La ricerca scientifica di tutto il mondo sta lavorando incessantemente per giungere allo sviluppo di una cura definitiva per il Covid-19. L’ostacolo principale deriva dal fatto che il Sars-CoV-2, come tutti i virus, è soggetto a continue mutazioni, le quali avvengono per adattarsi sempre meglio all’organismo ospite, sfruttato per riprodursi.
A tutt’oggi l’arsenale contro il Covid-19 è fatto di monoclonali, antinfiammatori, antivirali e vaccini innovativi. Perché questo? Vediamo anzitutto i farmaci sotto forma di pillola. Il Paxlovid della Pfizer, infatti, può essere utilizzato contro il Covid nei Paesi che lo ritengono opportuno. È questo il parere dell’Ema, «emesso – si legge in una nota dell’ente regolatorio europeo – per supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere su un possibile uso precoce del medicinale», prima ancora dell’autorizzazione Ue all’immissione in commercio.
Il trattamento con il Paxlovid è riservato ad adulti con Covid-19 che non richiedono ossigeno supplementare, e che sono a maggior rischio di progressione verso una malattia grave. Il farmaco (due principi attivi disponibili in compresse separate) va assunto il prima possibile dopo la diagnosi, e comunque entro 5 giorni dall’inizio dei sintomi.
A proposito di antivirali, la Danimarca è il primo Paese Ue ad autorizzare l’altro medicinale disponibile, la pillola prodotta da Merck per pazienti a rischio con sintomi. Il prodotto, commercializzato con il nome di Lagevrio, ha ricevuto il via libera per uso d’emergenza da parte dell’Ema a metà novembre, permettendo ai singoli Paesi membri di decidere se utilizzarla prima dell’autorizzazione ufficiale.
Ma non è tutto perché l’Ema ha anche autorizzato altri due trattamenti anti-Covid: un anticorpo monoclonale, il sotrovimab, e l’antinfiammatorio anakinra, un immunosoppressivo già usato nell’Ue per varie condizioni infiammatorie. Il primo, prodotto dalla britannica GlaxoSmithKline assieme all’americana Vir Biotechnology, è indicato, con somministrazione endovena, negli adulti e negli adolescenti, dai 12 anni di età e con un peso di almeno 40 chili, che non richiedono ossigeno supplementare e che sono a maggior rischio che la malattia diventi grave. Da studi di laboratorio si prevede che il medicinale sia attivo anche contro la variante Omicron.
Del resto l’indicazione dell’iniezione sottocutenea di anakinra, un immunomodulante commercializzato dalla svedese Sobi, è stato invece esteso per l’utilizzo in pazienti adulti con polmonite che richiedono ossigeno supplementare, a rischio di sviluppare grave insufficienza respiratoria. Entrambi i farmaci hanno mostrato di «ridurre significativamente ricoveri e decessi in pazienti a rischio di malattia grave». Grandi novità anche sul fronte dei vaccini.
L’EMA sta per approvare un vaccino di seconda generazione a proteina ricombinante dell’americana Novavax. Il nome tecnico è “Nvx-CoV2373” e contiene 5 microgrammi della proteina Spike del virus. Oltre alla Spike, in ogni dose ci sono 50 microgrammi di un adiuvante (Matrix-M) che potenzia l’attività del principio attivo ed è costituito da un estratto della corteccia della pianta Quillaja saponaria (la saponina), colesterolo e fosfolipidi, tutte sostanze biologiche naturali. Nessun tipo di cellule umane (né fetali né di adulto) è coinvolto.
La fase 3 della sperimentazione clinica ha coinvolto 30mila volontari in 119 centri di Usa e Messico. L’efficacia nel modello sperimentale è del «100% nel prevenire le forme più gravi e del 90,4% per tutte le manifestazioni dell’infezione». Lo studio conclusivo, condotto in Gran Bretagna e pubblicato sul New England Journal of Medicine, ha confermato un’efficacia totale del 96,4% contro il ceppo originario del virus.
Lorenzo Palma, 24 dicembre 2021