A voler fare un resoconto di quello che è stato l’anno 2020 o che meglio ricorderemo come l’anno della pandemia da covid19, coronavirus, sars cov2, o ancora di più come l’anno dei numeri, non si può non ripartire da quelle immagini che oggi sembrano essere cosi tanto lontane.
Di un Presidente del Consiglio che per la prima volta, confina l’intera penisola italiana in “zona rossa” dopo aver elencato una serie di numeri tra decessi e contagi.
Di un Papa solitario visibilmente emozionato che sotto una pioggia battente, in una piazza romana altrettanto solitaria, si affida alla preghiera, affinchè il mondo intero possa uscire al più presto da questo tormento che coinvolge milioni di persone.
Di quella fila interminabile di mezzi dell’esercito nel bergamasco che trasporta le prime e troppe, tante salme, vittime di questo terribile mostro.
Dei numerosi e quotidiani appelli a “restare in casa” dei nuovi eroi del nostro tempo : i sanitari, impegnati in prima linea senza più un volto e identità, riconoscibili soltanto dai propri nomi scritti con un pennarello su quelle “protezioni” alle quali nessuno aveva mai meditato di dover conoscere.
Eroi che hanno imparato a parlare con gli occhi.
Un anno scandito da differenti fasi, da una prima, dei canti sui balconi, delle mascherine che hanno coperto il volto degli esseri umani e, di quell’andrà tutto bene, alla seconda fase, del dopo choc, quello della diffidenza e del distanziamento sempre più crescente tra il genere umano, dell’interesse individuale che diventa problema prevalente della vita delle persone che fa emergere un nuovo fenomeno: l’invidia sociale.
E il tutto si riduce ancora a numeri, a giornate scandite da resoconti e ancora da numeri di RT, di indici di contagi, di numeri riguardanti anche l’economia fedele compagna di viaggio della pandemia.
Quante aziende chiuse, quanto il debito che aumenta, quanto il Pil, quanti i disoccupati, quanti i nuovi poveri, quante le perdite per ogni singolo settore economico e siamo ancora ai numeri. Numeri che troppo spesso fanno perdere il senso di tutto quanto si sta vivendo, numeri che allontanano quella consapevolezza di ciò che ha reso il colore della vita di tutti di un blu intenso, di un trascorso che ancora si fa fatica a realizzarlo come realmente vissuto.
E ancora, anche la nuova fase, quella del vaccino, si torna a rimarcarla con i numeri: quanti vaccini arriveranno, quanti saranno i vaccinati, quanti a favore e quanti contro.
E ancora il finanziamento europeo grande e considerevole aiuto, anche qui si torna più sui numeri che dove indirizzarli e per aiutare chi, ma questa è un’altra storia.
Un mondo di numeri nel quale si perde il mondo dei sentimenti, della commozione, della reale percezione che dietro a quei numeri ci sono tante persone, tanta sofferenza e tanta vita vera.
Dopo resilienza, anche razionalità, dovrebbe divenire un’altra parola d’ordine per tornare alla normalità.