Le proiezioni sulla popolazione italiana porterebbero ad oltre 5,5 milioni di contagiati. Basterebbe fare i tamponi per trovarli. Se così fosse (rapporto Rt 11,1) l’incidenza di ricoveri, terapie intensive e tasso di fatalità, sarebbero di pochissimo conto. Molti medici cominciano a chiedere di rivedere strategie sanitarie e di comunicazione.
1 milione di tamponi al giorno. E’ isteria collettiva. Un’isteria che sta prendendo sempre più anche chi ci governa e che, oggi, resta prudentemente alla finestra in attesa di vedere cosa potrà succedere davvero. Omicron manterrà queste caratteristiche di scarsa aggressività? O le patologie torneranno ad aggravarsi appesantendo i nosocomi di tutt’Italia. Nell’attesa, però bisognerebbe mantenere i nervi saldi, evitare allarmismi eccessivi e condizionamenti negativi.
Ma intanto i numeri ci raccontano cose diverse dai titoloni di giornali e telegiornali. I numeri sono chiari e non mentono. I numeri non sono condizionabili emotivamente e politicamente. I numeri non guardano in cagnesco i No Vax mentre tendono l’occhiolino al gruppo opposto o viceversa. I numeri sono chiari e trasparenti e dovrebbero orientare e non disorientare.
Credo di essere stato tra i primi a scrivere di Omicron, sottolineandone le forti caratteristiche di diffusione. Sono stato il primo a trattare Omicron per quello che già i primi numeri raccontavano. Era il 4 dicembre quando ho scritto che Omicron sarebbe potuta diventare il migliore vaccino contro il covid e che, ricordando la storia, avrebbe potuto rappresentare la fine della pandemia.
Era il 4 dicembre scorso.
Siamo a quasi un mese da allora ed i dati in tutto il mondo non hanno fatto altro che generare conferme su conferme: la nuova variante è ad altissima viralità, si diffonde con velocità molto superiore a quella della Delta, ma il suo impatto sulla salute delle persone colpite è prossimo allo zero soprattutto quando ad essere colpite sono le persone vaccinate.
Ma da qui in avanti? Chi si assumerà il rischio di cambiare strategia? Chi ha il coraggio di alzare la mano per dire: io la penso in maniera diversa?
Le successive domande sono per me quelle importanti da porci:
1) Perché non guardare a quello che dicono i numeri?
2) Perché non comportarsi di conseguenza?
3) Perché continuare a spargere panico quando si potrebbe tranquillizzare le persone?
4) Perché creare ancora più pressione sull’idea che questo fenomeno sia costruito o, sfruttato per realizzare i guadagni di pochi a fronte della condizione di cagionevolezza della salute altrui?
Ecco queste sono le domande a cui vorremmo provare a dare una risposta e per le quali vorremmo risposte anche da chi è sopra di noi nell’organizzazione della macchina nazionale e sovranazionale.
Partiamo dalla prima domanda e cerchiammo la prima risposta.
I numeri. Quali sono i numeri reali? Prendiamo i dati più vicini a noi temporalmente:
23 dic 21 24 dic. 21 25 dic. 21 26 dic.21
N° tamponi 901.450 929.775 969.752 217.052
Contagiati 44.595 50.599 54.762 24.833
Decessi 188 141 144 168
T.Intensive 13 15 15 33
Ricoveri 178 90 80 328
E’ evidente la crescita esponenziale dell’uso dei tamponi e la crescita altrettanto esponenziale dei contagiati. Tra il 25, giorno di Natale e Santo Stefano c’è stato un crollo dei tamponi per ovvi motivi.
Tuttavia se anche il 26 avessimo fatto lo stesso numero di tamponi del 25, quanti contagiati in proporzione avremmo trovato?
Basterà trovare il moltiplicatore 969.752/217.052 = 4,47 e trovare i contagiati
24.833 x 4,47 = 111.003
Insomma anche noi in Italia come in Germania, in Inghilterra, in Francia, avremmo superato abbondantemente il numero dei 100.000 contagiati al giorno. Immaginatevi i titoloni di oggi se non ci fosse stato Natale a ridurre notevolmente il numero dei tamponi. Ma io non credo sia questo neanche il numero reale dei contagiati nel nostro paese, perché tutti i dati sono in funzione dei tamponi effettuati. Ma prima di considerare tutto questo voglio farvi vedere dei grafici. Il primo ci evidenzia gli impatti, anche dal punto di vista visivo delle terapie intensive e dei ricoveri rispetto ai contagiati e già così appaiono davvero di poco conto.
