Economia

Norvegia regina dell’auto elettrica, ma solo perché si finanzia con il petrolio

Record di immatricolazioni grazie agli incentivi statali. Oslo fa cassa con greggio e gas. Crollano le vendite green in Germania

La Norvegia regina dell'elettrico, grazie al petrolio

La Norvegia è la regina dell’auto elettrica, con oltre otto “vetture con la spina” immatricolate ogni dieci nel corso del 2023. Per la precisione la quota si attesta al 82,4%, un record assoluto in Europa e che potrebbe fare felici i gretini.

Peccato, però, che questa sconfinata passione per l’ambiente delle famiglie norvegesi sia stata foraggiata da generosi incentivi statali. A loro volta finanziati dal governo di Oslo con il petrolio e il gas che estrae.

Un vero cortocircuito green, quindi, quello della Norvegia che è grande produttore di greggio, da cui deriva il denaro sia per il suo bilancio sia per alimentare la sua Norges Bank.

Si tratta del fondo sovrano più grande al mondo, anche di quelli degli emiri che ormai da quasi un secolo poggiano le loro fortune finanziarie sull’oro nero o dell’americana BlackRock.

Per dare un’idea delle dimensioni di Norges Bank, possiamo ricordare che il fondo sovrano norvegese è azionista di oltre 9mila società su scala mondiale. Nel terzo trimestre dello scorso anno ha subìto una perdita da 32 miliardi a causa della flessione di alcune azioni e obbligazioni su cui aveva investito, ma nel primo semestre aveva guadagnato 131 miliardi.

Il cortocircuito di Oslo sul fronte ESG segue di pochi giorni la decisione del big dei noleggi Hertz di liberarsi di 20mila e-car per tornare a quelle a benzina e l’ennesima follia con cui Bruxelles vuole imporre la rottamazione anche delle vetture riparabili.

A mettere il dito nella piaga della “eccezionale benemerenza” della Norvegia sul piano dell’ambiente è stato il Centro Studi Promotor, sottolineando come al mimino della graduatoria elettrica ci sia invece l’Italia che non va oltre il 5% sull’elettrico. Così come Bulgaria, Grecia, Polonia, Repubblica Ceca, Croazia e Slovacchia.

Più in generale, a preoccupare Promotor è la debolezza dimostrata dal mercato nell’Europa Occidentale. Lo scorso dicembre, dopo sedici mesi di crescite consecutive, le immatricolazioni sono infatti scese 3,8 percento. Il consuntivo del 2023 resta positivo (+13,7% a 12,8 milioni di veicoli) ma ancora distante a riagguantare i livelli pre-Covid (la perdita rispetto al 2019 è del 18,7%).

Non solo, a sostenere il mercato sono state le aziende con le flotte, che hanno così compensato la debolezza della domanda dei privati, scoraggiati dal rialzo dei prezzi. Cioè dall‘inflazione. E nuovi problemi emergono anche in Germania, già alle prese con una serie di fallimenti a catena tra le sue imprese e con una economia in recessione.

Per approfondire leggi anche la figuraccia di Stellantis che ha perso il primato delle vendite in Italia con il marchio Fiat. Qui invece il piano del governo Meloni per arrivare a produrre un milione di vetture in Italia.

Nel dettaglio, la fine degli incentivi concessi da Berlino ha comportato il crollo delle vendite di auto elettriche, passate dal 33% al 22%. Un altro smacco per i talebani del green che vedono gli automobilisti tornare ai vecchi motore a scoppio, non appena finisce la “droga” dei bonus statali.

 

 

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