Economia

Mercati sulle montagne russe, non è un gioco di parole

Economia

È noto a tutti che i mercati finanziari, intendiamo i principali indici mondiali, si muovono all’unisono e sono sensibili ad eventi planetari di varia natura che ne influenzano la direzione ed è sufficiente anche una sola criticità irrisolta, anche a livello locale, per trascinare al rialzo o ribasso tutte le principali piazze perché dall’avvento della finanza digitale globale l’interconnessione tra di esse è una caratteristica fondamentale.

Gli ultimi tre anni sono stati caratterizzati da eventi imprevisti (o conosciuti in anticipo da pochi) che hanno letteralmente stravolto non solo le dinamiche finanziarie del pianeta ma anche gli assetti politici e di leadership economico-industriale tra le cosiddette super potenze e, soprattutto, molte priorità sono mutate.

Basti pensare, ad esempio, alle cripto-valute che sono crollate dalle stelle alle stalle in poco meno di 12 mesi e l’interesse per le stesse è praticamente scemato anche quale conseguenza dell’assenza di normativa unica a livello mondiale; un classico esempio di variazione di interessi e priorità per gli investitori.

Fenomeni come quello appena citato rafforzano i concetti di volatilità e sensibilità dei mercati in ristretti spazi temporali costringendo banche d’affari ed investments companies a redigere analisi non solo relative a medio e lungo termine ma soprattutto nel brevissimo; ciò è anche dovuto agli enormi scompensi (long o sort) constatati nell’arco di una sola giornata o addirittura poche ore, caratteristica sempre più evidente da circa dieci anni a questa parte.

I complessi metodi di analisi previsionale e le basi fondamentali della stessa analisi dei mercati sono stati messi in discussione ed implementati da nuove variabili che non erano considerate fino a qualche decennio fa; va da se che ad una mutazione delle dinamiche la logica impone una adattamento dei metodi di analisi e degli strumenti previsionali utilizzati.

Dopo questa doverosa premessa veniamo al momento attuale e cerchiamo di comprenderne le cause; riprendendo l’affermazione iniziale è necessario pertanto sottolineare gli accadimenti principali degli ultimi tre anni, ovvero pandemia, guerra, questione Taiwan, difficoltà di approvvigionamento di materie prime sia nel settore della tecnologia, sia alimentare e soprattutto energetico, non da ultimo inflazione derivante da questo concatenarsi di eventi e congiunture storico-economiche.

A tutto ciò si aggiunge la speculazione che è il reale motore che fa muovere i mercati perché non ho mai sentito di investitori, gruppi finanziari o banche d’affari, rischiare capitali a fini di beneficienza, pertanto la speculazione è alla base di tutto; ovviamente esistono delle regole ma la sostanza non cambia.

La situazione attuale

Da circa una settimana e poco più stiamo assistendo a sessioni caratterizzate da instabilità ed eccessiva volatilità, se è vera la convinzione di molti analisti che i mercati scontano gli eventi sugli annunci e prima che accadono, è altrettanto vero che dalla ripresa post pandemia, e scivolone ad inizio guerra russo-ucraina, abbiamo constatato di fatto un’ascesa senza fine dei maggiori indici, con una breve pausa a giugno, fino ad appunto l’ultima settimana durante la quale abbiamo visto i primi segni di cedimento.

Le principali cause di tutto ciò non sono soltanto da addebitare alle parole di Jerome Powell che non hanno fatto altro se non appesantire la situazione attuale ammonendo l’emisfero industrializzato circa i pericoli di inflazione e recessione, tra l’altro già in atto.

La questione Taiwan, sebbene non ancora scontata del tutto (perché in sospeso), sta incidendo in maniera latente e con ritardo, l’instabilità dell’area Europea dovuta non solo alla questione gas-autunno ma anche a differenti prese di posizione di Germania ed Olanda sulle politiche da adottare nei confronti della Russia suggerisce di tirare i remi in barca, non da ultimo la situazione precaria dell’Italia in vista delle imminenti elezioni.

C’è anche da aggiungere che già i livelli cui erano arrivati i mercati a metà agosto (2022) facevano presagire una propensione alle vendite, nonostante non fossimo ai massimi di gennaio (2022), proprio per i timori che le criticità in atto nel pianeta potessero sfuggire di mano ed innescare quel famoso panic selling massivo che nessuno auspicava; naturalmente inflazione e recessione in agguato hanno dato una ulteriore spinta al ribasso, stiamo infatti assistendo ad una lenta discesa iniziata il 16 agosto (2022) e non ancora terminata.

Cina e Russia

Un dato di fatto assodato è che gli ultimi anni hanno consegnato il mondo nelle mani della Cina che, giocando d’anticipo, si è assicurata il monopolio sulle risorse (materie prime) necessarie a ciò di cui il mondo non può fare a meno: la tecnologia; detiene inoltre gran parte del debito pubblico USA ed UE e sono numerose le aziende americane che temono fortemente un peggioramento della questione Taiwan.

L’isola, fortemente rivendicata dalla madrepatria de facto, è il tassello che completa il puzzle per il monopolio finanziario e produttivo globale che la Cina sta assemblando da tempo immemore per ottenere, una volta conclusa l’opera, il controllo assoluto di tutta la catena produttiva mondiale nel settore della tecnologia, considerando che Taiwan è nazione leader planetaria indiscussa per produzione di microchip e dispositivi elettronici.

Se la Cina ha il coltello dalla parte del manico la Russia, nonostante le sanzioni, non è da meno, almeno finché gas e petrolio saranno fondamentali, ed anche grano se teniamo conto che il 75% di tutta la produzione mondiale proviene da Russia ed Ucraina; ulteriore considerazione è la notevole scorta di valute straniere che la Russia sta accantonando con lo stratagemma di far pagare gas e petrolio in rubli in sede, ovvero ricevendo dollari ed euro (ed altre valute) che vengono convertiti in rubli in Russia.

Il futuro

Probabilmente l’instabilità nei mercati acquisirà caratteristica di permanenza per qualche mese e nervosismo ed indecisione saranno evidenti come si nota in questi giorni da grafici giornalieri stile Rollercoaster; almeno finché non verranno definite le principali citate criticità, fermo restando che la lotta all’inflazione aggressiva paventata da Powell contribuirà e non poco al rally dei mercati perché se negli USA si può adottare una sola linea contro l’inflazione lo stesso non può essere ripetuto in Europa in quanto a più velocità e con stati membri che sono (scusate il gioco di parole) alla canna del gas, sia energeticamente che sotto il profilo finanziario ed del debito pubblico.

Le elezioni in Italia costituiranno un’ulteriore elemento di tensione in quanto non tutte le parti politiche sono gradite ai mercati (non è giusto ma è così) e, limitatamente all’indice FTSE MIB, potrebbero verificarsi forti speculazioni.

 

Antonino Papa, 1 settembre 2022