Economia

L’inflazione torna ad accelerare a maggio

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Un maggio decisamente rovente per l’inflazione, che torna a salire rispetto ad un aprile tutto sommato più moderato. Secondo le stime preliminari dell’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,9% su base mensile e del 6,9% su base annua (da +6,0% del mese precedente).

“A maggio, dopo il rallentamento di aprile, l’inflazione torna ad accelerare salendo a un livello che non si registrava da marzo 1986 (quando fu pari a +7,0%)”, spiega l’Istat. Accelera anche il cosiddetto ‘carrello della spesa’, che si porta sempre ai massimi da 36 anni: i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona passano infatti a +6,7%, dal +5,7% di aprile.

Di fronte agli aumenti dei prezzi la lista della spesa riguarda 4 famiglie su 10 (38%) ma si va anche a caccia delle promozioni (38%), si guarda con più attenzione anche al rapporto prezzo/kg di prodotto degli alimenti (47%) e soprattutto si taglia il superfluo (48%) a tavola. È quanto emerge dall’analisi dello studio Ismea di fronte all’aumento dell’inflazione che a maggio per l’Istat sale al 6,9%, il massimo dal 1986.

A sostenere l’accelerazione della crescita dei prezzi oltre all’energia sono anche gli alimentari cresciuti in media del 7,1% per effetto di aumenti generalizzati di tutti i prodotti a partire dagli oli alimentari di semi (+70,2%) al burro (+22,6%) fino alla pasta (+16,6%). Mentre tra i comportamenti virtuosi segnalati dagli italiani spicca la riduzione degli sprechi che riguarda ben il 68% delle famiglie.

Un impegno che al valore economico aggiunge anche quello etico ed ambientale in un Paese come l’Italia dove in media nella spazzatura finiscono quasi 31 chili all’anno di prodotti alimentari per un totale di oltre 1,8 miliardi di chili da smaltire. Sulle tavole degli italiani sono così tornati i piatti del giorno dopo come polpette, frittate, pizze farcite, ratatouille e macedonia.

Ricette che, secondo gli ultimi dati di settore, non sono solo una ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica del territorio come la ribollita toscana, i canederli trentini, la pinza veneta o al sud la frittata di pasta.

Se i prezzi per le famiglie corrono l’aumento dei costi colpisce duramente filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove, sottolinea il recente studio di settore a cura del Crea, più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo il Crea.

In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio. Tuttavia in una nota l’ISTAT precisa che “Gli elevati aumenti dei prezzi dei Beni energetici continuano a essere il traino dell’inflazione (con quelli dei non regolamentati in accelerazione) e le loro conseguenze si propagano sempre più agli altri comparti merceologici, i cui accresciuti costi di produzione si riverberano sulla fase finale della commercializzazione”, spiega l’Istat, precisando che “accelerano i prezzi al consumo di quasi tutte le altre tipologie di prodotto, con gli Alimentari lavorati che fanno salire di un punto la crescita dei prezzi del ‘carrello della spesa’”.

Lorenzo Palma, 31 maggio 2022