Nel 2005 uscì nelle sale cinematografiche il film “Lord of War”. Una delle frasi più celebri del cinema, pronunciata del venditore d’armi, Nicolas Cage, mi è sempre rimasta impressa: “Ci sono più di 550 milioni di armi da fuoco in circolazione nel mondo. Significa che c’è un’arma da fuoco ogni dodici persone sul pianeta. La domanda è… come armiamo le altre undici?
Durante eventi come Consulentia, tra i principali eventi di consulenza finanziaria in Italia, organizzata da Anasf, immagino l’idea sia più o meno questa: Ci sono circa 50 milioni di adulti in Italia. Significa che c’è un consulente finanziario ogni 1.400 adulti circa. La domanda è..come aiutare gli altri 1.399 a pianificare la loro vita economica?
Un ruolo, quello del consulente finanziario, sempre più necessario. A livello economico, certo, ma anche sociale. Vista la complessità e vastità dell’offerta, sempre maggiore, una figura che può orientare la scelta può creare le condizioni per raggiungere gli obiettivi che ci poniamo.
In periodi di crisi come quello che continuiamo a vivere da anni ormai, gli italiani hanno raggiunto, secondo la Banca d’Italia, 1.854 miliardi di euro di depositi bancari sui conti correnti. Che ad un tasso d’inflazione pari al 5% annuo, rischiano di generare una perdita di quasi 100 miliardi l’anno. Perdite e nessun rendimento, ne protezione. (il 90% della popolazione è sottoassicurato).
Non è una questione di bassa disponibilità economica dunque, ma piuttosto, bassa capacità e conoscenza di gestire il proprio denaro, allocazione in modo errato o poco efficiente ed efficace oppure semplicemete, reticenti a pagare il costo..emotivo. Hanno bisogno di servizi semplici, veloci e personalizzati. Ecco quindi che oltre entrare in gioco il consulente finanziario, parliamo di digitalizzazione della finanza.
Consulenza e finanza digitale sono due mondi che andranno inesorabilmente a convergere, diventando complementari. A dimostrarlo sono proprio i risparmiatori.
Secondo un recente sondaggio condotto da Toluna insieme a BPER, è emerso che per gli italiani la banca dovrà essere: digitale, prevedere la relazione umana, personalizzazione e servizi extra. Insomma, il connubio perfetto tra consulenza finanziaria e fintech.
La relazione umana resta sempre centrale, motivata dal bisogno di instaurare un rapporto di fiducia. Quasi 8 italiani su 10 hanno dichiarato di essersi rivolti alla banca per ricevere un parere, tra questi più della metà della clientela si è recata in filiale (57%), operazione compiuta anche dalle fasce più giovani (52%).
Solidità, sicurezza e servizi online efficienti sono fondamentali, ma a fare la differenza è il rapporto di fiducia e ascolto che i professionisti del settore instaurano con i clienti, entrare in empatia e saper distinguere quello che desidera o pensa di dover fare il cliente da quello che realmente necessità, difficoltà di cui spesso i risparmiatori non son neanche consapevoli.
I primi segnali positivi, son stati raccolti da Consob, secondo cui la partecipazione ai mercati finanziari è cresciuta: nel 2021 la quota di investitori è risultata pari al 34% dei decisori finanziari a fronte del 30% nel 2019.
Anche da un punto di vista di abitudini di investimento, nel 2021 è aumentata la quota di investitori che si affida a un professionista passando dal 17% nel 2019 al 28% nel 2021 sebbene l’informal advice (ammiocuggino) rimanga lo stile più diffuso (37%).
Rimane poco diffusa la conoscenza dei servizi digitalizzati: in particolare la quota di investitori che afferma di averne almeno sentito parlare oscilla tra il 19% per la consulenza automatizzata, il 39% per le cripto-valute, il 30% per il crowdfunding, 31% per il trading online che scende al 14% tra i non investitori.
Eppure, secondo i dati raccolti da Cerulli, importante azienda di consulenza, la combinazione tra consulenti e fintech è la chiave per “sbloccare” 10 trilioni di dollari (negli Stati Uniti). Tra le prime applicazioni a cui la digitalizzazione può dare il miglior supporto, secondo il report, sono stati individuati la contabilità di portafoglio, la pianificazione finanziaria e l’ottimizzazione fiscale.
Il fintech si dimostra essere un settore sempre meno di nicchia confermando la sua crescita esponenzial raggiungendo, nel 2021, un valore transato di 7.528,8 miliardi di euro, a livello globale, con una crescita media annua attesa pari al 15,3% tra il 2020-2025. A trainare la crescita sono soprattutto i settori finanza personale con un incremento di quasi il 23%.
Dalla convergenza tra consulenza finanziaria e fintech è quindi naturale ed intuitivo che nascerà una nuova figura, una nuova professione, un nuovo ruolo sociale: stiamo parlando del consulentech finanziario.
Tra i primi a riconoscere e voler svilluppare questa nuova professione è Azimut, battezzato da loro come “Corporate Fintech Consultant”. Che Paolo Martini, amministratore delegato di Azimut, lo definisce come un “professionista che lavora con strutture dì supporto e specialisti al suo servizio e che può disporre di piattaforme fintech per supportare la clientela lato capital market, fintech lending, anticipo fatture, equity crowdfunding, soluzioni dì intelligenza artificiale, supporti nei pagamenti internazionali, conti correnti imprese, attività dì CFO digitale con aggregazione conti correnti.
Insomma una figura che sarà sempre più vicina ai millennial, categoria che secondo una report di Finer saranno destinatari di almeno 800 miliardi di euro di asset finanziari nei prossimi 20 anni ed oltre il doppio di asset illiquidi.
Non solo, secondo il sondaggio condotto da Mfs, “Offrire consulenza ai Millennial nell’era digitale” che ha esaminato gli atteggiamenti, le percezioni e i comportamenti degli investitori millennial in Italia, ha rilevato che il 60% degli investitori di età compresa tra 23 anni e 38 anni dichiara di aver ricevuto o di aspettarsi un’eredità. Ma solo il 36%, ha intenzione di lasciarla dov’è.
La una fotografia dei giovani italiani che emerge dall’indagine commissionata da Invesco e condotta da Bva-Doxa, su un campione di 750 ragazzi in tutta Italia (50% donne e 50% uomini; 33% appartenenti alla Z Tribe, 18-24 anni, Nouveau Millennials, 25-29 anni, e Mid Millennials 30-34 anni) che nonostante si trovino ad interagire in un mondo completamente diverso da quello dei loro genitori o nonni, i bisogni, i desideri e gli obiettivi di vita non sono poi così diversi. Quattro ragazzi su dieci hanno in programma nel breve periodo di risparmiare per il futuro (39%) e vogliono investire il loro denaro (35%) e, solo dopo, pensano a fare molti viaggi (32%).
Sono consapevoli dell’utilità della pianificazione per risparmiare (84%), per realizzare i propri sogni (79%) e per vivere serenamente (71%). Il mondo della finanza, del risparmio e degli investimenti è considerato quindi una sorta di ponte sul futuro e la figura del consulente finanziario, nonostante il 70% del campione non ne abbia uno, è considerato importante dal 60% dei giovani.
Le caratteristiche di semplicità, democratizzazione ed inclusione della finanza apparterranno ora non solo ai servizi del fintech ma anche alla consulenza finanziaria grazie a questo nuovo ruolo.