Sanzioni? India e Russia le aggirano così

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Russia e India stanno valutando la creazione di un sistema di pagamento internazionale a servizio del commercio bilaterale per offrire un’alternativa alla piattaforma occidentale SWIFT, non più disponibile per la Russia.

Si dice che tra i due litiganti il terzo gode. Tuttavia in tempi di guerra essere neutrali senza prendere uno schieramento deciso è un atteggiamento che si fa presto notare. 

Come quello dell’India, che riceve pressioni da parte degli altri membri del QUAD (che include Stati Uniti, Australia e Giappone) affinché prenda una posizione più forte contro la Russia mentre gli Stati Uniti e i loro alleati cercano di isolare Mosca dal resto del mondo. L’India, infatti, non ha condannato apertamente l’attacco di Mosca all’Ucraina, dicendo che solo i due vicini dovrebbero porre fine alle ostilità e cercare una soluzione diplomatica attraverso il dialogo.

L’India non vuole però tagliare i rapporti con la Russia che in un momento di “debolezza”, vuole approfittare della situazione per aumentare le importazioni – ad oggi scarse: il 2-3% circa sul totale – di petrolio greggio dalla Russia a prezzo scontato fino a 35 dollari al barile rispetto ai prezzi precedenti all’inizio della guerra con l’Ucraina, secondo quanto riferisce l’agenzia Bloomberg.

Il paese compra dall’estero l’80% del petrolio che consuma, mentre la Russia continua a cercare alternative per il piano di pagamento transfrontaliero, dopo che a molte delle sue banche è stato impedito di utilizzare il sistema di pagamento Swift, come sanzione a seguito all’invasione dell’Ucraina e la soluzione delle cripto per aggirarle non abbia funzionato.

 

Anche la Russia vuole il sostegno dell’India.

Mosca desidera collegare la sua Unified Payments Interface con il proprio sistema di pagamenti MIR per l’utilizzo senza interruzioni delle carte emesse da banche indiane e russe dopo che anche Visa e Mastercard hanno sospeso le operazioni con Mosca.

Il Wall Street Journal riporta che ci sono lunghe code davanti agli ATM. I cittadini russi cercano di prelevare più denaro possibile per paura che possa essere imposto un limite.

Ecco che entra quindi in gioco l’India. Si prevede che il primo importante accordo potrebbe concludersi molto presto: si tratterebbe in buona sostanza di restaurare lo schema di cambio rupia-rublo che esisteva ai tempi dell’Unione Sovietica e che ha funzionato fra i primi anni Settanta e il 1992.

Questo accordo permetterebbe agli esportatori dei due paesi di riscuotere i rispettivi crediti all’estero nella valuta del proprio paese. Il meccanismo funzionerà all’incirca così: “Io potrò dare rubli a Sberbank”, una banca statale russa, “e loro potranno darmi rupie in India”.

Secondo il Financial Times ad attivarsi per prima sarebbe stata proprio l’India. Qui la Federazione delle organizzazioni dell’export indiano (Fieo) avrebbe chiesto al governo di realizzare un accordo con la Russia che permetta di effettuare i pagamenti delle rispettive merci in rupie e in rubli e non in dollari.

Al progetto starebbe già lavorando la Banca centrale indiana (Reserve Bank of India), mentre le banche in procinto di diventare i terminali effettivi dei pagamenti sarebbero la State Bank of India (statale) che ha una filiale a Mosca, la Commercial Indo Bank e la russa Sberbank, che ha una filiale a Nuova Delhi. Tuttavia, alcuni elementi, come la scelta del tasso di cambio se fisso o variabile, sono ancora da valutare. 

Il pellegrinaggio verso l’India da parte di leader dei paesi occidentali che mirano a far cambiare posizione all’India avrà come contro altare il viaggio del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. La visita, che si è tenuta a Delhi ieri 31 marzo è la prima di un rappresentante del governo russo da quando il presidente Vladimir Putin ha dichiarato guerra all’Ucraina.

Rappresenta l’occasione per sfruttare le sanzioni occidentali da parte dell’India per aumentare la sua presenza economica in Russia. La proposta elaborata dal governo di Nuova Delhi ha spiegato a CNBC Sakthivel, presidente della FIEO, un’organizzazione governativa indiana che si occupa di promozione dell’export, con oltre duecentomila associati permetterà a quattro o cinque banche statali indiane (come la State Bank of India, la più grande) di partecipare al meccanismo di scambio in rupie-rubli con la Russia. Ci sono ancora in corso trattative tra le banche, il governatore della banca centrale e il ministro delle Finanze.

 

Cosa spinge l’India a prendere questa decisione?

Prima di tutto il denaro. Il valore commerciale con la Russia ha numeri elevatissimi.

Mosca è una fornitrice troppo importante di armi: circa il 60 per cento dell’equipaggiamento militare indiano arriva da lì, benché la percentuale dell’interscambio settoriale si stia riducendo e Nuova Delhi stia aumentando gli acquisti dagli Stati Uniti.

Le esportazioni della Russia in India nel 2021 sono ammontate a 6,9 miliardi di dollari e composte principalmente di oli minerali, fertilizzanti e diamanti grezzi. Di contro, nello stesso anno, le esportazioni indiane in territorio russo sono valse 3,3 miliardi e composte soprattutto da tè,  caffè e prodotti farmaceutici, . 

Proprio su questo proposito infatti, l’ambasciatore russo, Denis Alipov, ha dichiarato in un’intervista a un canale televisivo locale che le aziende farmaceutiche indiane potranno sostituire  i produttori occidentali che si sono ritirati dal mercato russo a seguito delle sanzioni.

Sulla posizione indiana rispetto alla crisi russo-ucraina influisce molto anche la storica dottrina di non-allineamento in politica estera del paese e la sua vicinanza con la Russia  Russia dai tempi dell’Unione Sovietica, durante la Guerra Fredda. Nuova Delhi definisce il rapporto bilaterale con Mosca una “partenariato strategico, speciale e privilegiato”. In questo quadro vi sono poi tensioni tra l’India e la Cina a cui Mosca è molto legata.

Un legame che si era ulteriormente rafforzato il 6 dicembre scorso con un accordo sui temi energetici, commerciali e militari che dal 2021 si protrarranno fino al 2031 e con l’impegno a portare il commercio annuale a 30 miliardi di dollari entro il 2025, mettendo però così a rischio anche l’India da sanzioni da parte degli Stati Uniti a causa del divieto di commercio bellico con la Russia.

 

Deborah Ullasci, 1 aprile 2022

 

 

 

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