Negli ultimi anni, la realtà geopolitica globale è cambiata profondamente, e questo non è successo linearmente, ma attraverso una serie di eventi spettacolari. L’UE si è ritrovata impotente rispetto all’annessione russa della Crimea.
Con Brexit ha perso uno stato membro dotato di una delle più grandi economie al mondo e capace militarmente e diplomaticamente; con Trump ha osservato l’alleanza transatlantica indebolirsi giorno dopo giorno, senza contare le sofferenze economiche che l’area Euro ha subito trovandosi in mezzo alla trade war sino-americana. Giusto per elencare alcuni di questi eventi.
Il mondo sta cambiando, velocemente, e sembra che l’UE, come anche i singoli stati membri, intimidisca di fronte a scelte che, nonostante siano difficili da implementare, specie nella dimensione politica, sono assolutamente necessarie per essere posizionati strategicamente per i prossimi cinque anni, così come per i prossimi venti.
Queste scelte, per essere efficaci, oltre a potenziare le tradizionali forze militari, devono anche includere l’investimento di ingenti quantità di capitale nello sviluppo di capacità cibernetiche difensive. Partiamo in questo fronte da una posizione di forte svantaggio rispetto alle altre potenze globali.
Finalmente, però, si sta iniziando a parlare di difesa europea nel discorso pubblico. Charles Michel, Presidente del Consiglio europeo, ha recentemente dichiarato che “L’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, presenterà una prima bozza dello Bussola strategica nel novembre 2021. Ci torneremo a dicembre. La sosteremmo a marzo in occasione del nostro Consiglio europeo ordinario sulla difesa. Nel frattempo, procederemo sui diversi binari esistenti nel campo della difesa e della sicurezza”.
Il ritiro americano dall’Afghanistan, così come la nascita di AUKUS, alleanza militare tra Regno Unito, Australia e Stati Uniti, sono altri eventi da tenere in considerazione, specie l’ultimo, che segnala una minore importanza della NATO come canale per l’organizzazione e lo sviluppo di progetti di difesa condivisi. Lo stesso Draghi ha affermato che molti più investimenti devono essere indirizzati verso il miglioramento della difesa europea, ed ha annunciato anche che questo deve avvenire con urgenza, dichiarando: “non abbiamo tempo”.
Quale futuro per Leonardo e Fincantieri
Per quanto riguarda l’implementazione di questi obiettivi, in questi giorni sono emerse importanti notizie riguardanti Leonardo e Fincantieri (due tra i più grandi produttori di beni militari), controllate rispettivamente al 30,5% e al 72,5% dallo stato italiano. A dare il via alla discussione sono state indiscrezioni di un’offerta avanzata da Knds, azienda di difesa franco-tedesca, per l’acquisizione di Oto Melara e Wass, compagnie che producono rispettivamente mezzi corazzati (e cannoni) e sottomarini, controllate e recentemente messe in vendita da Leonardo.
La notizia ha però fatto sollevare sindacati e Parlamento a tutela di una difesa nazionale più che europea, ed il governo è ora impegnato a trovare soluzioni che evitino almeno una totale cessione delle due compagnie a conglomerati non italiani. Il ministro della difesa Lorenzo Guerini ha affermato che ci sono in atto tentativi di supportare Fincantieri, che a sua volta aveva avanzato offerte a Leonardo per Oto Melara e Wass. Il problema è la mancanza di liquidità: l’offerta di Knds ammonterebbe a circa 650/700 milioni di euro, mentre quella di Fincantieri risulta corta di almeno 200 milioni di euro.
Le opzioni ora sono diverse. Si è parlato di un aumento di capitale di Fincantieri (le voci lo stimerebbero al miliardo di euro), così come un intervento di Cassa Depositi e Prestiti. Bloomberg riporta che il governo sta addirittura riflettendo sulla creazione di un polo unico della difesa in Italia, nonostante diversi analisti ritengano che una fusione dei due gruppi sarebbe controproducente. Altre fonti giornalistiche parlano invece di un’alternativa più moderata e supportata dal Ministero della Difesa, ovvero una soluzione allargata che vede una collaborazione tra Fincantieri e Knds per il controllo di Oto Melara e Wass.
Mentre per una risoluzione di questi eventi bisognerà attendere la concretizzazione delle offerte, previste verso fine mese se non addirittura nel primo trimestre 2022, sembra chiaro che il nuovo governo stia prestando più attenzione rispetto ai precedenti alla capacità di difendere il territorio e gli interessi italiani, e, stando alle dichiarazioni di Draghi, è probabile che più spesa pubblica sarà indirizzata in questo settore.