Perché 100mila medici, un quarto di tutti quelli che operano in Italia, si sono riuniti in gruppo chiuso su FB per lavorare allo studio di una cura contro il Coronavirus? Da chi o da cosa sentono l’esigenza di isolarsi? Di chi o cosa temono l’ingerenza? Come utilizzano le informazioni che si scambiano all’interno della chat?
In Italia ci sono 403.454 medici iscritti all’ordine. Di questi, 22.969 sono specializzati in cardiologia, 12.444 in neurologia e 29.737 in medicina interna. Per quanto riguarda le professioni che svolgono, 131.695 sono medici ospedalieri, 114.806 medici specialisti in attività privata e 43.927 medici di medicina generale. 17.852 sono invece i medici in Casa di Cura. (Dati PKE Group).
Ebbene, per qualche motivo un quarto di tutti i medici italiani, a ieri sera erano 99.989 membri, si sono chiusi a riccio in una chat privata su fb dove si ha accesso soltanto dimostrando di essere iscritti all’ordine di categoria e non solo?
Sono loro che hanno messo a punto collegialmente il protocollo (NON UFFICIALE) che tratta i pazienti affetti da Covid-19 a casa e tempestivamente con Zitromax (Antibiotico), Brufen o Aulin (Antinfiammatorio) ed Eparina?
Come è facile evincere dallo screenshot dell’immagine che rappresenta il gruppo “dei centomila medici”, il tema trattato è abbastanza chiaro. Ma nell’immagine con cui si descrive il gruppo, un’immagine che cambia continuamente così come accaduto negli ultimi giorni, rispetto a qualche giorno fa, è riassunta per punti e per disegni inequivocabili, l’analisi che il gruppo dei 100mila ha sviluppato al proprio interno nel corso degli ultimi giorni o nelle ultime ore addirittura.
I messaggi lanciati attraverso l’iconografia che rappresenta il gruppo sono estremamente chiari e non lasciano spazio a moltissimi dubbi
Leggiamola assieme, interpretiamola correttamente.
C’è l’immagine di una specie di testata giornalistica che titola a tutta pagina il tema discusso dal gruppo. In copertina c’è, inoltre, un signore molto elegante, il cui volto è nascosto dalla figura (prepotentemente in primo piano e fortemente colorata di rosso) della Lombardia. Ma i segnali dall’allarme non finiscono qui.
Sulla sinistra dell’immagine, sulla destra (per chi guarda) c’è un foglio A4 che propone una serie di chiare “attenzioni” ed emergenze da affrontare celermente. Leggiamo le principali:
1 – LA REGIONE LOMBARDIA ANDREBBE MESSA IN ZONA ROSSA DA SUBITO (si tratta di medicina preventiva).
2 – ASPETTIAMO DI VEDERE L’INCREMENTO DEI CONTAGI/MORTI
3 – MILANO E PROVINCIA ANDREBBERO MESSE IN ZONA ROSSA…
Insomma questi 100mila medici sembrano aver intuito i potenziali effetti deleteri degli assembramenti generati dalla tifoseria nerazzurra, e dopo gli “straordinari ” accalcamenti registrati in ogni città d’Italia (Milano su tutte naturalmente) per festeggiare la vittoria dell’Inter in campionato, ecco che, a modo loro lanciano un allarme che suona quasi come una sentenza.
Tutto questo, però, non sgombra il campo dalla domanda che ci siamo posti sin dal titolo di quest’articolo e cioè:
Perché un quarto dei medici italiani sente la necessità di scambiarsi informazioni all’interno di un gruppo completamente chiuso all’esterno?
…Ma c’è dell’altro…
Da chi o da cosa sentono l’esigenza di isolarsi?
Di chi o di cosa temono l’ingerenza?
Come utilizzano le informazioni che si scambiano all’interno della chat?
A queste domande dovrebbero essere proprio loro “I 100k medici italiani”. Ma il fatto che continuino ad essere chiusi al Mondo esterno non rende facile neanche rivolgere loro queste semplici domande.
A dire il vero, io personalmente, ho provato ad entrare, ad iscrivermi al gruppo. Ma non essendo un medico mi sono ritrovato la porta d’accesso sbattuta in faccia.
Non a tutte sono stato in grado di rispondere. Così ho dovuto rinunciare. Rinunciare ad entrare non significa non cercare di capire. Significa capire che, forse, l’assenza di canali ufficiali invece che di canali “chiusi” all’interno rappresenta proprio il polso reale della situazione, dello stato di confusione che regna sovrano.
Fuori c’è il caos. Dentro la chat un decalogo di comportamento regola cosa si può e cosa non si può fare.
1 Rispetto e collegialità tra i membri.
Valgono le regole di netiquette nonché le stesse regole di rispetto tra colleghi. Post e commenti vengono moderati a discrezione insindacabile dei moderatori ed è richiesto che si rispettino queste decisioni. Non sono ammesse polemiche a riguardo.