Non bastava la recessione tedesca e un Pil europeo stagnante, sul pannello di controllo della Bce si è accesa un’altra spia di allarme: i prezzi delle case nel Vecchio Continente non solo continuano a restare decisamente elevati ma promettono di salire ulteriormente.
Un segnale “non del tutto sano” per l’economia, scrive l’Eurotower nel suo ultimo bollettino di fatto adombrando il rischio di una bolla immobiliare. Malgrado la crisi finanziaria in corso, i prezzi delle case in Europea hanno infatti già agguantato e lasciato alle loro spalle il precedente picco del 2022, limando appena i valori nell’ultimo trimestre.
Insomma, il mattone europeo non accenna a fermarsi e quindi si sta sganciando dall’andamento del Pil, con cui invece di norma si raccorda. E’ quel mantice di ripresa e flessione che da sempre gonfia e sgonfia l’andamento dell’economia reale nel breve periodo, per segnarne la crescita sul medio-lungo termine.
Il fatto che i prezzi siano rimasti salati, ha naturalmente finito per penalizzare la capacità di accesso dei compratori e dei locatari al settore immobiliare. Tutto questo malgrado i tagli ai tassi di interesse da parte della Bce abbiano assicurato una prima boccata di ossigeno.
Così come, prosegue il bollettino dell’Eurotower, l’elevato costo dei nuovi edifici riduce l’effettiva offerta di case per i cittadini europei, con l’effetto di trascinare verso l’alto l’intero settore e di ridurre la disponibilità di case in affitto.
Il boom dell’immobiliare immediatamente successivo alla pandemia del Covid quindi persiste, sebbene stia iniziando a ridursi la distanza di prezzo tra le grandi città e la media del mercato. Una differenza di valori al metro quadro che comunque resta siderale, perlomeno in Italia.
Proprio nel nostro Paese si registra, inoltre, una flessione degli affitti brevi: -11 il dato medio a febbraio nei 20 capoluoghi di provincia, da 75mila a 66.600 annunci. E’ la prima volta che accade dopo il Covid. Ad avere la peggio, secondo le rilevazioni di Aigab, Associazione italiana gestori affitti brevi – è stata Firenze che ha perso un secco 20%. Sono invece riuscite a ridurre i danni Roma (-9%) e Milano (-8%).
Va detto che la domanda dei turisti esteri si va indebolendo, anche in conseguenza delle diffuse difficoltà economiche che per esempio affliggono le famiglie tedesche. Preoccupano inoltre, in prospettiva, i dazi di Trump e l’inflazione interna che penalizzeranno la capacità di spesa dei consumatori americani.
Di certo non ha tuttavia aiutato la burocrazia aggiuntiva anti-evasione imposta al settore. A partire dal Cin, il codice identificativo nazionale obbligatorio dallo scorso 2 gennaio per tutti gli alloggi proposti in affitto breve.
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