Economia

Quando finirà?

L’arrivo della zona arancione

Economia

Un uomo sulla cinquantina, con la mascherina, trascina all’interno del suo negozio l’espositore dei giocattoli. Si appresta a chiudere. Davanti alla vetrina principale c’è uno stand di cartone arancione, il colore che prenderà la nostra regione tra una manciata di ore.

Sono ferma in macchina, nella piazza principale della mia città: Sorrento. La osservo, attraverso i vetri fumé. Spengo la musica, e anche il motore.
Guardo i passanti di fronte affrettare il passo come chi, strafatto della giornata di saccheggio e di bivacco a più non posso, abbia a stento l’energia per riprendere la via del ritorno..

Il vociare euforico di uno stormo di ragazzini interrompe il ticchettio dei tacchi della signora incappucciata che mi passa di lato, scendendo dal marciapiede. Lei non sembra avere fretta, piuttosto freddo. Si spengono le ultime luci. Non ancora le voci.
Un po’ di qua, un po’ di là, cospargono d’ilarità una piazza a pochi minuti dalla sua desertificazione.
Durerà, dicono, almeno quindici giorni. Poi, chissà.

Se “tutto va bene”, potrebbe andar peggio: già si vocifera di un prossimo lockdown totale.
Destini professionali di esercenti e imprenditori di nuovo appesi a un filo. Al pari dei trapezisti nell’attimo in cui, lanciandosi da un lato all’altro del tendone, fluttuano senza peso e, per quella frazione di secondo che sembra eterno, si fermano in aria, appunto sospesi, prima di riafferrare la vita.
Quasi per miracolo.
Come per un soffio.
Imprenditori Trapezisti. Sì.

Il fischio dell’ultimo treno in partenza dalla stazione di fronte interrompe il mio gironzolare a piedi nudi in questo magma di pensieri. È ora di andare, sembra suggerirmi.
Eppure il quadro della macchina non vuole saperne di rianimarsi.
Le mani sulle chiavi pronte per avviare il contatto e il cervello immobile. Sono le ultime ore di semilibertà.
Da domani ognuno sarà confinato, ancora una volta, dentro il proprio comune. Ieri è uguale a oggi. Arrivano gli ultimi viandanti.
Si avvicinano come una flotta navale: con quel movimento apparentemente millenario e, invece, in un attimo sono già qui.
Noto subito il comun denominatore: ognuno ha il capo chinato sul proprio smartphone, incollato al niente. Nessuno più che cammini con lo sguardo ad altezza occhi.
Resta ancora una coppietta su una panchina.
Sono pulcini. Non avranno più di trent’anni, in due.
Vorrei quasi scendere dalla macchina, avvicinarmi un attimo e, con la debita distanza, domandare:
Secondo voi,
Quando finirà ?

 

Francesca Lauro