Come consuetudine, ad ogni fine estate si pensa all’agenda governativa che riguarda il prossimo autunno e, come rimetterla in movimento dopo la tregua estiva.
Questo prossimo autunno però sarà ben diverso rispetto ai precedenti, è l’autunno del premier Draghi, è la sua sfida, dove dovrà sfoggiare quelle che sono le sue doti migliori con le quali da sei mesi circa a questa parte è riuscito a zig zagare tra partiti, leader politici e cittadini : il suo buon senso e la sua capacità di saper prendere le decisioni.
Doti che riesce a gestire con estrema efficienza grazie anche al fatto di essere un uomo libero, libero da preoccupazioni legate al consenso elettorale, libero dalla preoccupazione delle elezioni, fattori che lo portano ad interagire con tutti i rappresentanti dei partiti e, al contempo decidere senza dover dimostrare all’opinione pubblica di essere un capo, quella trappola dove rimangono avvinghiati la maggior parte dei leader che devono far passare il messaggio ai propri elettori di aver deciso e trovato chissà quale opportunità per il paese che poi all’atto pratico si risolve in una delle tante norme che va solo ad aggiungersi alle migliaia già presenti nell’archivio politico italiano.
D’altra parte se andiamo a riascoltare il discorso di Draghi all’Accademia dei Lincei di circa un mese fa dove aveva dichiarato che l’indebitamento è una scelta politica, dove non esiste risanamento senza sviluppo e investimenti e questi ultimi sono sempre un rischio da correre, dimostra che oltre al decidere di approvare una semplice norma è il coraggio della responsabilità a dominare, quella che purtroppo bisogna dirlo, oggi manca ai leader politici, troppo preoccupati delle prossime elezioni e della rielezione del Presidente della Repubblica.
Il paese però in questo momento di stanchezza dovuta oltre che dalla pandemia da altri fattori economici, ha bisogno di uomini capaci di saper decidere con scienza e coscienza ed utilizzare al meglio le ingenti risorse europee in arrivo nonchè dare il via alle riforme necessarie per uscire dalle acque stagnanti, di fatto, poco sono interessati alle elezioni autunnali che fino a quando non si rimetterà penna alla legge elettorale rimarranno sempre e solo “giochi” tra i partiti politici.
La differenza tra l’autunno di Draghi e dei suoi predecessori è rinvenibile proprio nel fatto che non sarà un autunno impegnato verso i soliti argomenti del taglio della spesa, del fisco, dei tagli e dei sacrifici, che rimarranno questa volta in parte ai margini; il prossimo autunno si focalizzerà sul PNRR, il piano di rilancio dell’economia finanziato dall’Europa, che dovrà riportare il paese utilizzando queste risorse ai livelli degli altri paesi europei, ma non solo, il punto nevralgico per far si che il PNRR funzionerà saranno proprio le riforme, cruciali per il suo avvio e come sappiamo da sempre il grande ostacolo di ogni Governo.
E’ questa la grande sfida del Governo Draghi e il suo autunno.
Il fisco, la concorrenza, la giustizia, da quest’ultima poi come oramai ben noto dipende il funzionamento strutturale del paese, il processo civile e le sue lungaggini, riguardano i fallimenti, i risarcimenti, i licenziamenti aspetti che tengono lontane dal nostro paese le multinazionali straniere.
La concorrenza, nonostante la legge si rivolga al settore pubblico si tratta però di definire quegli aspetti che riguardano le gare di appalto dove si concentreranno la maggior parte degli investimenti sulle infrastrutture che sono il punto centrale del PNRR, la rivisitazione delle concessioni pubbliche, la rivisitazione delle regole sui servizi pubblici locali come ad esempio gli autobus.
La riforma del fisco che dovrebbe essere realizzata in settembre con tutte le sue articolate e complesse fasce sociali, dovrà tenere in considerazione in particolare il ceto medio, quei redditi tra i 28.000 e 55.000 euro lordi all’anno che più hanno sentito la crisi.
A queste ricordiamoci anche dell’abrogazione di quota 100 e con essa il problema del reddito di cittadinanza.
Tutto ciò richiede impegno e il percorso intrapreso dal Presidente Draghi volto al risanamento, alla crescita, allo sviluppo e alle riforme istituzionali mette l’Italia nella condizione di deve dimostrare di essere capace di saper governare e saper “incanalare” il Recovery Found verso una politica di sviluppo ed espansione del settore produttivo italiano, in questo percorso autunnale c’è altresì l’uscita della Merkel e l’ultimo problema venutosi a generare dell’Afghanistan.
Lorena Polidori