Economia

Roma, 3 milioni ai dipendenti Ama per non darsi malati

Economia

La parola bonus, come molte parole latine, è uscita dalla porta principale della lingua italiana per rientrare dalla finestra dopo essersi sciacquata i panni nel Tamigi. E come spesso capita alla politica nostrana con le parole straniere, essa è stata ritenuta sexy e irresistibile. Perché le parole latine, vestite di un’esperienza esotica vissuta dentro un‘altra lingua confondono e affascinano allo stesso tempo gli elettori.

Bonus è ormai la parola preferita dal legislatore italiano. In latino semplicemente significava buono, positivo. In inglese ha invece assunto il significato, tramutato dall’ambito economico ed aziendale, di incentivo. Un qualcosa in più oltre il già pattuito. 

Nel bonus c’è qualcosa di inaspettato e inatteso. Il buono dell’extra. Un regalo che chi ha il potere di elargire “dona” alla controparte. E la politica gioca la sua carta: ha il potere di gestire le casse dello Stato e così vizia i propri elettorati con una miriade di bonus. La strategia è subdola e profittevole. Si preferisce rimandare la riorganizzazione del sistema complessivo del fisco e si agevola e incentiva invece di volta in volta quel settore economico, quella categoria, quell’interesse di parte.

Il patto della rappresentanza democratica è così tradito, quasi che nelle Camere riecheggi ancora il retaggio delle corporazioni fasciste. La politica crede che i fondi pubblici siano merce di scambio e non il mezzo per rendere effettivi i principi costituzionali ed abbattere le diseguaglianze e rendere realmente progressivo il contributo fiscale dei contribuenti. Perché se il bonus è slegato dalla condizione fiscale e patrimoniale del cittadino, ma solo al suo sporadico requisito di volta in volta di acquirente, genitore, lavoratore e così via, diviene elargizione iniqua che premia molto spesso chi ha già di più.

Chi ha la possibilità di vincere la gara della velocità per acquisire il vantaggio quando questo è messo a premio con il click-day. Di chi ha i mezzi per vincere la sfida contro la burocrazia. Insomma un bonus che spesso toglie risorse a chi ne avrebbe in realtà più bisogno per darle a chi ne ha già a sufficienza. E che lede il principio che dovrebbe vedere l’economia dello stato coordinata per fini sociali. 

Negli anni i governi che si sono succeduti dopo la crisi del 2009 hanno pensato bene di dare libero sfogo alla loro fantasia. Un vero florilegio di bonus ha così visto la luce. Se guardiamo al solo 2021 sono attualmente in vigore più di 60 bonus. Eccoli: bonus bebé, nascita, nido, baby sitter, mamma, mamma domani, terme, tv, rottamazione tv, facciate, ristrutturazioni, mobili, elettrodomestici, verde, ecobonus, superbonus, caldaie, zanzariere, acqua potabile, luce e gas, prima casa under 36, affitto, affitto studenti, centri estivi inps, genitori separati, matrimonio, animali domestici, vacanze, pagamenti elettronici, scontrini, auto, bici, monopattini, ecobonus auto nuove e usate, occhiali, smartphone, libri, cultura, docenti, cinema, art bonus, covid, sanificazione, affitto imprese, smart working, collaboratori sportivi, lavoratori stagionali, lavoratori dello spettacolo, agricoli, autoimpresa per i percettori del reddito di cittadinanza, Naspi, assunzioni under 36, disoccupati, speciale disoccupate, casalinghe, partite iva, edicole, tessile e moda, resto al sud, pubblicità, chef.

Lo schema del bonus è così confortevole dal punto di vista della comunicazione e della negoziazione che ieri nell’utilizzarlo è stato superato un nuovo livello. Forse quello di guardia. II neo sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, per risolvere il dramma dell’immondizia che invade Roma e offrire ai romani e ai turisti un Natale con la città riportata almeno ad un livello di decenza igienica ha inventato il “bonus presenze” a favore dei netturbini. Se lavori ti pago. Di più.

Ma non si tratta, si badi bene, di un incentivo allo straordinario. Non sia mai. In realtà i tre milioni di euro messi a disposizione dal bilancio della capitale in favore dei lavoratori dell’AMA, dopo una serrata trattativa sindacale, sono un incentivo di fatto a non utilizzare in modo fraudolento i permessi lavoro e i certificati di malattia.

In pratica un bonus per non frodare il Comune, la collettività. Un premio per non darsi malati. A Roma si è ufficializzata la strategia del ricatto sindacale. Il reato di estorsione invece di essere perseguito con le normi esistenti (controlli fiscali, sospensioni dal lavoro, decurtazioni dello stipendio, licenziamenti per giusta causa) viene avallato con la logica dell’incentivo premiale.

Leggiamo il significato di ricatto: “ogni estorsione di denaro o di altro profitto illecito, compiuta con minacce che costituiscano coazione morale.” Leggiamo il significato di estorsione: “in diritto è un reato commesso da chi, con violenza o minaccia, costringe uno o più soggetti a fare o a non fare qualche atto, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”.

Sotto la minaccia di vivere il primo Natale da Sindaco con una città zozza forse si potrebbe ritenere che sia stato da parte di Gualtieri lecito cedere alle richieste sindacali ed elargire quell’ingiusto profitto per pochi e che reca danno a tanti altri.

Eppure la politica che consente di farsi ricattare da una corporazione e legittima di fatto l’estorsione di risorse della collettività distratte da scopi più urgenti e necessari per un proprio tornaconto di parte, in questo caso fare bella figura con l’elettorato, non è la vittima della negoziazione. Piuttosto ne è il complice. Ma è complice anche ogni singolo componente della comunità che non reagisce, accetta in silenzio lo scambio scellerato, consapevole che senza un sistema che garantisce un’equità generale almeno ci sarà prima o poi uno o più bonus da prendere per sé. Quando la legge non garantisce l’interesse di tutti nella loro semplice qualità di cittadini, ognuno si sente legittimato a provvedere alla difesa del proprio particolare interesse.

Bonus, malus. Italia.

Antonello Barone, 19/11/2021

 

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