Quando si va per mare e ci si trova nel bel mezzo di una tempesta l’unico modo per uscirne è la navigazione a vista, quando l’acqua sommerge l’imbarcazione non si ha il tempo di affidarsi alla strumentazione e la si ritiene anche non affidabile durante quei momenti che spesso sembrano non finire mai.
Quanto descritto è esattamente ciò che sta accadendo al mondo che comunemente definiamo finanza globale e che, come in un domino, sta tirando giù tutti i settori che da essa dipendono; se ci si ferma a riflettere si comprende che oggi, nell’era digitale ed interconnessa, tutto dipende dalla finanza che è arbitro di ogni accadimento e fonte di qualsiasi forma di vita economica, sia essa di natura istituzionale, privata o aziendale.
Gli accadimenti che si sono verificati negli ultimi due anni e mezzo hanno creato un vortice virtuale che sta tirando a fondo intere aree geografiche, economiche e produttive mettendo in serie difficoltà quasi tutto il pianeta; dico quasi perché esistono anche zone del mondo che non risentono della tempesta in atto o ne subiscono gli effetti in maniera lieve.
Intendo i paesi arabi in quanto con le spalle larghe e con debito pubblico irrilevante, i paesi sudamericani ed africani perché tenuti colpevolmente sempre ai margini dal mondo evoluto e pertanto non toccati né da tempeste finanziarie e tantomeno dal fenomeno opposto.
Sebbene le previsioni degli analisi fossero pressoché in linea con quanto si sta verificando, la contemporaneità degli eventi ha spinto oltre il previsto tutti i principali players del settore ad uscire dai mercati innescando un panic selling diluito, ovvero elevatissimi volumi di vendite non condensate in un solo giorno, o in una sola settimana, bensì un processo che sta durando da più tempo con la medesima intensità.
Naturalmente l’ultimo fattore scatenante sono state le parole di Powell in merito all’inflazione e le conseguenti misure aggressive per arginarla, situazione che si è immediatamente ribaltata in Europa che adotterà probabilmente gli stessi rimedi anche se aumentare indiscriminatamente i tassi, senza tener conto delle differenti realtà economiche, e soprattutto dopo due anni di pandemia, ed in piena crisi energetica, non è la soluzione migliore.
Questo contesto, rivolgendo un pensiero anche ai risultati delle elezioni in Italia, favorirà la speculazione finché i mercati non si ristabilizzeranno.
Naturalmente in questi momenti le analisi di lungo periodo, sempre valide, servono a ben poco perché, come accennato in precedenza, si naviga a vista appunto in ottica speculativa e ci si baserà su analisi tecnica intraday al fine di trarre il maggior profitto durante questo periodo di turbolenza.
Per gli investitori autonomi più navigati questi sono i periodi migliori per generare profitto; in momenti in cui non v’è neanche una minima certezza di come si muoveranno i mercati da un’ora all’altra non bisogna essere né tori né orsi ma squali per afferrare senza esitazione tutte le opportunità che si presentano,
Vi è anche un’altra grande opportunità a dire il vero, ed è per tutti gli investitori, non solo squali …
Siamo in pratica ai minimi post pandemia, ci aspetta un autunno difficile ed un inverno probabilmente simile e per chi vuole entrare nel risparmio gestito questo è uno dei momenti e lo si può fare in due modi, sempre in ottica di abbassare i livelli di rischio:
1 – piani di accumulo, ovvero acquistare quote di fondi ogni mese finché il mercato non si stabilizza. In questo modo non si perde l’onda di risalita e si media il prezzo con eventuali dietro front, al momento in cui ritorna la stabilità si possono chiudere i piani di accumulo ed entrare con investimenti in unica soluzione a medio termine.
2 – investire in unica soluzione differita, in pratica un piano di accumulo condensato ed in max due o tre step, ovvero entrare oggi con il 50% del capitale, mediare con il 25% ai primi dietro front nell’ordine del 2/3% e conferire il restante 25% a stabilizzazione dei mercati.
Così facendo non si perdono le opportunità dei mercati ai minimi e si diluisce il rischio che viene totalmente assorbito alla ripartenza della fiducia dei grandi players che faranno decollare di nuovo i mercati rientrando in maniera massiccia e costante.
Questi processi potrebbero richiedere qualche mese, in pratica finché non si sciolgono i nodi cardine di periodo: guerra, inflazione (e recessione), tassi elevati, coda pandemica e questione energetica con un occhio alla Cina che detiene il monopolio dele terre rare e che sta per mettere le mani su Taiwan, primo produttore al mondo di chip e dispositivi elettronici.
Un discorso a parte è dovuto per la questione elezioni in Italia perché, anche se non lo si palesa chiaramente, le istituzioni europee ed USA non vedono di buon occhio un’ascesa del centrodestra e ciò potrebbe influire sulle performances del nostro indice ed il nostro mercato potrebbe essere esposto a speculazioni di matrice istituzionale per esprimere il dissenso al risultato delle urne e per mancanza di fiducia.
Ovviamente sono ipotesi derivanti anche dalle parole della Von der Leyen che, inopportunamente, ha rilasciato delle dichiarazioni poi ritrattate ma che lasciano intendere che l’Unione Europea protende per una soluzione che sta bene a loro, a mio avviso è un’indebita intromissione, al pari di quelle cui abbiamo assistito da parte di banche d’affari e case d’investimento USA.
In definitiva il momento è delicato e critico, come in tutte le crisi però esiste l’altro lato della medaglia ed è rappresentato dalle opportunità che se colte possono restituire nel tempo profitti non indifferenti; non bisogna temere i mercati bensì dominarli senza sentirsi invincibili, ovvero tuffarsi in onde che riteniamo alla mostra portata.
Antonino Papa, 26 settembre 2022