Mangiare italiano aiuta l’ambiente

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Che la nostra alimentazione fosse al top per qualità, impiego di materie prime e crescente conquista di mercati internazionali in un settore strategico e determinante per l’economia italiana, è un dato consolidato. Ma adesso è diventata anche sostenibile: in 7 anni, secondo i dati dell’Unione Italiana Food, la più grande associazione di categoria in Europa con 450 aziende e 20 settori rappresentati, ha ridotto la CO2 di ben 69 milioni di chilogrammi, risparmiato 270mila metri cubi di risorse idriche e recuperato 19,5 milioni di chilogrammi in rifiuti.

L’ultimo report, quello del 2020, prende in considerazione trend e risultati raggiunti in questi sette anni analizzando obiettivi raggiunti in questo lasso di tempo, suddiviso per queste diverse categorie: pasta, prodotti da forno, cacao e cioccolato, gelati, confetteria. Settori produttivi che da soli producono nel nostro Paese un valore complessivo di circa 20 miliardi di euro all’anno.

Analisi economiche, statistiche, di mercato che non lasciano spazi ad alcun dubbio. Se, per esempio, la produzione di prodotti da forno – e da ricorrenza, come pandoro e panettone – evidenzia un drastico risparmio nelle emissioni di anidride carbonica (circa il 42,7%, dal 2013 al 2019), una vera eccellenza è rappresentata nel settore del cacao e cioccolato nella materia di utilizzo di energia elettrica rinnovabile, tanto da essere passato dal 7% nel 2013 al 100% nel 2019.

Oppure un altro settore strategico come quello della confetteria segna una riduzione idrica di acqua (si calcolano almeno 14,51 metri cubi di acqua risparmiati per ogni tonnellata di prodotto). “Questo rapporto – ha dichiarato Mario Piccialuti, direttore generale di Unione Italiana Food – racchiude tutto ciò di cui oggi il mondo discute, dalla lotta all’emergenza climatica, alla stretta correlazione tra sistemi alimentari globali e salute umana e ambientale, alla necessità di mettere in atto la sostenibilità e non lasciare che resti solo una promessa non mantenuta alle nuove generazioni”.

Una realtà che questo studio pone in evidenza: i settori che sono stati indicati rappresentano solo la punta dell’iceberg del settore alimentare italiano, per il quale la sostenibilità si è ormai affiancata a qualità e sicurezza come uno dei fattori di crescita e competitività. Ed un altro dato non deve essere sottovalutato: il made in Italy passa anche attraverso quelle piccole realtà agroalimentari.

Tutte insieme, grandi e piccole, poi evidenziano un settore macroeconomico in espansione: e questo nonostante le difficoltà a cominciare dal Covid che hanno messo in ginocchio un’economia italiana, e mondiale, ma che ora si è rimesso in moto. Basti pensare che l’Unione Italiana Food raggruppa 450 aziende, impiega 65mila addetti nei tanti settori, 40 miliardi di fatturato annuo di cui 12 di export con 20 settori merceologici e più di 800 marchi sulle tavole di noi italiani.

Lorenzo Palma, 2 dicembre 2021

 

 

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