Economia

Oltre le Colonne d’Ercole

Oltre le Colonne d’Ercole Oltre le Colonne d’Ercole

Nella letteratura classica le Colonne d’Ercole indicavano il limite estremo del mondo conosciuto e, oltre che un concetto geografico, esprimevano anche il concetto di “limite della conoscenza”. Dal punto di vista geografico venivano collocate in corrispondenza della Rocca di Gibilterra e del Jebel Moussa (rispettivamente sulle coste europee e africane). Secondo la mitologia Ercole giunse qui durante una delle sue dodici fatiche, separò il monte in due parti (anticamente conosciute come Calpe e Abila), vi pose le due colonne e incise la scritta “non plus ultra” (non più avanti). Le Colonne d’Ercole rappresentavano il limite estremo del mondo civilizzato, oltre il quale si aprivano rotte sconosciute, là dove l’uomo non era mai giunto prima.

Solo pochi si avventurarono oltre questo limite, tra questi il navigatore greco Pitea, che raggiunse la mitica Thule (forse l’Islanda), e molti non fecero ritorno. In economia Colonne d’Ercole erano rappresentate dalle regole di bilancio che ogni Stato o banca centrale doveva rispettare. Dopo la Grande Crisi Finanziaria successiva al fallimento Lehman Brothers le politiche e i vincoli di bilancio hanno iniziato ad allentarsi e oggi, con la crisi innescata dalla pandemia del covid-19, tutte le banche centrali del mondo e i governi delle varie nazioni hanno definitivamente varcato i confini conosciuti per affrontare il mare aperto: tassi negativi, acquisti di titoli sul mercato, sostegno a singoli settori e intere economie, stampa pressoché infinita di denaro.

Ai comuni mortali era vietato il passaggio, le banche lo hanno fatto: con quali conseguenze? Nessuno ancora lo sa.

Oltre le Colonne d’Ercole

 

“Il Grillo Parlante”

Gli investitori di tutto il mondo sembrano gradire queste politiche espansive (di cui ovviamente c’era bisogno per evitare il “grippaggio” del motore dell’economia); soprattutto in America i mercati – dopo il pauroso tonfo di marzo – hanno rimbalzato vigorosamente e in molti iniziano a chiedersi se il recupero non sia stato addirittura esagerato.

I comportamenti degli investitori al solito oscillano tra atteggiamenti tipo “abbandono del Titanic” di metà marzo e “la grande corsa all’oro” di aprile e maggio.

Quanto è dovuto a condizioni di acquisto interessanti (i multipli erano scesi) e quanto alle sole politiche monetarie ultra-accomodanti?

Oltre le Colonne d’Ercole

 

E l’Italia in tutto ciò? I dati sciorinati ieri dal Governatore della Banca d’Italia Visco non sono particolarmente incoraggianti: -5,4% di Pil nel primo trimestre, -9% la stima sul 2020 (col rischio di discesa fino a -13%), indebitamento in crescita (rapporto Debito/Pil fino al 157%), rischio di nuovi salvataggi bancari.

Per fortuna c’è l’ombrello aperto dalla Bce, che compra decine di miliardi di titoli italiani ogni mese e ne supporta le quotazioni.

Visco, come il Governo, ovviamente sostiene che “la sostenibilità del debito italiano non è in discussione ma il suo elevato livello è alimentato dal basso potenziale di crescita”; i risparmiatori italiani la scorsa settimana hanno risposto “presente” sottoscrivendo a piene mani il Btp Italia e ancora ieri le aste di Btp e CCTeu sono andate bene, ma non si può pensare che riescano – da soli – a far fronte all’esigenza di rifinanziamento necessaria ogni anno.

La nave italiana ha da tempo varcato le Colonne d’Ercole e naviga in un mare con onde altissime e con una nave che imbarca continuamente acqua; l’equipaggio è impegnato a svuotarla per evitare che la nave vada a fondo, ce la farà?

Il rischio non è da sottovalutare. Anni fa preparai una slide in cui spiegavo che avere tutto: la casa, il lavoro, la propria banca, i titoli di stato, il fondo pensione, la seconda casa, le azioni, insomma tutto il proprio patrimonio basato in Italia era oltremodo rischioso (zero diversificazione: ricordate i casi Enron e Worldcom?)

 

Oltre le Colonne d’Ercole