Il Quad di cui ho già scritto in più articoli mai come oggi ha un preoccupante rivale chiamato BRICS (nato nel 2009) riunisce paesi che coprono geograficamente parlando gran parte della superficie del pianeta Terra, rappresenta il 40% della popolazione e il 23% del PIL globale e contribuisce a un quinto del commercio globale, pertanto il commercio tra i paesi appartenenti al BRICS avrebbe un potenziale economico decisamente elevato e oggi assume un rilevante significato geopolitico.
Il 23 giugno scorso si è aperto il quattordicesimo summit BRICS in Cina, al quale ha partecipato Mori per l’India, Bolsonaro per il Brasile, Ramaphosa per il Sud Africa e Putin per la Russia. Quest’ultimo torna a dibattere sulle scene internazionali dopo il lungo periodo di isolamento causato dalla guerra in Ucraina, un vertice che ha l’obiettivo di condannare l’espansione delle alleanze occidentali e creare modelli di sviluppo che trovino convergenze internazionali, sicuramente un bel problema per il QUAD…
Tanto per comprendere il tenore del vertice è opportuno sottolineare le parole di XI Jinping riguardo le sanzioni contro la Russia ritenute dallo stesso discutibili e un boomerang, secondo il Presidente cinese le misure imposte alla Russia per l’invasione dell’ Ucraina hanno trasformato l’economia globale in un’arma a doppio taglio, ma non sono state solo le sanzioni oggetto di attenzione del Presidente cinese che si è espresso anche riguardo l’ordine internazionale, precisando che non si possono espandere le alleanze militari per cercare la propria sicurezza a scapito della sicurezza di altri, un riferimento volto senza ombra di dubbio alla Nato e alle azioni russe mai di fatto però condannate da Pechino.
Si può dire che per i paesi del BRICS, Pechino è il leader economico di quel mondo in via di sviluppo dove possono trovare il terreno fertile necessario per dare il via ad una economia aperta e inclusiva, come avvenuto infatti con il libero scambio promosso dal Presidente cinese con Brasile, Russia, India e Sud Africa che ha l’obiettivo di rafforzare la politica tra questi paesi e contenere l’America.
E’ vero che i paesi aderenti al BRICS hanno poco o quasi niente in comune se non il nemico Occidente o meglio i burocrati dell’Europa, ne è la prova l’India che fa parte anche del QUAD insieme a USA, Giappone, Australia, dove Biden ha lanciato il 23 maggio u.s. l’iniziativa economica Indo Pafic Economic Framework for Prosperity con la chiara intenzione di frenare la Cina, però, sia Cina che India sono legate dal “petrolio della Russia”, che ricevono a minor prezzo a seguito delle sanzioni europee… questo per comprendere bene cosa hanno provocato le sanzioni, hanno dato la possibilità alla Russia di trovare nuovi acquirenti infatti, le importazioni di petrolio dalla Russia verso i Paesi asiatici sono di molto aumentati, in Cina del 55% da far divenire Putin primo fornitore prevaricando l’Arabia Saudita e in India che prima erano inesistenti, oggi superano le importazioni di tutti i Paesi dell’ Europa centro – settentrionale.
A seguito di quanto sopra detto quindi il BRICS è per l’Occidente motivo di preoccupazione per la capacità che ha di controbilanciare le decisioni che vengono prese in America e in Europa e riuscire a trovare quel dinamismo negli sviluppi internazionali come appunto la guerra della Russia in Ucraina e la politica americana sull’Indo Pacifico.
Tornando infatti alla proposta del Presidente cinese è evidente la sponda che offre alla iniziativa di Putin di voler creare una valuta di riserva internazionale che vede un paniere composto dalle monete dei soli paesi del BRICS e si posiziona in contrapposizione al dollaro americano, dove così la Russia può bypassare il dollaro e le istituzioni finanziarie occidentali e trovare l’alternativa per i pagamenti internazionali da dove è stata esclusa a causa della guerra in Ucraina.
Le sanzioni applicate stanno entrando indirettamente ma in modo calzante nei rapporti tra BRICS e QUAD, l’esclusione di Mosca dal mondo occidentale ha portato quest’ultima ad interloquire sempre più con Nuova Delhi per intraprendere nuovi rapporti economici come l’apertura di attività commerciali indiane in territorio russo e l’aumento delle esportazioni di petrolio russo verso l’India come detto sopra, ed è nella dichiarazione di Putin decisamente antioccidentale che si rileva l’accusa agli Stati Uniti di “scaricare i propri errori sul resto del mondo”.
Chi pensava e ancora pensa ad un veloce declino di Putin e dell’economia russa forse deve un po’ ravvedersi considerato che gode appunto dell’appoggio dei paesi del BRICS che mai sino ad oggi lo hanno condannato per la guerra in Ucraina e non hanno aderito alle sanzioni, mantenendo sia Cina che India una chiara e netta neutralità dovuta ai forti legami economici che le lega alla Russia di Putin anche se il vertice BRICS si è concluso, tra le altre cose, con il sostegno ai negoziati tra Mosca e Kiev e la necessità di una riforma globale dell’Onu che lo renda più rappresentativo, efficace ed efficiente, con l’auspicio che i paesi sviluppati si impegnino ad adottare politiche economiche più responsabili per evitare ripercussioni sui paesi in via di sviluppo.
La sfida per il BRICS è di riuscire a mantenersi compatto viste le divisioni interne ed è soprattutto il caso dell’India e riuscire nell’intento di allargarsi con gli altri paesi in contrapposizione all’America come l’Iran e l’Argentina che hanno chiesto di aderire proprio in questi ultimi giorni.
Lorena Polidori, 1 luglio 2022