Economia

La manovra supera (con riserva) l’esame della Ue. Pesa il Superbonus

Il vero ostacolo è il Patto di Stabilità: la Germania difficilmente farà sconti. Ma all’Europa serve energia per ripartire dopo i tassi Bce

La manovra supera l’esame della Commissione europea ma con una riserva, perché considerata “non pienamente in linea con le raccomandazioni”. In estrema sintesi, sono tre i dubbi espressi da Bruxelles:

  • la “spesa primaria” è più alta degli obiettivi,
  • il governo non ha utilizzato tutto il tesoretto avanzato dal sostegno contro il caro-energia (pari a circa l’1% del Pil) per tagliare il debito, ma per ridurre il cuneo ai redditi più bassi,
  • preoccupa l’esborso per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, medici compresi.

Il governo Italiano, avverte Bruxelles, deve essere più prudente nell’utilizzo delle poche risorse disponibili e soprattutto pronto a correggere la rotta nel caso fosse necessario. Bruxelles stima, infatti, il disavanzo  al 4,4% del Pil nel 2024 contro il muro del 3% posto dal Patto di Stabilità (per ora ancora sospeso) e il 4,3% calcolato dal governo Meloni, mentre il debito dovrebbe attestarsi al 140,6% della ricchezza nazionale.

Lo stesso è accaduto ad altri otto Paesi europei, tutti rimandati come l’Italia dalla Commissione: tra questi Germania, Austria, Olanda, Lettonia e Portogallo, che pur è stato appena ammesso da Moody’s nell’esclusivo circolo del rating “A3” della affidabilità finanziaria. Bocciati invece in quattro, tra cui la Francia. Promossi in sette, tra cui Grecia e Spagna.

Una parte dell’opposizione e dei giornaloni che soffiavano o sullo spread, già esultano per la bacchettata ricevuta dalla Ue, ma è stato lo stesso Commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni a spiegare che non si tratta di una “bocciatura”. Piuttosto è una “raccomandazione” alla prudenza e di accelerare sulle privatizzazioni come Monte Paschi, dopo la promozione delle agenzie di rating, compresa la più severa Moody’s.

Basta poi scorrere il documento per verificare come a scavare il buco è stato il costo del Superbonus del governo di Giuseppe Conte. Il resto lo ha fatto il taglio del cuneo ai redditi più bassi. Una misura che non si capisce come possa dispiacere alla sinistra e ai sindacati, impegnati solo ad andare in piazza a scioperare seppur già scaricati da chi lavora. Quella lasciata a bocca asciutta dalla manovra, infatti, è la classe media che continua a essere dissanguata dalle tasse.

“Tutto come previsto” ha commentato a caldo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, “andiamo avanti con sano realismo”: in pratica ci saranno altri “schiaffoni” ai ministeri per contenere la spesa. La vera sfida sul tavolo ora è il nuovo Patto di Stabilità che, a meno di sorprese, sarà in vigore da gennaio. La Germania ha appena cancellato miliardi di aiuti energetici a famiglie e imprese dopo l’alt della Suprema corte tedesca a fare altro debito. I falchi del rigore avranno la tentazione di piantare gli artigli su chi sgarra, ma invece all’Europa serve il contrario: occorre energia per ripartire dopo i danni provocati dagli ossessivi rialzi ai tassi decisi con il paraocchi dalla Bce di Christine Lagarde, occorrono nuovi fondi comuni come il next Generation Ue e ridurre le tasse anche ai ricchi per rilanciare i consumi. Speriamo che Berlino, Vienna e i cosiddetti Paesi frugali che sono stati “rimandati” da Bruxelles come l’Italia, abbiano capito la lezione. Sarebbe sufficiente sfogliassero il manuale utilizzato dagli studenti del primo anno di Economia.