Economia

Pandemia e nuova società: da analogica a digitale.

Come la pandemia ci ha catapultati nel futuro

Economia

La pandemia è stata, ed è ancora, un evento che ha stravolto il modo di concepire la nostra socialità, la nostra quotidianità e le nostre relazioni sociali. Le nuove tecnologie, attraverso la costruzione di reti, relazioni, soluzioni digitali in grado di semplificare le difficoltà legate all’esigenza di distanziamento, hanno rappresentato in questo senso una risorsa preziosa e imprescindibile. Questa enorme trasformazione digitale che ha investito il nostro presente, ne sono certo, non si fermerà con il passare della pandemia.

 

Con la pandemia la società italiana è cambiata: un estremo bisogno di connettività

Con la pandemia abbiamo avuto una crescita delle competenze digitali degli italiani, sviluppo nell’organizzazione dei sistemi di lavoro, utilizzo massiccio della rete, innovazione nei prodotti e nei servizi offerti dal settore economico-finanziario, ricorso sempre più intenso a modalità di pagamento elettroniche, aumento nel numero di transazioni al POS, telemedicina, Internet delle cose (IoT), Software as a Service e in prima linea smart working, didattica a distanza e formazione a distanza. Insomma, la nostra società è cambiata.

Un nuovo e rinnovato bisogno di connettività ha fatto in modo che si usassero di più e meglio (e in molti hanno dovuto imparare da zero) le varie tecnologie, per evitare che le misure di distanziamento sociale diventassero anche misure di distanziamento relazionale, sia nella vita privata sia nel lavoro. 

La nuova organizzazione del lavoro ha avuto un impatto decisivo e inaspettato, a livello culturale, su una popolazione, la nostra, che non aveva grande dimestichezza con le videoconferenze, le fabbriche “intelligenti”, l’istruzione online o lo smart working. A causa della pandemia c’è stato uno strappo con il passato, per esempio, per quanto riguarda l’uso della rete, nei consumi di traffico medio giornaliero che, nel 2020, è aumentato per il fisso del +49,5% e per il mobile del +56,1% rispetto al 2019. 

 

Prima della pandemia, per esempio, lo smart working interessava circa 900mila persone, mentre gli ultimi dati ci dicono che nel 2020 il lavoro da casa ha interessato circa 4 milioni di persone, con percentuali che sono schizzate fino al 50% nei mesi più duri di lockdown. Oggi, a più di un anno dall’inizio dell’emergenza, lo smart working interessa il 33% dei lavoratori e non si prevede un calo imminente.

 

Una nuova economia grazie al digitale

L’andamento del mercato, dall’inizio della pandemia, dimostra come il digitale sia diventato un supporto fondamentale non solo per la qualità della vita di ognuno di noi ma per la continuità del sistema economico e sociale del paese, rappresentando una delle leve indispensabili per la ripartenza e l’inizio di un nuovo ciclo di sviluppo e crescita.

 

Il lockdown, per esempio, ha spinto milioni di persone a ricorrere allo shopping online, in tutti i settori commerciali, dal quale difficilmente torneremo indietro, grazie alla comodità di ordinare dal divano di casa e alla competitività dei prezzi su internet. Dopo i primi mesi di lockdown, poi, il commercio ha subito una trasformazione più radicale, iniziando a utilizzare la leva digitale per affrontare nuove modalità distributive in nome di una multicanalità più aperta e flessibile, che trova la sua piena espressione nel pagamento digital.

 

L’accelerazione che la digitalizzazione sta imprimendo ai processi di cambiamento strutturale dell’industria finanziaria è stata una conseguenza, neanche a dirlo, dell’emergenza sanitaria e delle misure adottate per contenere la diffusione dei contagi: ciò è particolarmente evidente, per esempio, nella velocità con cui sono cresciute le transazioni “senza contatto” (contactless). 
Nel settore dei pagamenti digitali l’Italia ha sempre arrancato, ma la pandemia ha segnato una grande svolta per i consumatori e le aziende italiane.

 

La scommessa per il futuro

Nei prossimi anni dovremo rendere strutturale questo cambiamento socio-culturale, investendo risorse per una radicale trasformazione digitale che garantisca l’abbattimento del digital divide, anche andando a lavorare su scuole e università, per incidere sia sull’infrastruttura materiale sia sul capitale umano. 

Il digitale è l’arma più efficace che abbiamo per ridurre i gap di produttività e di efficienza del nostro sistema economico rispetto a quello di molti altri paesi.  Va accelerato, favorendo l’impiego dell’intelligenza artificiale, dei big data, del cloud, dell’IoT e della cybersecurity.

Dovranno essere definiti, in pratica, i contorni di una nuova normalità, perché non potremo più tornare al passato ma, volenti o nolenti, dovremo abituarci a vivere in una realtà ibrida, una realtà in bilico tra reale e virtuale, in cui l’intelligenza artificiale farà sempre più parte della nostra quotidianità, con i suoi servizi digitali basati su algoritmi ultrasofisticati.

 

Umberto Macchi