A dieci giorni di distanza dal verdetto di Standard & Poor’s anche l’agenzia Dbrs Morningstar promuove i conti dell’Italia, e quindi il Def di Giancarlo Giorgetti, puntando il dito contro il disastro contabile del Superbonus voluto dal primo governo di Giuseppe Conte.
La pagella anche nel caso di Dbrs, che è la più piccola delle quattro signore del rating a cui è appesa tutta la comunità finanziaria internazionale, per il nostro Paese è “BBB” (high) con trend “stabile”.
Ma appunto come aveva già fatto S&P (rating “BBB” e previsioni “stabili”), anche Dbrs avverte che l’incentivo immobiliare voluto dal capo dei Cinquestelle ha avuto un “impatto maggiore del previsto” in termini di crediti di imposta. Fino appunto a scavare una voragine e a un deficit pari al 7,4% del Prodotto interno lordo.
Un disastro contabile, considerando che le stime del governo si attestavano al già pesante 5,4 percento. Meno male che la Penisola ha messo a segno una “ripresa post pandemia” più marcata delle attese, superando altri Stati compresa la Germania, che da ex locomotiva del Vecchio Continente si è ritrovata in recessione, vittima del suo stesso cieco rigore anche in seno alla Bce di Christine Lagarde.
Tanto che, aggiunge l’agenzia di rating, il rapporto tra debito pubblico e pil si è ridotto più rapidamente delle attese grazie alla crescita nominale. Complice volano del Piano di Ripresa e Resilienza con le sue grandi opere che dovrebbe contribuire a “mitigare la debolezza degli investimenti residenziali” nei prossimi anni conseguente allo stop del Superbonus.
Aiuta poi a mitigare il rischio di un attacco speculativo anche la scelta del ministro del Tesoro di spostare parte del debito pubblico al sicuro a medio termine nelle tasche dei piccoli risparmiatori italiani con iniziative come il Btp Valore, di cui il 6 maggio scatterà la quarta emissione, qui tutti i dettagli di quanto rende.
Insomma, secondo Dbrs il rischio per l’Italia resta bilanciato. A patto, aggiungiamo noi, che ci si decida ad aumentare la competitività del Paese e delle sue imprese. Come fare è presto detto:
- riducendo le tasse, attuando una vera riforma del fisco anche a favore della classe medio-alta con tutti i benefici di gettito che dimostra la curva di Laffer;
- semplificando il sistema delle regole, cioè tagliando le unghie ai burocrati della PA, per permettere alle imprese di crescere e lavorare;
- realizzando le grandi opere, comprese la TAV e il Ponte sullo stretto di Messina;
- assicurando a famiglie e imprese una bolletta energetica più bassa, smettendo di inseguire le follie dei talebani dell’ambiente. Occorre, in particolare, portare in Italia il nucleare pulito di ultima generazione;
- attuando una riforma della scuola che formi al lavoro, chi non vuole affrontare un liceo e quindi l’università. Anche attraverso l’apprendistato gratuito;
- riducendo il prelievo sul capital gain di Borsa, così da indurre gli italiani a non lasciare più il proprio denaro a dormire sul conto corrente in balia dell’inflazione ma a versarlo, come se fosse carburante, nel serbatoio del motore del Pil.
I prossimi appuntamenti con le agenzie di rating sono imminenti: Fitch è in agenda il 3 maggio e la temutissima Moody’s l’ultimo giorno dello stesso mese. Se il Paese ne uscirà, come è probabile, indenne, cerchi di preparare i muscoli per le prove future.
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Le agenzie di rating saranno meno benevole di oggi, visto anche il Patto di Stabilità Ue e la procedura di infrazione che Bruxelles medita nei riguardi dei paesi del Mediterraneo “spendaccioni”. I cosiddetti “Pigs”, maiali, come l’Italia.