L’educazione finanziaria è considerata uno dei presupposti fondamentali per poter affrontare il cosiddetto nuovo mondo globalizzato in cui il capitale, moneta o soldi se preferite, è diventato di fatto l’unico mezzo di sostentamento attraverso cui abbiamo accesso a tutto quanto inerente la sfera che circonda la vita di ognuno di noi, dal cibo, essenziale per la mente ed il corpo, all’abitazione, dal necessario al superfluo e per ogni azione che poniamo in essere durante la nostra esistenza e che, in un mondo in cui la finanza costituisce il fulcro intorno al quale gira ogni cosa, ha conseguenze finanziarie connesse al nostro livello di conoscenza finalizzata a saper amministrare, difendere ed incrementare il patrimonio.
Nel nostro Paese questa materia è stata abbastanza trascurata, eccezion fatta per le università e le scuole superiori ad indirizzo specifico e non è stata mai introdotta nelle scuole primarie e secondarie in quanto non considerata importante data la natura umanistica delle nostre fondamenta.
Ritengo ciò una grave mancanza soprattutto alla luce della dinamicità con cui il pianeta è cambiato e delle accelerazioni, sempre più rapide, con le quali mutano le ere ma anche perché avere un quadro chiaro di come amministrare i propri soldi contribuisce ad evitare decisioni, e conseguenti azioni, che potrebbero porci in situazioni critiche dalle quali è difficile uscire; è opportuno quindi che anche un bambino di prima elementare inizi ad avere dimestichezza con il concetto di soldi così come, senza pensarci neanche un istante, gli viene affidato uno smartphone.
Se per piccoli importi non sono richieste conoscenze specifiche e tantomeno approfondite ma soltanto logica e buon senso … quando iniziamo a parlare di risparmi, quantificati in cifre soggettivamente importanti, un minimo di approfondimento è necessario per comprendere, ragionando basandoci sulle nostre tasche, quale sia la strategia ottimale per proteggere e cercare di accrescere il nostro capitale.
Analizzeremo quindi gli spazi e gli strumenti principali a nostra disposizione per evitare di mantenere il capitale in maniera passiva (perché non far nulla ha dei costi) e renderlo dinamico parametrando le scelte alla nostra propensione al rischio.
Gli spazi che abbiamo citato non sono altro che i mercati finanziari attraverso i quali transitano quotidianamente i capitali di centinaia di milioni di attori, siano essi persone fisiche, istituzioni o società, che investono per raggiungere gli obiettivi prefissati: profitto, protezione o di qualsiasi natura finanziaria essi siano.
Possiamo considerare i mercati come delle vie di comunicazione, aria, terra o acqua, sui quali si muovono i conducenti dei vari mezzi per raggiungere un traguardo partendo da un punto prefissato, e di conseguenza gli strumenti finanziari come i mezzi di cui ci avvaliamo per raggiungere la meta.
Al pari dei mercati anche le vie di comunicazione comportano dei rischi, connessi al mezzo che si usa (strumento), alla strada che si intende percorrere ed alle circostanze e condizioni in cui ci mettiamo in viaggio.
Entrare in un mercato finanziario con cifre importanti in un momento di alta volatilità a seguito di eventi che ne hanno causato instabilità è come se decideste di prendere il mare con uno yacht costoso sapendo di incontrare onde alte 5 metri, o come percorrere un autostrada con un’auto di lusso durante un terremoto.
Ecco perché la base su cui poggiano tutte le strategie è l’informazione attraverso la quale possiamo abbassare i livelli di rischio perché ci aiuta a prevenire e prevedere ciò che ci attende a meno che non ci rivolgiamo ad un consulente o gestore (tassista, pilota o autista tenendo presente la metafora) che paghiamo per raggiungere le nostre mete ed a cui demandiamo le scelte dopo aver rappresentato quanto siamo disposti a rischiare, o se non lo siamo affatto.
I mercati non sono altro se non il metaverso della finanza se proprio si vuol fare un ennesimo parallelismo in quanto per un investitore comune sono mondi virtuali che funzionano con capitali reali, infatti già da decenni sono i software e gli algoritmi che governano le transazioni e non gli uman, è aumentata anche l’offerta di strumenti creati affinché il mondo della finanza sia al passo con i tempi ed incontri le esigenze di volatilità, tempismo e rapidità che l’era digitale richiede in termini di movimenti di capitali.
Oltre alle classiche e basilari azioni ed obbligazioni abbiamo infatti una miriade di altre possibilità di investire i nostri soldi attraverso forme che inglobano gli strumenti appena citati, come fondi d’investimento e gestioni patrimoniali, ad esempio, o che derivano da essi, i classici derivati o opzioni riferiti ad indici, azioni o materie prime appunto le cui performances sono legate ai cosiddetti sottostanti; gli ETF ed ETC ed altre forme più sofisticate.
Il tutto regolato sin dalla notte dei tempi dalla famosa legge della domanda e dell’offerta che determina i prezzi e che nella realtà attuale, globale ed interconnessa, è influenzata da eventi di varia natura che spingono i mercati in una direzione piuttosto che in un’altra.
Naturalmente esistono delle norme che regolano il funzionamento dei mercati e che con il passare del tempo sono diventate sempre più stringenti onde evitare i grandi disastri cui abbiamo assistito durante le epoche del cosiddetto libertinaggio finanziario incontrollato, da non confondere con la speculazione che non è affatto un concetto negativo in quanto è un processo di pensiero mirato al profitto.
Nei prossimi articoli, e con cadenza settimanale, analizzeremo i principali strumenti ed i metodi per abbassare i livelli di rischio per gli investitori più “spregiudicati”.
Antonino Papa, 6 aprile 2022