Chissà il 31 ottobre, Giornata del Risparmio, quali discorsi terrà la politica al popolo delle formichine, il quale si è trovato sul banco degli imputati con l’accusa di tenere troppi soldi sui conti correnti.
Ma forse più importante, in quell’occasione, sarà vedere quali discorsi non verranno tenuti.
Eh sì, perché l’impressione è che, nel nostro Paese, una certa politica (rigorosamente trasversale agli schieramenti) delle… politiche per incentivare il risparmio proprio non ne voglia parlare. A essere maliziosi forse il motivo risiede nel fatto che molti tra quelli che siedono in Parlamento non hanno mai lavorato o hanno la fortuna di non avere a che fare con i problemi di bilancio economico della gente comune.
Maliziosità, appunto, però attenendoci ai fatti l’unico argomento affrontato in questi anni che riguarda i soldi messi da parte dagli italiani è appunto quello di come sbloccare la “ricchezza” ferma sui conti correnti, oltre 1.750 miliardi.
Già il termine “ricchezza” la dice lunga su come venga valutata la situazione. Gran parte di questo tesoro non si chiama ricchezza, ma risparmio messo da parte, anno dopo anno, con enormi sacrifici dalle famiglie, oggi investite dall’ondata di drammi e paura della pandemia cui è seguita la disastrosa situazione economica.
Eppure, manco si trattasse di capitali incamerati nel giro di pochi mesi da arditi trader di Borsa, non si è visto ancora un seppur tenue tentativo di offrire agli italiani delle formule che agevolino il risparmio, anzi basti pensare al capital gain e all’imposta di bollo per capire che, come per la casa, siamo a livello di Bancomat a favore della casse statali.
Un argomento che ormai si lega alle deboli politiche per la famiglia, con trattamenti fiscali praticamente uguali, ad esempio, per una coppia senza figli con due redditi e per un monoreddito con moglie e tre figli a carico: alla faccia della lotta alla bassa natalità.
La credibilità di un Paese si verifica sulle azioni che dovrebbero dare fiducia ai propri cittadini, creando certezze sul fatto che i loro sacrifici economici non vengano considerati un privilegio, ma un tesoro che lo Stato ha il dovere di proteggere e incentivare.
Questa sì sarebbe una vera ricchezza.
Massimo Esposti
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