Il presente scritto assolutamente apartitico nasce grazie al panorama che mi offre la finestra da dove guardo il mondo di fuori.
Come dire la premessa è quanto mai necessaria e obbligatoria per argomentare quanto di folle sta accadendo in questo paese che ancora si regge per grazia ricevuta.
Cosa si potrebbe ancora scrivere dopo aver vissuto in età non proprio consapevole la crisi della Prima Repubblica ed a seguire ad un’età magari più matura, la fine della Seconda Repubblica che poco ha raccontato di diverso dall’epoca precedente se non che quella tanto decantata rivoluzione liberale è rimasta su di un foglio bianco macchiato di inchiostro. Come un atto amministrativo nullo che non produce effetti per mancanza dei suoi elementi essenziali e nel contesto specifico, l’elemento essenziale chiamasi “politica”.
Il fallimento politico della Seconda Repubblica attraverso la crisi dei partiti ci ha portato sino ai giorni nostri, all’avvento del populismo, dove, tolta la consapevolezza e anche la maturità, rimane il buonsenso con cui osservare questo fenomeno politico.
Quanto sta accadendo o meglio, cosa stiamo lasciando alle nuove generazioni, perché a voglia ad essere ripetitivi, ma il punto nevralgico è proprio questo, è presto detto, si è distrutto il futuro di una prima generazione lasciandola in balia di una disoccupazione con percentuali che hanno raggiunto livelli topici e nonostante ciò, si è avuto anche il coraggio di definirli “bamboccioni”.
Non ancora contenti del lavoro svolto, si è proseguito con la generazione successiva costringendola a quella reclusione domestica forzata effetto di una pandemia che gli ha rubato la spensieratezza degli anni migliori della vita, (anni che nessuno mai potrà restituire) e a dirla proprio tutta, compromettendone anche la formazione, a scapito di insicurezza, disorientamento, diffidenza e anche a quell’ “effetto capanna” che molti si portano dietro inconsapevolmente.
Se proprio proprio non è ben chiaro, si sta parlando di coloro che saranno il futuro del nostro paese…
E ora per raccontare i giorni nostri, ci vuole davvero anche una buona dose di Xanax, parlare di una società dove ci si deve adeguare a tutto, dove tutto sta diventando sempre più difficile, dove i social si sostituiscono alla scienza medica, dove la rabbia repressa prevale in ogni contesto, dove bisogna sottolinearlo, la follia imperante sta prendendo il sopravvento proprio su quel “Buonsenso” che ancora pochi detengono, arrancando alla ricerca di una stabilità è decisamente irritante.
Ma come oggi un comune cittadino può adoperarsi e dove dovrebbe volgere lo sguardo per mettersi alla ricerca di una nuova stabilità.
Da tempo siamo arrivati al punto di non ritorno, però non si sa per quale strana combinazione astrale riusciamo sempre a cavarcela in un modo o nell’altro e ad andare avanti giorno dopo giorno.
Ma il buonsenso non vuole navigare a vista, il buonsenso ha bisogno di autostrade a lunga percorrenza e di un orizzonte ben visibile oltre la cortina di fumo, non si accontenta del passa oggi che arriva domani… no, il buonsenso chiede programmazione, quella programmazione che porta alla stabilità.
Un paese per crescere ha bisogno di programmi a medio e lungo periodo, ha bisogno di chi sappia progettare quei programmi ed ha bisogno di chi ha la capacità di trovare gli strumenti necessari che siano essi risorse economiche, apparati del sistema del paese, risorse umane per concretizzarli a favore dei cittadini.
E quando la politica non è capace di trovare gli uomini giusti perché non riesce più a fare sintesi, perché sta vivendo il peggiore momento della crisi dei partiti, crisi decretata dall’evidente fatto che alle promesse non seguono mai realizzazioni concrete per incapacità manifesta.
Ecco che allora per necessità ed ovviare a tanta carenza arrivano i tecnici a rappresentare quei cittadini del Buonsenso, appartenenti al “partito del Buonsenso”, meglio definito come il partito dell’astensionismo l’unico veramente in forte ascesa, non esiste diverso sondaggio che tenga.
L’ultima dimostrazione? Il silenzio alle amministrative di Roma, Milano, Torino, alla scompostezza politica ha scelto il distanziamento ma non quello sociale, quello politico… visti i tempi è il caso di precisare.
“Il partito del buonsenso” vuole moderazione, vuole regole precise, vuole stabilità, vuole autorevolezza e vuole essere tranquillizzato per poter tornare a vivere in una società normale dopo due anni di pandemia, di disagi, di distanziamenti, di incertezze economiche e sociali.
