Porto di Los Angeles intasato. I grandi distributori ne approfittano

Walmart costruisce la sua catena produttiva cresce a scapito dei piccoli esercenti

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Il grande blocco

Le immagini delle navi bloccate con centinaia di container a bordo sono impressionanti. Ed ognuna di quelle scatole di ferro contiene beni e prodotti che, in qualunque altro periodo avrebbero già raggiunto i luoghi di destinazione. E invece sono lì fermi nei porti, su tutti quello di Los Angeles, in attesa di essere scaricati. Chissà quando.

Il quaranta per cento di tutto il carico negli Stati Uniti passa attraverso i porti di Los Angeles e Long Beach. Al largo, ci sono migliaia di container accatastati sulle navi in ​​attesa di entrare. Quanti container possono scaricare i porti in un giorno normale?

 

 

Decine di navi ora possono essere viste ancorate al largo fuori dai porti in attesa degli incarichi di ormeggio, un’attesa che può durare fino a una settimana.

I container vuoti, nel frattempo, si sono accatastati sulla terraferma in attesa di un viaggio di ritorno in Asia. L’onere aggiuntivo ha avuto ripercussioni anche sui trasporti terresti, sugli autocarri, sulle ferrovie e sullo spazio disponibile nei magazzini.

Il porto di Long Beach (nell’immagine) ha movimentato circa 2,4 milioni di teu durante il primo trimestre del 2021, un balzo del 41,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, rendendolo il miglior trimestre mai registrato.

 

 

 

 

 

 

Ma sia a Long Beach che a Los Angeles stanno arrivando nuovi container. Ci sono arrivi giornalieri. Ne arrivano più di quelli che si possono scaricare, l’arretrato sta peggiorando e il Natale è dietro l’angolo.

Il prodotto devi scaricarlo, poi metterlo su un treno, un camion e portarlo in un centro di distribuzione e metterlo su un altro camion e portarlo in un negozio. Ma c’è anche carenza di autotrasporti. Questa è una parte importante del problema della catena di approvvigionamento. Se puoi scaricare la merce ma non puoi trasportarla a causa di una carenza di autotrasporti, a cosa serve?

Il punto è che dipendiamo fortemente da catene di approvvigionamento vulnerabili che stanno attualmente vivendo momenti di difficoltà notevoli. La globalizzazione che pensavamo fosse la soluzione della crescita rischia di diventarne il più grosso freno. 

La condizione di difficoltà cresce.

E questo è l’elemento chiave. Il commercio globale è un sistema complesso e dinamico. È molto efficiente in circostanze normali. Ma quello che sappiamo dei sistemi complessi e dinamici è che basta poco per disturbarli. Un evento molto piccolo da qualche parte nel sistema può causare il guasto dell’intero sistema.

 

La Cina.

La Cina ha una grave carenza di energia in questo momento. Ben oltre il 50% della sua produzione totale di elettricità proviene da centrali a carbone. Ottiene la maggior parte del suo carbone dall’Australia. Ma la Cina ha iniziato una guerra commerciale con l’Australia perché l’Australia chiedeva un’indagine indipendente sulla fonte del virus COVID, cosa che la Cina non voleva. Il risultato è stata una carenza di carbone in Cina.

La carenza di carbone non sta scomparendo e la Cina sta affrontando la carenza deviando l’energia verso aree residenziali e abitazioni densamente popolate. Questo è comprensibile perché il Partito Comunista Cinese non vuole che la gente si congeli al buio costituendo una buona ricetta per i disordini sociali.

Ma se c’è una carenza di energia e la si sta deviando verso la gente per motivi politici, allora chi ne viene privato? Le fabbriche naturalmente. E così si provoca un’altra interruzione nella catena di approvvigionamento. E’ un effetto a catena.

Ci sono voluti 30 anni per costruire queste catene di approvvigionamento. Ed è bastato poco a farle entrare in crisi. Ma la crisi è generata da una crescita straordinaria del Mondo. I nuovi dati parlano chiaro in questa direzione. Insomma è la crescita che sta bloccando i porti internazionali.

Eppure Walmart…

Walmart ha affermato di avere più prodotti che fluiscono attraverso la sua catena di approvvigionamento in questo trimestre rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Le scorte sono aumentate dell’11,5% nel trimestre come preparazione per una forte stagione delle vacanze. 

Pesce grande mangia pesce piccolo? 

In realtà i dati di Walmart hanno evidenziato l’impatto irregolare dei momenti di difficoltà della catena di approvvigionamento, poiché le grandi aziende con tasche profonde continuano a dimostrare di poter aggirare le interruzioni che ostacolano i loro concorrenti più piccoli. Alcuni dei più grandi rivenditori statunitensi, tra cui Walmart, Home Depot Inc. e Target Corp., hanno noleggiato le proprie navi da carico per evitare la congestione nei porti statunitensi. Così i grandi distributori fagocitano i piccoli e diventano sempre più grandi.

Leopoldo Gasbarro, 20/11/2021

 

 

 

 

 

 

 

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