 3,45%. Dando un sollievo complessivo, secondo alcune elaborazioni della Fabi rispetto al 2023, di 61.900 euro (-17%), ipotizzando di sottoscrivere ora un mutuo casa da 200mila euro e della durata di 25 anni. Il risparmio stimato è di 207 euro al mese, pari a 2.480 euro l’anno.

Nulla cambia invece, e questo è un problema, per i mutui a tasso fisso già in essere. L’unica strada qui è la surroga. Vale la pena ricordare che sul totale di 25,7 milioni di famiglie italiane, quelle che hanno un mutuo sono circa 3,5 milioni, su complessivi 6,8 milioni di cittadini indebitati anche con altre forme di finanziamento, come il credito al consumo e i prestiti personali.

Sempre secondo il primo sindacato dei bancari guidato da Lando Maria Sileoni, il credito al consumo dopo i picchi superiori al 14% ha già visto ridursi il tasso d’interesse medio attorno all’8,9%, e potrebbe calare a breve fino all’8,5%.

Questo significa che per  acquistare un’automobile da 25mila euro interamente a rate, con un finanziamento da 10 anni, il costo totale è passato da 37.426 euro di fine 2021 a 48.961 euro di fine 2023, mentre adesso potrebbe scendere a 38.101 euro, con un risparmio complessivo di 10.859 euro (-22,2%) rispetto ai tassi di fine 2023.

Per comprare una lavatrice da 750 euro interamente a rate, con un finanziamento da cinque anni, il costo totale è invece passato da 942 euro di fine 2021 a 1.106 euro di fine 2023, mentre adesso potrebbe scendere a 951 euro. Il risparmio complessivo si attesta invece a 155 euro (-14%) rispetto ai tassi di fine 2023.

Insomma, il taglio dato non basta. Madame Lagarde dai un taglio vero ai tassi. O non resteranno che macerie del pil europeo, già ridotto a una crescita misera a causa di consumi e investimenti schiacciati.