Russia in default: ecco cosa cambia davvero

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Non accadeva dal lontano 1918: ed ora il default finanziario, cioè la conseguenza dello stato di insolvenza da parte del debitore che ha scelto di non adempiere alle obbligazioni dovute, è puntualmente scattato. Dalla mezzanotte scorsa è scaduto il termine di pagamento agli investitori per le obbligazioni internazionali.

In particolare si tratta di 100 milioni di dollari di interessi su due bond: uno in biglietti verdi con scadenza 2026 e l’altro in euro con scadenza nel 2036. Mosca avrebbe dovuto pagare i due bond lo scorso 27 maggio: ha usufruito in questo mese del cosiddetto “periodo di garanzia” che è appunto scaduto alla mezzanotte scorsa. C’è da dire che questo default ha una valenza più che altro simbolica: il fallimento infatti non è dovuto alla mancanza di denaro da parte del debitore inadempiente ma solo alla chiusura dei canali di trasferimento da parte dei creditori.

A muoversi è stato l’Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. Immediata e decisamente piccata la risposta del Cremlino: “Chiunque può dichiarare quello che vuole e può attaccare alla Russia qualsiasi etichetta – ha detto oggi Anton Siluanov, ministro delle finanze russo – ma chiunque capisca un minimo di economia sa che non si tratta affatto di default”.

E di “evento simbolico” hanno parlato gli economisti del Nomura Research Institute a Bloomberg; mentre Dennis Hranitzky, responsabile del contenzioso sovrano presso lo studio legale Quinn Emanuel ha dichiarato poco fa alla Reuters che il default “era inevitabile: la sola domanda che bisognava porsi era il quando potesse avvenire”.

L’OFAC ha risposto. Sebbene un default formale è in gran parte simbolico, dato che la Russia non può contrarre prestiti internazionali al momento e non ne ha bisogno grazie ai ricchi introiti di petrolio e gas, il “marchio” scattato probabilmente aumenterà i suoi costi di prestito in futuro”.

Cosa accadrà ora è oggetto in queste ore di diverse prese di posizione a livello politico finanziario: il Ministero delle finanze russo ha dichiarato in mattinata di aver effettuato i pagamenti al suo “National Settlement Depository (NSD)” onshore sia in euro che in dollari, sostenendo così di aver adempiuto agli obbighi. Tuttavia appare improbabile che i fondi arrivino ai detentori internazionali.

Per molti obbligazionisti il mancato ricevimento in tempo del denaro dovuto sui propri conti costituisce un vero e proprio inadempimento. Non essendo stata specificata una scadenza precisa nel prospetto informativo, molti studi legali dell’alta finanza internazionale sostengono che la Russia potrebbe avere tempo fino alla fine del giorno lavorativo successivo per pagare gli obbligazionisti. Il prossimo obiettivo sarà l’oro. Martedì il summit del G7 dovrebbe mettere al bando le importazioni di oro russo così da impedire agli oligarchi di usare il metallo prezioso per convertire i loro beni, aggirando le sanzioni.

Lorenzo Palma, 27 giugno 2022

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