Economia

L’importanza di guardare al futuro

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Una guerra ingiustificata ed inconcepibile: dopo la pandemia del Covid l’Europa aveva bisogno di pace, non di una guerra devastante. Quali sono i sentimenti degli italiani in questo momento? Ce ne parla Lorenzo Palma.

Predomina un diffuso sentimento di paura, di incertezza, di precarietà: uno scenario che i nostri nonni avevano dimenticato nel dopoguerra, che i nostri padri non conoscevano e che le nuove generazioni non pensavano nemmeno potesse esistere.

Il conflitto Russia Ucraina ha prodotto in poco tempo sentimenti, pensieri, scenari interiori per cui ogni persona vive ora il proprio conflitto interiore. Ed a risentirne è l’insicurezza del presente e la paura dell’immediato futuro. Anche l’Italia si sente in guerra, e ha paura.

La maggior parte dei nostri concittadini, riguardo al conflitto, è in forte apprensione: otto italiani su 10, soprattutto i giovani, temono una seconda guerra fredda o l’impiego di armi chimiche e atomiche nel conflitto tra Russia e Ucraina. Un’ansia non infondata, dopo i ripetuti riferimenti di Lavrov all’atomica e le dichiarazioni del premio Nobel Muratov, secondo cui “la minaccia nucleare è reale”.

E di fronte a tutto ciò solo per il 19% l’Italia dovrebbe contribuire al rifornimento di armi. Secondo un sondaggio promosso da Area-Studi Legacoop e Ipsos a questi timori si aggiungono poi la preoccupazione per l’aumento generalizzato dei prezzi, la riduzione delle forniture di gas e la perdita di valore dei risparmi (il 9% pensa addirittura di ritirarli dalla banca).

I risultati del sondaggio segnalano una paura generalizzata: il 94% degli italiani è molto o abbastanza preoccupato per il conflitto; la percentuale media di chi avverte un maggior timore (50%) sale decisamente tra gli under 30 (62%). Tra gli elementi che suscitano più inquietudine l’eventualità di una seconda guerra fredda (83%), di un danneggiamento delle centrali nucleari ucraine (81%), il rischio che qualche parte in gioco nel conflitto perda il controllo ed utilizzi armi chimiche o atomiche (80%). Oltre la metà degli italiani (55%) teme inoltre rappresaglie missilistiche russe contro il nostro Paese e un terzo di dover inviare soldati italiani.

A questa preoccupazione si accompagna quella per le ripercussioni dirette sull’economia italiana, dichiarata dal 95%. Si teme, soprattutto, che il conflitto possa portare ad un aumento generalizzato dei prezzi (66%), ad una riduzione delle forniture di gas (56%), ad un aumento dei prezzi dei derivati del grano (pasta, farine, pane e prodotti panificati; 36%). Nel 53% di chi si dichiara molto preoccupato, spiccano il ceto popolare (66%), le donne (63%) e il Mezzogiorno (60%).

In linea con questi timori, le famiglie stanno cercando di risparmiare e di ridurre i consumi (37%, ma il 45% dei giovani e il 44% del ceto popolare), temono perdite del potere di acquisto (31%) e di valore dei propri risparmi (28%), al punto che il 9% pensa di ritirarli dalla banca (addirittura il 17% nel ceto popolare).

Sempre secondo il sondaggio di Areastudi Legacoop e Ipsos, gli italiani chiedono un passo indietro a tutte le parti in causa: all’Ucraina il riconoscimento dell’autonomia del Donbass come previsto dagli accordi di Minsk (81%); alla Russia il ritiro delle proprie forze militari dal territorio ucraino (81%); alle istituzioni internazionali di favorire le trattative per una sicurezza che garantisca sia l’UE che la Federazione Russa (78%).

Soprattutto, però, è forte la richiesta (89%) di un corridoio umanitario che permetta alle agenzie internazionali e alle Ong di garantire assistenza alla popolazione. In generale, secondo lo studio, gli italiani sono per la pace e contrari al ricorso alle armi. Una larghissima maggioranza (88%) sostiene che “non dovrebbe essere dato nessun sostegno militare alla guerra”; allo stesso modo (90%) che gli Usa dovrebbero ritirare gli armamenti nucleari dai paesi Nato e la Russia dovrebbe fare altrettanto con i paesi di confine con l’Europa.

Lorenzo Palma, 15 marzo 2022