Questo secondo ci evidenzia il tasso di letalità. E’ evidente quanto sia crollato rispetto allo scorso anno.
Ma ora provate a pensare di riuscire a fare non 1 milione di tamponi, ma 10 milioni. Il numero dei contagiati salirebbe ad un milione al giorno. E se riuscissimo ipoteticamente a farlo a tutta la popolazione? Ecco che la diffusione di questa nuova variante rischia di cambiare tutte le carte in tavola e potrebbe rappresentare davvero l’inizio della fine della Pandemia.
Ecco la buona notizia di cui scrivevo anche il 4 dicembre scorso. E soprattutto se la diffusione è così capillare come sembrerebbe allora tutti i numeri relativi indicherebbero una gravità talmente bassa che non avrebbe senso spaventare le persone così come sta avvenendo in questa fase. Anzi andrebbe rivista ogni strategia, anche in funzione di danni economici pesantissimi che potrebbero essere evitati.
Per chiudere l’articolo vi lascio a ciò che scrive sulla sua pagina Facebook il professor Paolo Spada dell’Humanitas di Milano. Lui sta diventando uno dei maggiori divulgatori, in materia di Covid_19. Non lo fa in televisione, non rilascia molte interviste. Lo fa continuando a fare il suo lavoro quotidiano di medico ed informatore, ma leggete attentamente ciò che scrive..
“Mentre i media mainstream straparlano di “Tsunami Omicron” e quelli “alternativi” delirano di vaccini tossici e di dittatura degli scienziati, ci sono tre fatti importanti che stanno emergendo sulla nuova variante che meriterebbero una seria discussione.
Nel mio piccolo io continuo a provarci, nonostante i mille impegni e la stanchezza, perché credo ancora nella speranza di poter dare un contributo, magari anche molto modesto, perché il mio paese lontano esca da questa ondata di isteria collettiva che sembra averlo preso in queste ultime settimane.”
Questi fatti sono:
1. La letalità calcolata di COVID-Omicron (in gergo tecnico: Infection Fatality Rate, cioè il rapporto tra numero dei decessi e numero dei casi osservati) sembra molto più bassa di quella delle varianti precedenti. Il dato dal Sudafrica su quasi 400.000 casi parla di 0.26% di letalità, paragonata al 2.5%-4.0% delle ondate precedenti. Questo nonostante la popolazione sia pienamente vaccinata solo al 26.3% (42% degli adulti). In accordo con questa osservazione, la pressione sulle terapie intensive del Sudafrica – un paese da 60 milioni di abitanti – rimane bassa, con un totale di 546 letti occupati (molto meno che in Italia).
2. E’ di oggi la notizia dello studio del National Institute for Communicable Diseases del governo sudafricano diretto da Nicole Walter e Cheryl Cohen, secondo cui il rischio di ospedalizzazione nei pazienti che hanno contratto Omicron è il 20% di quello osservato nei pazienti che avevano contratto Delta (per essere chiari, se il rischio di finire in ospedale per Delta fosse stato del 5%, per Omicron sarebbe del 1%). Nonostante lo studio utilizzi controlli storici (Delta è sparita dal Sudafrica adesso) l’analisi è stata fatta dopo aver corretto per età, sesso ed anamnesi positiva per aver contratto l’infezione in precedenza.
3. E’ dei giorni scorsi lo studio molto interessante della LKS Faculty of Medicine alla Università di Hong Kong, diretto da Michael Chan Chi-wai e John Nicholls, secondo cui la variante Omicron è più efficace nell’infettare le cellule delle alte vie respiratorie e dei bronchi ma meno efficiente nell’infettare quelle del tessuto polmonare profondo. Questo studio potrebbe rappresentare la base meccanistica della minore severità clinica osservata in Sudafrica, in quanto la polmonite interstiziale con danno alveolare diffuso e conseguenti complicanze sistemiche è l’elemento centrale nella patogenesi del COVID severo.
Per una volta chiederei a chi segue questa pagina di diffondere questo post il più possibile, cercando di suscitare nei media e soprattutto nei politici (ed in chi li consiglia) una discussione seria, pacata, pragmatica e basata sui fatti, sul come questi dati possano essere usati per rimodulare il nostro approccio legislativo e comunicativo alla pandemia.
Leopoldo Gasbarro, 27 dicembre 2021