Rublo o non rublo? Gas o non gas? Il dilemma shakespeariano di vecchia data cambia soggetto e passa dall’essere o non essere, all’avere o non avere: da una parte i rubli dall’altra il gas. E così la guerra dei nervi tra Russia ed Europa continua.
Il gruppo di nazioni che hanno deciso di non pagare le forniture di gas russo in rubli, come richiesto dal presidente Vladimir Putin, conta un nuovo membro, l’Olanda, che si aggiunge a Finlandia, Polonia e Bulgaria.
Il principale distributore di gas dei Paesi Bassi, GasTerra, controllata da Shell, Esso Netherland e dallo Stato olandese ha opposto il suo rifiuto alla richiesta di aprire un doppio conto corrente, in rubli e in euro, per pagare le forniture di gas al principale produttore russo Gazprom e aggirare le sanzioni adottate dall’Unione europea.
La risposta di Gazprom è arrivata immediata: GasTerra non riceverà la fornitura contrattualizzata di 2 miliardi di metri cubi di gas a partire dalla fine del mese di maggio. Il contratto, in scadenza il 30 settembre 2022, non verrà rinnovato, ha precisato GasTerra.
In termini di peso, la rinuncia al gas russo da parte dei Paesi Bassi è molto contenuta. Il gas russo rappresenta appena il 5% del consumo complessivo dell’Olanda può contare sulla presenza di rigassificatori di Gnl che coprono il 15% delle necessità del Paese e ha accumulato riserve superiori ai 2mila miliardi di metri cubi.
La produzione domestica, per contro, si attesta a circa 20 miliardi di metri cubi annui ma è in riduzione a causa dei problemi di sprofondamento del territorio determinato dallo svuotamento dei giacimenti di gas.
Anche la società danese Orsted ha deciso di seguire la stessa strada e ha dichiarato che non pagherà il gas russo in rubli.