Primo obiettivo? Fermare la guerra. Criminale è andare avanti così

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Bisogna fermare la guerra. Bisogna fermare una guerra che altrimenti metterà in ginocchio migliaia di famiglie. Bisogna fermare una guerra, che pur apparendo come un “fatto locale” sta sconvolgendo il Mondo ridisegnando politiche, economie, finanza e persino le linee dei confini territoriali. Bisogna fermare la guerra prima che l’Europa paghi un prezzo che non è in grado di sostenere.

Tutti i dati peggiorano di giorno in giorno e siamo solo a sei mesi di un conflitto che, anche per gli atteggiamenti della politica internazionale sembra poter durare anni. Ma l’Europa anni non li ha, a meno di non fare scelte e scoperte diverse. Ogni mese in più sono anni di lavoro, di miliardi di investimenti e di risparmi che vanno in fumo.

L’Europa non c’è.

Questo è un dato di fatto. L’Europa è fatta di Macron inqualificabili per quello che dicono, come ho scritto ieri e di intransigenti e vecchi burocrati che poco si curano del futuro del loro Paese e dei loro figli. 

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Pensate alla nostra “squallida campagna elettorale”.

In cosa si traduce? In un lungo elenco di improponibili e insostenibili (vedi debito pubblico) promesse elettorali; in tentativi di alleanze prima smentite, poi trovate, quindi ripudiate; in attacchi alle spalle realizzati anche grazie al compiacimento della stampa estera. 

E allora non deve meravigliare se le cose vanno male. 

La guerra va fermata, perchè ogni giorno che passa c’è chi si rende conto (Putin) della forza che ha nel controllo delle materie prime energetiche. Questa consapevolezza lo rende più forte, più intraprendente, più belligerante.

La guerra va fermata, perchè altrimenti ci saranno tante Jackson Hole, tanti simpposi come quello di ieri in cui i commenti all’economia non potranno che essere sempre più negativi.

Nella località americana, ieri sono stati snocciolati dati e percezioni nei riguardi del futuro.

Sono dati che pesano e peseranno sempre di più se non si ferma la guerra.

La recessione sembra ormai scontata. Ieri, le parole di Powell, il governatore della Federal Reserve, a Jackson Hole, hanno aperto un baratro nei mercati finanziari che ha trasformato la giornata di borsa in un’ecatombe.

Alla fine della seduta su 500 titoli del S&P solo in cinque hanno chiuso in positivo (quadratini verdi in mezzo al profondo rosso del mercato).

E non si è salvato alcun settore come vediamo da quest’altro grafico:

Powell ha fatto intendere che i tassi saliranno ancora, nonostante questo possa significare andare incontro ad una recessione. Continuerà ad andare avanti fino a quando l’inflazione non si avvicinerà al suo obiettivo a lungo termine del 2%.

In sostanza, Powell afferma chiaramente che in questo momento combattere l’inflazione è più importante che sostenere la crescita.

Ma i tassi vogliono dire finanziamenti più costosi, mutui più costosi, fiducia in ribasso. E se non si ferma la guerra il vortice potrrebbe essere come un loop infinito difficile da controllare.

Cresce l’inflazione, crescono i prezzi, crescono anche le speculazioni. Gli aumenti di prezzi e tariffe che stanno per abbattersi sugli italiani, secondo l’associazione di consumatori, determineranno una vera e propria “stangata d’autunno” in media pari a +711 euro annui a famiglia tra settembre e novembre.

La prima spesa sarà quella alimentare con incrementi medi dei prezzi del 10% su base annua. Un nucleo di 4 persone si ritrova così quest’anno a spendere 172 euro per i primi rifornimenti alimentari post-vacanze, con una maggiore spesa di circa 16 euro rispetto al 2021.

Ma naturalmente, in tal senso, particolarmente onerosa sarà la spesa per l’energia. Il caro bollette potrebbe essere davvero “troppo caro”. 

 

27 agosto 2022 Leopoldo Gasbarro

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