E’ una giornata complicata quella che stiamo vivendo, complicata sotto tanti punti di vista. Mentre si continua a combattere nelle cliniche e nelle corsie d’ospedale per salvare quante più vite è possibile da Covid-19, nel Mondo si stanno combattendo altre battaglie, altre guerre. Su tutte, nelle ultime ore, quella legata al Petrolio. Arabi e Russi stanno spingendo sempre più in basso il prezzo del petrolio americano che ieri era arrivato a valere -37$ al Barile. In pratica costerebbe più un caffè che un barile di oro nero. Una situazione mai vista in passato.
Nello stesso tempo, è proprio il nostro Paese a passare il quarto d’ora peggiore della sua recente storia economica. La Lagarde, con la sua dichiarazione di qualche settimana fa è riuscita con un colpo solo a spingere sull’orlo del baratro sia il debito pubblico italiano, sia le quotazioni di molte delle nostre migliori aziende che oggi sono acquistabili per un tozzo di pane, nonostante valgano molto di più degli attuali valori di borsa. A proposito della Lagarde ci meravigliamo di come nessuno ne abbia chiesto le dimissioni. Sia che sia (involontariamente) in buona fede, sia che abbia consapevolmente scelto di dire quello che ha detto, mandando in malora l’Italia, non dovrebbe comunque più ricoprire quel ruolo.
Sta di fatto, che, nonostante poi la BCE abbia garantito d’intervenire in caso di necessità per il debito pubblico italiano, negli ultimi giorni lo Spread continua a salire, arrivando a toccare, nel momento in cui stiamo scrivendo, quasi 270 punti, come riportato nel grafico. Il problema italiano resta il rapporto tra debito e PIL, un rapporto che pone l’Italia in condizione di sudditanza rispetto al mondo che non aspetta altro di vederci davvero in difficoltà per approfittare di un Paese ricco di mille risorse.
Ora tutto si deciderà nella riunione del Consiglio Europeo, di dopodomani (giovedì 23 aprile). Un Consiglio Europeo da resa dei conti, in cui sul piatto c’è molto di più di un semplice strumento di finanziamento dei paesi dell’Unione colpiti pesantemente dalla Pandemia.
Intanto proprio in virtù dell’avvicinamento a questo appuntamento, cresce la tensione tra i partiti politici che sembrano avere posizioni molto diverse rispetto al futuro, così come anticipa in qualche modo Il comunicato Ansa riportato qualche riga più in basso ed uscito oggi. Il comunicato pone un interrogativo importante sul futuro del nostro Paese. Da chi saremo comprati? Ci sarà un riacquisto interno, come proposto dalla Lega, oppure finiremo in mani cinesi, tedesche francesi?
ANSA) – MILANO, 21 APR – Il voto della Lega è stato contrario agli eurobond “perché è debito” e “bisogna scegliere con chi indebitarsi: lo ripeteremo oggi a Conte”. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, in collegamento su Telelombardia. “Qualcuno dice di mettere il nostro debito in mano ai cinesi, come Di Battista, il Pd dice meglio Berlino – ha aggiunto -, io preferisco tenerlo in Italia il nostro patrimonio e il nostro debito con una proposta che hanno fatto decine di economisti, con buoni del tesoro italiano, offerti a investitori, imprenditori e cittadini esentasse per la ricostruzione del paese”.
Insomma, come ho scritto qualche giorno all’interno dell’articolo:
https://www.leopoldogasbarro.it/2020/04/12/chi-vuole-comprarsi-litalia/
sul nostro Paese crescono sempre di più gli interessi stranieri. Ed è di qualche minuto fa la notizia riportata da Investing di un possibile interesse (poi smentito) dei francesi di Credit Agricole per Ubi.
Credit Agricole tra Intesa ed UBI
Staremo a vedere. La sensazione è che si tratti solo delle prime avvisaglie. Intanto ieri qualcosa d’importante era già accaduta. Il principe dell’Arabia Saudita Mohammad bin Salman è entrato nel capitale sociale di ENI. Un’ entrata importante che, stando al comunicato stampa diramato dalla stessa ENI, che ha voluto con questo scritto eliminare ogni dubbio sulla nazionalità della Governance aziendale.
ENI, ARABIA SAUDITA NEL CAPITALE. MARSIGLIA: ABBIAMO VINTO UNA LOTTERIA
“Nessun rischio di scalata estera. Con l’Arabia Saudita nel capitale sociale ENI, abbiamo vinto una lotteria. Un regalo del Principe Mohammad bin Salman” la dichiarazione del Presidente di FederPetroli Italia – Michele Marsiglia a seguito delle indiscrezioni di Bloomberg e del Wall Street Journal per un investimento azionario in periodo Covid19 da parte del Fondo Sovrano saudita PIF (Public Investment Fund).
Continua il presidente FederPetroli Italia “Visto i tempi e gli eccessivi ribassi borsistici di gran parte di aziende è giusto che le autorità di mercato, come la Consob siano attori vigili per evitare eventuali scalate da parte di paesi terzi ma è anche giusto dire che se un investitore, pubblico o privato che sia, approfitta di alcune situazioni favorevoli di mercato, non vi è nulla di anomalo o illegale. ENI in questo ultimo periodo ha consolidato sempre più il Medio Oriente con agreement strategici, toccando specialmente la Penisola Arabica e gli Emirati, un possibile ingresso di Fondi Sauditi nel capitale dell’azienda energetica italiana è solo da considerare una lotteria. In questo modo potremmo avere vantaggio su medio e lungo termine nelle operazioni energetiche estere, non solo, grazie alle partnership gli investimenti in nuovi giacimenti e in altri cantieri energetici risulterebbero più vantaggiosi, lavorando su binari paralleli con altri investitori, con un obbiettivo di guadagno comune”.
“Se consideriamo l’alto valore della quotazione in borsa della compagnia energetica saudita Saudi Aramco, il prezzo del greggio oggi, le situazioni di mercato e la massiccia presenza petrolifera del territorio mediorientale, per l’Italia questa manovra non diventa una scalata, ma bensì una forte nota di merito. Purtroppo il nostro Paese, debole e spaventato dai mercati esterni, valuta gran parte di forme di investimento, scalate ostili. L’importante è che la Governance resti italiana e questo per ENI mi sembra più che evidente”.
La sensazione, a prescindere dal documento sopra riportato, é che l’aggressione nei confronti del nostro Paese sia appena cominciata. La sensazione, purtroppo, e che non è detto che questa (l’aggressione) arrivi soltanto dall’esterno.