Economia

La paura di restare al buio, senza energia, di percorrere la storia al contrario

Economia

I ciarlatani che giocano con la paura, per “qualche dollaro in più” non sanno cosa stiano maneggiando e per questo rischiano di essere travolti dalle loro stesse azioni. Oggi lo spauracchio è il riscaldamento  delle case il prossimo inverno.

A questo proposito ho dei ricordi piuttosto vividi e penso che potrei dividere la mia infanzia/adolescenza in due momenti molto precisi: prima del 68 e dopo il 68. Stavolta non c’entrano nulla le mitiche rivolte studentesche ma solo il fatto che ad un certo punto, mio padre decise di ampliare la vecchia casa che aveva comprato da mia zia e, visto che c’era, di renderla moderna.

Prima del 68 c’era la stufa a legna. Un ambiente era caldo, caldissimo e gli altri gelidi. Qualche volta, quando venivano i nonni, compariva anche un braciere d’ottone sotto il tavolo, dove talvolta bruciavano delle bucce di arancia. Per scaldare i letti, ma non tutti, c’era l’ingegnoso sistema monaca-prete, che consisteva nel mettere un braciere di terracotta all’interno del letto, protetto da una gabbia di legno. Noi bambini avevamo delle trapunte pesantissime, gialle, che io adoravo perché le potevo modellare inventando navi, aerei e ogni sorta di fantascientifica invenzione. Anni più tardi, scoprii che quella meravigliosa stoffa setosa di cui erano fatte, proveniva direttamente dai paracadute di non so quale esercito.

Dopo il 68, la casa raddoppia e arrivano oltre al doppio bagno con docia, i termosifoni. Bruciavano un olio nero e puzzolente in una caldaia che a noi ragazzi sembrava l’antro di tremendo gigante. Era caldo, caldissimo.Ti si seccava la gola. Anche negli anni dell’austerity, ricordo questo caldo ma è un ricordo che affiora ora. Allora non avevamo la sensazione del freddo prima e non quella del caldo dopo. In fondo per noi ragazzi era lo stesso. Perché allora oggi abbiamo così paura di avere 2 gradi in meno?

La paura è un meccanismo di allerta. Cerca di leggere tramite i suoi “sensori” l’aria che tira e se giudica che qualcosa è fuori posto, va a pescare nel suo archivio di qualcosa da mostrarci. Scusate il bisticcio di parole. Quando i nostri antenati sentivano un fruscio insistente, stormi di uccelli che si levavano in volo, animali che fuggivano a gambe levate, ecco che la paura tirava fuori dal cilindro una bella immagine di felino gigante, con le fauci già spalancate, pronte a morderci.

La paura ci faceva veramente sentire le unghie che ci bloccavano la fuga e poi le zanne affilate dentro la nostra carne.Tutto virtuale, tutta fiction. Nel frattempo l’adrenalina comincia a scorrere  a fiotti, tutte le principali funzioni venivano bloccate, compreso pensiero razionale e digestione. C’era spazio per fare solo tre cose che verranno decise dall’intensità delle sensazioni: nascondersi, fuggire o attaccare.

E se invece del leone era solo un cucciolo di gnu che si era perso? Pazienza. Un pò di spavento, un pò di mal di pancia e qualche indolenzimento agli arti. Niente di che. Oggi che di leoni ne sono rimasti pochi in giro e quasi tutti sono nelle gabbie, la paura spesso ci trae inganno. Sono così tanti ad evocare paure, che non ci sono abbastanza pericoli per soddisfarle tutte! Allora ci vuole consapevolezza e equilibrio.

A sentire i messaggi di allarme negli ultimi 50 anni, ciascuno di noi dovrebbe essere morto almeno 50 volte. Certo non possiamo essere leggeri o superficiali rispetto a grandi temi ma perlomeno pensare che quando qualcuno mi parla in presenza o tramite social o tramite qualsiasi altra diavoleria mediatica e lo fa in modo concitato, ecco, io mi prenderei il rischio di mandarlo a quel paese. Di sicuro è fiction. Ma se poi fosse vero? Qualcosa ci inventeremo.

Noi dobbiamo imparare a seguire una via maestra, non vivere continuamente nell’emergenza, nella fuga continua da questo o quel pericolo oppure rimanendo acquattati e nascosti per paura che ci vedano. Oppure ancora e diventare aggressivi attaccando i mulini a vento.

Scriveva Roosevelt il 4 marzo 1933:

Lasciate dunque che io esprima la mia ferma convinzione che ciò di cui dobbiamo avere più paura è la paura stessa, da quella paura senza nome, irragionevole e ingiustificata, che paralizza i movimenti necessari per trasformare una ritirata in un’avanzata. [ Solamente uno sciocco ottimista potrebbe negare l’oscura realtà del momento. Eppure le nostre sciagure non derivano da alcun fallimento sostanziale. […] L’abbondanza è alle soglie delle nostre case, ma la possibilità di valercene viene meno benché questi tesori ci siano a portata di mano. Questo accade perché quanti dominano nel campo dello scambio dei beni materiali, venuti meno dapprima al loro compito per ostinazione ed incompetenza, ammettono poi il loro fallimento ed abdicano alle loro responsabilità

Dobbiamo aggiungere qualcosa?

Giuseppe Mascitelli, 6 settembre 2022