L’inflazione non si ferma più

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L’inflazione continua a correre. Nel Regno Unito passa dal 7% del mese di marzo al 9% nel mese di aprile. La comunicazione è di qualche minuto fa dall’istituto di statistica britannico che conferma come pandemia prima e guerra poi rappresentino una sequenza fatale soprattutto per le economie occidentali. 

Di fatto la catena produttiva mondiale, che i benpensanti chiamano supply chain, non si è mai rimessa in moto correttamente dopo il primo lockdown del 2020. Quel lockdown non solo ha bloccato per tre mesi la produttività mondiale, ma ne ha accelerato il tracollo determinando alla riapertura delle attività una voglia sfrenata di consumismo che, se da un lato rendeva felici gli esercenti, dall’altro stava già minando lentamente i dati macroeconomici.

Di fatto però il lockdown non è mai finito veramente, si è sostanzialmente spostato da una parte all’altra del mondo come testimonia quello che è successo nelle ultime settimane al porto di Shangai. Di fatto la globalizzazione ha dimostrato in questa fase storica il peggio di se, imponendo ora una revisione globale che, comunque, richiederà anni perchè possa rientrare in funzione in pieno regime. 

Quello che sta accadendo con il gas e quanto accade con i microprocessori, sono i più chiari esempi di come l’ipotesi che concentrare alcune attività produttive in ristrette aree del mondo fosse così poco lungimirante per non dire poco intelligente. Ma il risvolto c’era, tutto questo sembrava estremamente comodo (perchè mai avrei dovuto preoccuparmi dei microprocessori se c’era qualcunaltro a farlo) e poco costoso.

Ma questa falsa lungimiranza ora la pagheremo tutta e il mondo non sarà più comodo come pensavamo fosse e nemmeno poco costoso, come il dato dell’inflazione inglese ma anche di quelle degli altri paesi del mondo sta lì a testimoniare.

Leopoldo Gasbarro, 18 maggio 2022

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