Quando arriva la tempesta e ne sta arrivando una epocale, bisogna avere a bordo marinai esperti, che sappiano dove mettere le mani.
Fino a qualche mese fa, nonostante il grave stop causato dalla pandemia, il contesto nazionale ed internazionale erano improntati alla crescita, sulla spinta del costo del denaro molto basso ,di ristori europei importanti in fase di delibera e di mercati finanziari in piena euforia.
Questo ha portato per diverso tempo una sensazione di benessere di cui hanno giovato molte imprese ed organizzazioni. In questo contesto era molto semplice “sentirsi” bravi perché ognuno si attribuiva il merito dei buoni risultati.
Oggi inizia il periodo della resa dei conti. Ordinario da un lato, accade sempre che dopo un periodo di espansione ne arrivi uno più riflessivo. Straordinario dall’altro,perché la comparsa di molti fenomeni straordinari e simultanei, alcuni sconosciuti ai più,sta rendendo il presente ed il futuro prossimo, intellegibili alle persone meno preparate.
La tempesta di cui abbiamo visto solo i prodromi , probabilmente sarà forte ed in grado di spazzare via molte certezze. Una cosa è certa:smettere di comunicare all’interno e all’esterno dell’azienda o dell’organizzazione, è come rinunciare in una barca sferzata dal vento, a qualsiasi manovra.
Anche l’antica saggezza marinara che consiglia a volte di mettersi “alla cappa”, nella più disastrosa delle circostanze, ovvero di seguire passivamente il corso degli eventi, prevedeva tutta una serie complessa di attività per mettere tutti in sicurezza.
Nella maggior parte dei casi, quando la tempesta è proprio inevitabile, le cose da fare in effetti sono moltissime: cercare una direzione meno battuta dal vento e dai marosi, anche se diversa da quella iniziale.
Armare le vele da tempesta, dopo aver drasticamente ridotto quelle che erano riva. Mettere in sicurezza l’equipaggio e analizzare bene la nuova destinazione e le risorse. Bisogna trovare soluzioni a “basso consumo” in tutte le cose che facciamo perché nessuno sa quando la procella potrà durare.
Certo tutte queste sono metafore alle quali però,corrispondono cose concrete da fare. Di sicuro è bene non essere soli perché non sempre si può conservare la lucidità per analizzare le circostanze quando il coinvolgimento è totale e la tempesta ci strapazza.
Non sarà inutile ribadire che la” realtà esterna” che ci darà una mano va scelta con molta cura e con parametri “da tempesta “e non è detto che sia quella che abbiamo vicino ora. Un vecchio detto racconta che quando il mare è calmo tutti sembrano bravi marinai.
La persona o la struttura che ci mettiamo a fianco, per essere veramente utile non solo deve conoscere tutti i segreti della comunicazione, per così dire “antichi e moderni” ma deve conoscere bene i mercati, la finanza, la situazione internazionale. Poi, dulcis in fundo, deve avere l’età e l’esperienza che gli abbia permesso di aver già visto di persona qualche tempesta, non solo su qualche testo scolastico o meglio su google.
Quindi tutta quella torma di improvvisati, super specializzati ma in realtà specializzati in nulla, bisogna metterli in freezer per un po’, almeno finché le acque non torneranno tranquille.Ovvero fino alle prossime olimpiadi di Los Angeles…
Perché l’unica certezza riguardo alle tempeste è che prima o poi finiscono e tornerà il sole. Per quelli che saranno rimasti a galla però. Di questo dobbiamo essere certi.
Giuseppe Mascitelli, 6 luglio 2022