Le ultime amministrative hanno offerto uno spettacolo inqualificabile politicamente parlando, leader del centrodestra che si sono affannati, di facciata, in una campagna elettorale per accaparrarsi Roma ma che in realtà erano i primi ad essere terrorizzati dall’idea di doverla andare poi a governare, e, a pericolo scampato, hanno festeggiato in cuor loro come agli ultimi mondiali di calcio.
Uguale come sopra dicasi per Milano dove non hanno proprio toccato palla, lì erano in una botte di ferro tanta era la tranquillità di perdere; Torino invece rilasciava un elettrocardiogramma a tratti preoccupante perché poteva veramente esserci il pericolo di andare a governare, ma anche li poi, pericolo scampato.
Buttando l’occhio nell’altra sponda, ossia dei vincitori non è che lo spettacolo sia migliore, va detto che hanno vinto proprio perché gli altri hanno voluto perdere.
Ma la competizione non è terminata, ora c’è la corsa per il Quirinale e poi ci saranno le politiche e lo spettacolo deve continuare.. già, stiamo assistendo a quello che è un vero e proprio spettacolo a più atti, anche se sempre più di ordine folcloristico e proveniente sempre più spesso da quel palcoscenico delle aule parlamentari una volta dedite ed attente ad elargire austerità, compostezza, rigore, autorevolezza, serietà, rispetto reciproco, quando non si trasferisce poi sui set televisivi dei tanti talk show che trattano di politica, uno spettacolo da far impallidire anche il più attempato dei tifosi ultrà della fossa dei leoni.
Chissà se questi “onorevoli signori” si rendono conto che mentre sfogano tutta l’adrenalina che hanno in corpo senza più freni inibitori il mondo di fuori li guarda…
E pensare che un tempo la politica era definita arte nobile.
A provare a fare un umile e sommesso pronostico sulle due prossime competizioni l’una propedeutica all’altra, palese intanto è il voler mettere fuori gioco definitivamente la figura dell’ex ed unico federatore del centrodestra, fuoco proveniente proprio dagli alleati di sempre, come dire, una volta uscito sconfitto per la corsa al Quirinale, sia il Presidente Berlusconi che il suo movimento avranno peso specifico pari allo ZERO all’interno del centrodestra alle prossime politiche.
Strategia più che evidente agli occhi degli addetti ai lavori, come manifesta è anche la tecnica politica di un bravo Berlusconi nel fare buon viso a cattivo gioco avendo lui e pochi dirigenti di Forza Italia intuito la strategia a differenza di molti altri meno o per niente “governativi”.
Nell’altra spiaggia, quella dei Letta e Conte tanto per intenderci, si gioca un’altra partita quella a far passare i papabili per le forche caudine cosi che alla fine, tra la prova 1 e la prova 2 di dare vita ad “un nuovo ulivo” non ne rimarrà nemmeno uno e neanche di ulivo…
La sintesi per la corsa al Quirinale sempre molto sommessamente è presto fatta, sarà ancora un Mattarella e un Draghi a metterci la solita pezza e visto che la coperta è sempre più corta meglio non spostarla.
Arrivando alle prossime politiche invece, se maturità vuole come sta chiedendo in un silenzio assordante il Partito del Buonsenso (80% di astensionismo) si decreterà il passaggio verso una “nuova epoca” che si lascerà il populismo alle spalle, (relegato al mestiere che ama fare veramente quello dell’ opposizione) e intraprenderà la via della moderazione, un nuovo “centro”, contenitore di frammenti di centrodestra e centrosinistra, una destra e una sinistra, tutti ben definiti nei loro ruoli e nelle loro posizioni senza più promiscuità e ci si augura anche una legge elettorale adeguata.
Intanto a traghettare l’Italia verso questo nuovo processo politico e fuori da una crisi senza precedenti, sarà sempre Mario Draghi alle prese con le riforme strutturali grazie ai fondi del PNRR perché anche qui è opportuno fare un distinguo.
I fondi del PNRR sono dedicati a quelle riforme che ridisegnano l’impianto strutturale del nostro paese come dire, il suo scheletro, con il quale si affronteranno successivamente nel miglior modo possibile gli altri problemi, quelli di carattere quotidiano per i quali si dovranno utilizzare altri canali come fondi ministeriali etc. ma anche questo concetto di economia di base sembra rimanere incomprensibile ai nostri politicanti.
E allora l’unica cosa da dire è meno male che abbiamo un Draghi al Governo ancora di più oggi, dove ad un G20 in cui si parlerà di temi di primaria importanza mondiale come geopolitica, clima, pandemia, ad accogliere a Roma da buon padrone di casa i Potenti della Terra senza fare ironia chi altri ci sarebbe potuto essere al suo posto? Meglio non provare a trovare una risposta perché verrebbe da piangere più che da ridere.
La mentalità di governo non è un ortaggio che si acquista al mercato come anche la competenza per amministrare la cosa pubblica.
Lorena Polidori