Economia

La vera disintermediazione: non farsi incatenare dai social

I social hanno aiutato le aziende nella disintermediazione dai vecchi canali regalandogli un po’ di libertà, ma adesso c’è il rischio che diventino essi stessi le nuove catene.

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La vera disintermediazione: non farsi incatenare dai social

Il concetto di intermediario esiste praticamente da quando esiste l’economia ma, se c’è uno strumento che è riuscito a stravolgere completamente questo concetto, è il web. Permettendo un contatto diretto tra impresa e cliente si è potuto dare vita alla cosiddetta disintermediazione, che ha portato vantaggi ad entrambe le parti. Sono stati soprattutto i social a dare il via a questo processo ma, riflettendo un po’ sulla questione, sorge una domanda: le imprese però si sono davvero liberate degli intermediari… oppure hanno semplicemente scambiato i vecchi con dei nuovi?

L’importanza di un filo diretto

A chi non conosce le dinamiche dietro le moderne piattaforme di mediazione web può sembrare che canali come Booking.com, Amazon, eBay e simili, che permettono alle attività di mettere in vendita le proprie merci tramite i loro siti, siano dei piccoli miracoli, luoghi virtuali in cui è possibile trovare ogni cosa di cui si ha bisogno. Per chi vive queste realtà però le cose sono ben diverse: devono sottostare ad ogni decisione da parte di questi siti e uscirne vuol dire perdere una fetta consistente di potenziali compratori. Questo era l’inevitabile svolgersi degli eventi, almeno fino all’arrivo dei social.

Con la creazione di profili aziendali e fan-page per i brand i produttori hanno potuto rivolgersi direttamente ai consumatori tramite una rete libera e perlopiù gratuita, eliminando finalmente la necessità di rivolgersi ad altri per farsi trovare. Questa tipo di approccio ha favorito soprattutto le PMI che, avendo a disposizioni minori risorse rispetto ai leader di settore, hanno potuto incrementare il loro volume di affari in maniera consistente. Per farla breve i social hanno sostituito quelli che erano i canali precedenti, dando a tutti la possibilità di fare disintermediazione.

Un’arma a doppio taglio

Qui però sorge un problema: i social sono davvero disintermediatori? Al momento la risposta è sì, ma in futuro cosa accadrà? Facebook, Instagram e simili sono piattaforme gestite da privati e, come tali, seguono la logica del profitto. Nulla vieta infatti che queste decidano da un giorno all’altro di mettere nuove regole che le trasformino in intermediari e, con la potenza che si ritrovano, potrebbero tranquillamente divenire qualcosa di simile ad uno stato sovranazionale, con una propria moneta e un proprio sistema di tasse per chi vi opera. A quel punto tutti vorranno uscirne, ma probabilmente sarà già troppo tardi.

Per questo è necessario, se mi consentite il gioco di parole, disintermediare i disintermediatori prima che questo avvenga. Il modo per farlo fortunatamente già esiste ed è più semplice di quanto si creda: creare delle piattaforme proprie. Gestendo in autonomia un proprio canale preferenziale, come può essere un’app di vendita o un sito, non subordinato a nessun altro così da avere la sicurezza che, qualsiasi strada prenderanno gli eventi, l’azienda sarà pronta ad ogni scenario.

 

 

Umberto Macchi

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