Nucleare e cuneo fiscale, ecco le richieste di Confindustria al governo

Orsini apre al dialogo con i sindacati. Gioco di squadra con il governo

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Confindustria Meloni

Portare in Italia il nucleare di ultima generazione, rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale e mettere in cantiere un piano casa straordinario per i neoassunti: mentre si avvicina il varo della prossima Legge di Bilancio, il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, presenta al governo le richieste del mondo produttivo, rimarcando la necessità di accelerare riforme e investimenti.

E’ un discorso pragmatico quello che Orsini consegna alla platea alla sua prima assemblea pubblica in Viale dell’Astronomia. Il Paese non può più fare a meno di misure, nuove scelte coraggiose che facciano da volàno alla produttività.

Sul lungo termine occorre, però, una politica industriale solida, poggiata su tre pilastri: competitività, produttività, comunità. Le imprese, rimarca Orsini, non si limitano a  a chiedere, ma sono pronte a rinunciare ai bonus e deduzioni che non creano crescita. Insomma può iniziare una comune e dettagliata analisi delle fiscal expenditures oggi in vigore per procedere a una loro selezione.

Non solo, il presidente di Confindustria apre al dialogo con governo e sindacati, punta sul gioco di squadra. Insieme alla concretezza, è quindi la coralità il tratto distintivo del discorso di Orsini. Un intento reso plastico anche nel vicendevole abbraccio con Giorgia Meloni.

Salita sul palco in un tailleur-pantalone bianco, la premier ha preso la parola rimarcando di essere d’accordo con il numero uno di Confindustria e ha aggiunto che la crescita del Pil all’1 percento è a portata di mano per il nostro sistema Paese.

Orsini si rivolge quindi all’Europa e alla nuova Commissione Ursula von der Leyen appena insediata, con Raffaele Fitto a rappresentare l’Italia con un portafoglio molto importante. Chiede di rottamare il green deal, perlomeno come finora è stato congegnato, altrimenti il Vecchio continente rischia di cadere nel baratro della deindustrializzazione. Senza una inversione di marcia, la débâcle è all’orizzonte.

Le regole di Bruxelles che vogliono lo stop del motore a benzina dal 2035, aggiunge chi scrive, equivalgono infatti a uno sfascia carrozze per l’industria dell’auto europea a causa del predominio cinese sul settore. Per avere un’ulteriore conferma basta leggere i dati appena sulle immatricolazioni di agosto, con l’elettrico in cortocircuito.

Lo stesso si può dire più in generale della transizione energetica, dove il Dragone ha la leadership su eolico e solare anche grazie all’ampia disponibilità di materie prime critiche. Una fame per i metalli rari che ha alimentato anche la corsa internazionale a ritornare sulla Luna per farne una enorme miniera.

Ecco perché, dato che in Italia gli stipendi restano più bassi della media europea complice l’alta imposizione, occorre rendere permanente il taglio del cuneo. Così da attrarre i nuovi giovani talenti o perlomeno frenare la fuga dei cervelli.

Secondo il capo di Confindustria va inoltre modificato anche il Patto di Stabilità, che pecca di poco “solidarismo” e appunto trarre dall’atomo quella energia a basso costo che risulta vitale per una manifattura oggi in grande difficoltà anche a causa della concorrenza sferrata dall’ex Celeste impero.

leggi anche: Il nucleare vale 50 miliardi di Pil, entro fine anno il quadro normativo.

Nel salone di Via dell’Astronomia, mentre risuona il discorso pronunciato con l’intonazione emiliana di Orsini che è nato a Sassuolo, resta vuota la poltrona riservata a Giancarlo Giorgetti. Una assenza di peso quella del ministro dell’Economia, che è il naturale destinatario delle richieste degli imprenditori nella legge di Bilancio.

La premier Meloni cita Adriano Olivetti sulla funzione sociale del fare imprese: «La fabbrica per l’uomo e non l’uomo per la fabbrica». La nuova era delle relazioni confindustriali, dopo la stagione di Giorgio Bonomi, ha preso avvio.

Ora spetta ai sindacati, Cgil di Maurizio Landini in testa, decidere se entrare a far parte di questo circolo virtuoso per l’evoluzione del Pil e quindi per la sostenibilità del debito pubblico anche in vista dei prossimi esami con le agenzie di rating. O se, invece, pensare a politicizzare le piazze in nome di idee perlopiù scolorite.

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