Apple sta sviluppando il proprio motore di ricerca, che potrebbe rivoluzionare gli equilibri di Silicon Valley e del web.
Da anni si vocifera di tentativi da parte di Apple di sviluppare il proprio motore di ricerca. Oggi gli indizi sono incontrovertibili. In un certo senso, la multinazionale americana ha già rilasciato la versione beta. Infatti, nel nuovo sistema operativo per iPhone, iOS 14, l’utente può cercare pagine web dalla schermata home, trovando risultati suggeriti da Siri, ed evitando dunque di passare per Google.
La funzione di ricerca si basa su Applebot, un web crawler su cui stanno lavorando un numero di esperti che Apple ha recentemente strappato a Google, tra cui John Giannandrea – ex responsabile di Search e di intelligenza artificiale.
Era inevitabile che Apple, dopo essersi espansa nel settore musicale, in quello di streaming video e delle news ed aver di fatto creato un universo di servizi, rilasciasse il proprio motore di ricerca. Bisogna anche considerare che il marketing della compagnia ha recentemente dato sempre più enfasi alla protezione della privacy dei propri utenti, che diventa inesistente ogniqualvolta questi aprono Safari ed utilizzano Google.
Ma non è tutto: si stima che Google paghi annualmente $12 miliardi ad Apple per essere il motore di ricerca di default dei dispositivi della compagnia fondata da Steve Jobs. Queste transazioni realizzano circa il 20% dei profitti annuali di Apple. Addirittura, i motori di ricerca concorrenti (quali Bing, Yahoo!, DuckDuckGo etc.) pagano Apple soltanto per poter essere impostati come possibili alternative a Google.
Questi accordi stanno ora venendo investigati dal DOJ, il Dipartimento di Giustizia americano per una potenziale violazione di leggi antitrust, di fatto minando una delle poche variabili che trattenevano Apple dallo sviluppare il proprio motore di ricerca.
Naturalmente, però, non è l’unica. Google ha il monopolio della funzione Search da anni, con una quota di mercato superiore all’90%. I motori di ricerca migliorano col tempo a seconda della magnitudine del traffico che gestiscono. Oggi Google riceve centinaia di milioni di richieste al minuto – un vantaggio enorme, che spinge certi analisti a dubitare che Apple riuscirà mai a creare un’ alternativa qualitativamente allo stesso livello. Altri invece ritengono questo sia possibile grazie alle risorse della compagnia.
Alcuni sviluppatori hanno notato l’incremento esponenziale di attività di Applebot, e lo hanno interpretato come un segno della crescita del database per il futuro motore di ricerca. Non è però chiaro come la compagnia pianifichi di recuperare terreno rispetto a Google.
Inoltre, emergono domande inerenti il business model che Apple potrebbe ideare per il proprio motore di ricerca. Infatti, Google monetizza il proprio servizio attraverso pubblicità e vendendo dati degli utenti. Nel caso di Apple, entrambe le vie sono impercorribili.
Per quanto riguarda lo scontro tra i due giganti tech per la gestione del traffico online, le uniche previsioni basate su dati disponibili oggi sono di possibili perdite economiche per entrambi, almeno all’inizio. Apple perderebbe $12 miliardi annualmente (che potrebbe comunque perdere, a seconda degli sviluppi della causa legale antitrust), mentre Google perderebbe almeno una parte del traffico portato da utenti Apple – si parla di circa metà del traffico complessivo del motore di ricerca.
Ciò che è sicuro è che la mossa di Apple è una scommessa di grandissima consequenzialità, e non soltanto economica. Infatti, qualora sfidare il monopolio di Google in Search dovesse rivelarsi un’azzardo vincente, Apple avrebbe accesso a volumi impressionanti di dati, che sono il combustibile utilizzato per sviluppare intelligenza artificiale – ciò che determinerà il futuro di entrambe le compagnie.