Economia

No, non andrà tutto bene

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Ho passato gran parte della mia vita a fianco di un uomo che era la personificazione dell’ottimismo, Ennio Doris. Ne ho assorbito la modalità e razionalità del pensiero anche nei momenti di massima emotività. Per questo oggi mi sembra facile distinguere fra l’ottimismo della ragione, quello che mi fa guardare avanti intravedendo e partecipando alle soluzioni, e quello di maniera che forse è più pericoloso del pessimismo.

Uno degli effetti secondari dell’ottimismo di maniera è che dopo un po’ ci si convince veramente che tutto tornerà a posto per tutti a prescindere dalle mie azioni concrete. Inutile dire che non è così, assolutamente.

Far andar bene le cose è già molto difficile in condizioni normali, figuriamoci in mezzo ad una serie di tempeste incrociate. Perché è proprio questo che sta avvenendo. Non c’è un’unica forte perturbazione ma una serie di diverse anomalie che provengono da vari lati e creano quello che i marinai chiamano “mare incrociato”, ovvero onde che ti colpiscono da diverse direzioni.

Cosa fa l’ottimista di maniera? Forza il suo sistema emotivo della paura, quello che per millenni ci ha salvato la vita e si convince che in fondo è tutto a posto, oppure che è tutto un complotto e alla fine sparirà tutto come un brutto sogno.

 

Pensate che ce ne sia poca di questa gente in giro?

Se togliamo i pessimisti organici, quelli che almeno una volta nella vita non vogliono perdere l’occasione di aver ragione e allo stesso tempo di scaricare su eventi esterni le proprie responsabilità, la gran parte dei rimanenti sono ottimisti di maniera a volte inconsepoveli.

Per darvi un’idea più concreta anche se non scientifica basta osservare il comportamento della maggioranza dei ciclisti o cicliste a Milano. Loro non hanno paura. Hanno messo un bel cappuccio nero alla loro amigdala e non c’è semaforo, stop, tram che possa fermarli. Loro procedono con il massimo della fiducia e dell’ottimismo. Procedono finché un crudele e fascista automobilista non li centra.

Come si comportano poi quando hanno lasciato la loro bici non lo so ma aimè credo di saperlo.

Torniamo alla nostra tempesta e pensiamo a noi, persone normali ed equilibrate che vedono un orizzonte sempre più scuro. Cosa facciamo, ci chiudiamo in una cupa ed immobile rassegnazione?

No, e quando mai!

Innanzitutto, statisticamente è molto probabile che noi in quanto “persone normali” non siamo il leader di una multinazionale o di un partito ma un follower e potenzialmente degli outsider. Chi insegue sa che un avvenimento avverso, anche se in misura diversa, è avverso per tutti e rompe le uova nel paniere a chi è in testa. Dunque, genera rimescolamenti, opportunità per tutti gli altri, la maggioranza.

Provate a pensare ad una gara di Formula 1. La macchina in testa sembra imprendibile arriva la pioggia e cambia le condizioni livellando le prestazioni, poi capita anche un incidente e la safety car annulla i distacchi e a quel punto con un po’ di buona sorte, coraggio e talento, chi è dietro ha una chance.

È proprio vero che le crisi, più sono dure e più generano chance e cambiano lo status quo. Altrimenti vedemmo in giro ancora i dinosauri!

 

Però c’è un prezzo.

Non andrà bene per tutti, primo perché durante le crisi ci si fa male, molto male. Poi le chance saranno per coloro che mettono in campo coraggio, resilienza e qualcosa di nuovo. Per esempio, in questi momenti la comunicazione diventa fondamentale. Se prima bastava sentire i nostri collaboratori una volta ogni settimana ed i clienti una volta ogni 30/60 giorni oggi c’è bisogno di un contatto strettissimo.

Le crisi cambiano le carte in tavola nostro malgrado e fare la figura dei bugiardi è un attimo. Bisogna stare vicino alle persone. Le persone che hanno paura più che delle spiegazioni hanno bisogno di contatto, di empatia e noi abbiamo bisogno della loro fiducia.

Alle persone che non hanno paura bisogna aprire gli occhi e prepararli in modo che possano difendersi o addirittura trarne un vantaggio. Certo la tecnologia ci aiuta ed anche in tempi di carburanti a caro prezzo, possiamo viaggiare velocissimi di casa in casa con le piattaforme di video streaming.

Non usate il video streaming?

Ok siete già morti. Sarete carne da macello e i vostri clienti finiranno a professionisti o aziende più digitalizzate.

Ma se le usate siete sicuri di saperlo fare?

Ultimamente ho sentito di collaboratori di aziende molto importanti che si collegano con i loro clienti senza accendere la telecamera. Orrore!

Fare una video chiamata senza video è come fare una telefonata senza audio.

Ma che senso ha? Non volete fare vedere la camera in disordine, o la cucina. Pazienza. Sapete a cosa rinunciate non “mettendoci la faccia” nelle vostre comunicazioni?

 

Andrà tutto bene? No, non credo se fate così.

Se invece vi preparate, vi organizzate, sistemate bene le luci in modo che vi si veda bene e poi alla prima occasione organizzate anche una cena o un caffè con i vostri interlocutori, se restate aggiornati su tutto quello che accade ma allo stesso tempo rimanete distaccati, se riuscite a trasformarvi in una roccia, in una pietra miliare che dà la direzione in uno scoglio a cui abbarbicarsi, insomma se costruite più velocemente possibile la vostra leadership anche se la fatica sarà enorme ed i momenti difficili tanti ,forse per voi andrà bene. Oppure molto bene se oltre allo sforzo riuscirete a trovare anche quel guizzo, quel qualcosa in più che in questo momento serve e che io non mi sforzerei di cercare in mondi troppo complicati.

Fermatevi alla comunicazione intanto…Se in questa fase fate bene quella rimarrete vivi e ve la potrete giocare sul campo. Per qualcuno poi non andrà bene, andrà benissimo, perché se troverà al chiave giusta erediterà il mercato di tutti gli altri.

 

Giuseppe Mascitelli, 5 luglio 2022